di Tea Hacic-Vlahovic
Fandango, 2023
Traduzione di Francesco Graziosi
pp. 164
€ 18,00
€ 9,99
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Prima di leggere questo libro, se qualcunə mi avesse parlato di Tea Hacic-Vlahovic (editorialista per Vice e Wired Italia in passato, ora editorialista per Spike Magazine e tra le altre cose collaboratrice di Vogue Italia e Dazed) mi sarebbero venuti in mente i suoi saluti social all'urlo di "Ciao troieee!" o le storie Instagram in cui insegna come mangiare cetriolini sott'aceto e bere vodka, anche se devo ammettere che le sarò per sempre grato per una lezione di vita dal suo podcast Spotify Troie radicali che mi aiutò a guardare con occhi diversi gli uomini tossici con cui ho avuto a che fare nel passato. Prendete appunti, ragazzə. Il vangelo secondo Tea recita: "per tutta la vita ho cercato di farmi amare da uomini sbagliati, ma bisogna imparare ad alzarsi dal tavolo e andarsene, perché bisogna pensare che tutti quegli uomini prima o poi perdono i capelli". Un concetto tanto semplice quanto taumaturgico che mi ricorda l'importanza di tenere sempre presente la mia autodeterminazione e la mia agency. Perciò se stai leggendo, Tea, ti devo un barattolo di cetriolini sott'aceto.
Dopo aver letto Una sigaretta accesa al contrario, seconda fatica letteraria di Tea dopo L'anima della festa, edito in Italia per Fandango e ambientato in una surreale quanto queer quanto libertina scena decadente e mondana milanese in cui Tea ha vissuto al suo arrivo in Italia, ci spostiamo nella Carolina del Nord dei primi anni 2000, per l'esattezza nel 2003, nella (apparentemente) tranquilla, isolata e neanche troppo ridente cittadina di Chapel Hill, un luogo che è un po' un paradigma universale della città di provincia da cui tuttə abbiamo sognato durante gli anni del liceo di scappare, da Bagnara Calabra a Bassano del Grappa a Pietramontecorvino (avete presente quando si dice 'fuggi da Foggia?' ecco, io vengo da lì), perché sentivamo di essere destinatə a cose più grandi, a traguardi irripetibili, a vivere effettivamente la vita dei nostri idoli e dei personaggi pop e rock che ci hanno aiutato a sopravvivere all'aria asfittica del provincialismo e dell'ignoranza, a diventare le nuove Carrie Bradshaw in fuga dal New Jersey che approdano nella Grande Mela a scribacchiare sulle tresche delle amiche sul loro Mac in una caffetteria del centro ed essere pagatə per farlo.
A Chapel Hill osserviamo la vita della solitaria Kat, appassionata di toast al formaggio e di musica rock, studia svogliatamente pianoforte per prepararsi a fare domanda come musicista al conservatorio dopo il liceo, è figlia unica di una coppia di immigrati croati, all'inizio della nostra storia la vediamo un po' ai margini e a metà fra due mondi morali, quello della famiglia e dei valori che le sono stati trasmessi, complice una madre che ci tiene affinché Kat non si preoccupi troppo di cosa gli altri pensino di lei, e poi c'è l'altro mondo, quello della giungla del liceo e dei suoi coetanei, il modo da cui Kat vorrebbe essere terribilmente accettata per potersi finalmente sentire parte di un qualcosa, un clan di giovani post-punk che ascoltano Trippy Dope e passano la maggior parte del loro tempo al Laboratorio di Dexter. No, non quello della Cartoon Network, questo Dexter è il ragazzo più figo di Chapel Hill (che poi ci vuole poco ad esserlo se consideriamo la fauna locale), vive da solo in una casa occupata che sembra un po' una comune un po' il seminterrato dove Renton di Trainspotting va in overdose e vede la neonata morta che cammina sul soffitto roteando la testa.
Dexter è fidanzato con Ashley, a sua volta considerata una delle ragazze più belle del liceo, lavora segretamente come idraulico cercando di preservare il suo status di ragazzo indipendente e misterioso, e Kat rimane folgorata da Dexter anche se accetta con rassegnazione il fatto che probabilmente non potrà mai ambire a lui. Oltre a Dexter e Ashley, incontriamo altri personaggi che frequentano la casa occupata, come Schizzo, Josh e Jake, oppure il viscido Bob proprietario del negozio di dischi dove Kat va a spulciare tra le novità, tutti formano un corollario di individui con cui Kat si confronta e si scontra. L'evento scatenante del romanzo, che dà il via a una catena inaspettata di conseguenze sempre più incontrollabili per Kat, è il tanto atteso concerto di Trippy Dope, rockstar maledetta e amata da tutto il gruppo dei frequentatori del Laboratorio di Dexter, fermatosi a Chapel Hill per una delle date del suo tour negli States.
Qui, per una serie di fortuiti eventi, Kat riesce a finire nel backstage di Trippy Dope e viene immortalata in atteggiamenti ambigui sulle ginocchia di Trippy da Sabrina, giornalista freelance per Gunshot Magazine, che posta la foto nell’articolo della rivista online per cui scrive, rendendo Kat virale e consacrandola come groupie agli occhi dei suoi amici. Da questo momento in poi, una serie di episodi incontrollabili prenderanno il sopravvento su Kat, che mentirà sull’accaduto con Trippy Dope per essere accettata dai suoi amici, e lasciandosi alle spalle tutte le cose in cui aveva investito energie fino a quel momento, una bandierina nel vento senza una méta, dimenticandosi di chiedersi che cosa vuole davvero e per cosa valga la pena mettersi in gioco.
D’altronde è un aspetto molto comune nel romanzo di formazione, l’eroina si perde per poi ritrovarsi e diventare adulta, e questa storia ha il sapore delle commedie con cui noi millennials siamo cresciutə, pensate al cult Mean Girls, aggiungeteci un pizzico di Easy Girl, quel piccolo gioiello con Emma Stone che è una rivisitazione de La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawtorne, scegliete una colonna sonora indie rock in stile Sofia Coppola, abituatevi alla noia della periferia americana come nel capolavoro a fumetti Ghost World di Daniel Clowes, e otterrete tutti gli ingredienti per immaginare l’ambientazione di Una sigaretta accesa al contrario.
Semmai vi fosse capitato di accendere una sigaretta al contrario, vi rendereste conto del senso di idiozia e di inadeguatezza che vi attanaglia, misto al disgusto nel vedere il filtro scioltosi in catrame e cotone, qualcosa di sbagliato e fuori posto, sensazioni che abbiamo tuttə sperimentato crescendo e cercando il nostro posto, semmai ce ne fosse davvero uno a cui appartenere.
Matteo Cardillo