Tornare a te
di Léonor de Récondo
Clichy edizioni, collana Gare du Nord, 23 maggio 2023
Traduzione di Tommaso Gurrieri
pp. 168
€ 18,50 (cartaceo)
Tornare a te è un romanzo incentrato su un vuoto, quello lasciato dalla figura materna, e sul recupero dell’amore mancato. Magdalena, chiamata affettuosamente Magda da amici e familiari, all’inizio del libro è una bellissima e procace donna di quarantaquattro anni, attrice di teatro affermata, senza legami sentimentali stabili e senza una famiglia. La narrazione inizia con telefonata che le cambierà la vita: «Magda, hanno ritrovato tua madre» (p. 8) . Il lettore si troverà incalzato tra le pagine a correre insieme alla protagonista, sul treno che la porta da quella mamma che non vede da oltre trent’anni, che un giorno è sparita lasciandola sola con i nonni, Marcelle&Michel, scritto proprio così, come se fossero una ditta specializzata a infastidire la nipote, ignorando completamente lo stato d’animo di una adolescente che da un momento all’altro si è trovata senza madre ignorandone il motivo e senza padre, andato a vivere con un’altra donna. Durante questo viaggio frettoloso, tramite una serie di flashback sistemati sapientemente ad hoc, conosceremo meglio la protagonista, di cui dalle prime pagine il lettore è riuscito solo a immaginarne la bellezza fisica.
Apollonia, ti somiglio? Apollonia è il nome di sua madre. Continua a guardarsi, si passa la mano tra i capelli per pettinare i riccioli bruni che si sono ingarbugliati. Riccioli neri corvini, pelle bianca diafana, le hanno sempre detto la tua pelle lattea, zigomi alti, naso dritto, lungo, bocca carnosa, labbro superiore sporgente, e occhi verde pallido che cambiano secondo il movimento delle nuvole, della densità del cielo, la pioggia, il temporale, gli squarci d’azzurro. La sua bellezza. Glielo dicono sempre. Magda, la tua bellezza. (pp. 11-12)
Magda è una donna cresciuta con un’assenza insostenibile, quella della madre, che nei suoi ricordi, tranne quelli della prima infanzia, è sempre malata, imbottita di pasticche, sdraiata su un letto, con lo sguardo perso nel vuoto, muta e cieca di fronte alla figlia che sta crescendo e che vorrebbe parlare con lei dopo la mattinata a scuola. Un'ammirabile forza di volontà sostiene la giovane Magda, che cerca in tutti i modi di ottenere le attenzioni della madre conseguendo ottimi risultati nello studio, ma quando la madre inspiegabilmente va a vivere da sola abbandonandola, ogni sforzo, ogni azione, ogni sogno sembra non avere più senso.
La mamma non rispondeva niente. Guardava altrove. Tutto spariva, eppure Magdalena studiava senza sosta, con una cura e un’attenzione ai dettagli irreprensibili. Non per essere la migliore, soltanto per reggere, per navigare a pelo di quell’acqua profonda che poteva trascinarla in un gorgo. […] E poi fare i compiti, ripetere le lezioni, le permetteva di dimenticare a tratti i colpi che le stordivano ogni speranza, ogni pensiero allegro, quando le veniva in mente l’immagine di sua madre sdraiata. (p. 24)
Tra un flashback e la narrazione del presente, l’autrice inserisce, in font corsivo, alcune citazioni tratte dall’Antigone di Sofocle, il personaggio femminile che avrebbe dovuto interpretare qualche sera prima di lasciarsi tutto alle spalle per cercare sua madre, in cui Magda sente vivere parte di sé stessa e della sua storia.
La penna di Léonor de Récondo, famosa violoncellista e apprezzata scrittrice francese, è indubbiamente molto femminile, delicatamente sensuale ed intima nelle descrizioni e nei flussi di coscienza di Magda, sia adolescente sia donna fatta che un giorno, all’apice della carriera, abbandona vita, amici e teatro per cominciare una nuova parte della sua vita, quella che la conduce a ricucire il rapporto con la madre, senza esitazione alcuna.
La telefonata di Adèle, la sua agente, che le comunica la notizia del ritrovamento di Apollonia è una vera molla che fa scattare nella protagonista un unico desiderio: rivedere la donna che l’ha messa al mondo e chiederle le risposte ai suoi tanti «perché», lasciati per anni irrisolti.
Arrivata alla casa cantonale a Calonges, dove è stata ritrovata sua madre, Magda incontra in un centro commerciale un giovane uomo, Jordan, che, seppur non riconoscendo in lei la star, non rimane insensibile al suo fascino e cercherà di avvicinarla.
La storia di Apollonia contiene un segreto che conosceremo alla fine del libro, che dovrebbe, evidentemente, spiegare il trauma irrisolto che la madre della protagonista ha subito da bambina e che col tempo, dopo i primi anni di matrimonio felice, si è trasformato in depressione, svuotandola di ogni slancio, amore materno compreso, e di ogni parvenza di energia.
L’opera è godibile, si legge con piacere, la scrittura scorre veloce nonostante il ritmo spezzato a tratti, la fluidissima continuità tra discorsi diretti e flusso di coscienza, ma ho avuto l’impressione che il finale sia stato frettoloso, che abbia lasciato indietro qualche passaggio che avrebbe meritato ulteriore approfondimento e articolazione, soprattutto se si paragona la seconda parte, quella del riavvicinamento della madre alla figlia, alla prima parte, molto più corposa e meglio sviluppata, relativa all’adolescenza di Magda. Lo stesso incontro fugace con Jordan viene trattato quasi come un elemento “distrattore”, sviluppato solo nell’evanescente, quanto delicatissima, notte d’amore con Magda, che la accoglie inizialmente quasi come un evento inevitabile, mentre sarebbe stato più funzionale al tessuto narrativo sviluppare anche il personaggio del giovane.
Il corpo di Magdalena crolla lungo la porta. Piange gli anni passati ad aspettare, quegli anni perduti a errare alla ricerca di un amore che potesse colmare il vuoto assoluto. Tutti quegli anni a credere che uno sguardo possa sostituire quello che si è voltato da un’altra parte. (p.75)
Marianna Inserra