Fotografia Europea 2023
Europe Matters: visioni di un’identità inquieta
Europe Matters: visioni di un’identità inquieta
Reggio Emilia, 28 aprile – 11 giugno
biglietto
intero € 18,00; ridotto 15,00/13,00
Ormai felice consuetudine, Fotografia Europea ci attende in questo 2023 con una tematica calda, tanto quanto l’invincibile estate dello scorso anno (di cui abbiamo parlato qui e qui). Sotto il titolo Europe Matters si nascondono infatti molteplici declinazioni possibili, che spaziano dal geografico al politico, dal naturalistico all’etico, e disvelano quell’identità inquieta esplicitamente evocata. Il mio accompagnatore nota con esattezza come la dimensione estetica, prevalente in alcune edizioni passate, in questa sia stata decisamente affiancata da una ricerca profonda sul messaggio, che non la cancella, ma la integra e la completa dandole nuovo senso.
Il nostro peregrinare quest’anno, complice il ponte del due giugno, si spalma su due giorni, a ricordarci che la visita giornaliera non è impossibile, ma costringe inevitabilmente a sacrificare qualcuna tra le molte proposte e sedi espositive. La parte del leone la fanno, come sempre, i Chiostri di San Pietro, dove la struttura architettonica si presta alla costruzione di percorsi articolati, crea un itinerario ideale che introduce il visitatore, spesso appena arrivato, al clima della rassegna.
Sabine Weiss (foto a cura della redazione) |
APP (foto a cura della redazione) |
Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, in Güle güle (“arrivederci”), rappresentano invece la città di Istanbul, in un’indagine della sua complessità, dei problemi sociali, della stratificazione storica e culturale. Quella che viene proposta è una narrazione non lineare, che passa attraverso continue suggestioni, su una città in bilico tra autoritarismo e istanze di liberazione, tradizionalismo e modernità. Di grande impatto è la proiezione visiva che, alternando gli scatti in un ritmo sincopato accentuato dalla musica d’accompagnamento, sottolinea maggiormente queste discrasie, queste contraddizioni. La dimensione politica si fa sempre più forte nel procedere delle mostre: si va dall’esplicita denuncia dei materiali raccolti da The Archive of Public Protests a quella più sottile, ma nettissima, di Simon Roberts in Merrie Albion & The Brexit Lexicon. Qui gli scatti che, negli anni, immortalano feste, rituali, manifestazioni, celebrazioni pubbliche come espressioni di un sentire condiviso, di un senso di appartenenza a una comunità, vanno a indagare il tessuto sociale britannico e si scontrano da un lato con le molte ingiustizie sociali, dall’altro con il senso profondo, lacerante e divisivo, della Brexit. Di grande intensità espressiva, e suggestiva anche in virtù degli accadimenti dell’ultimo anno, risulta l’esposizione di Yelena Yemchuck, Odesa.
Yelena Yemchuck, Odesa (foto a cura della redazione) |
Fotografia Europea 2023
prosegue poi ai Chiostri di San Domenico, dove sono accolti i progetti
vincitori della Open Call, oltre a quello legato alla committenza del Festival.
Se Mattia Balsamini con Protege
noctem – If darkness disappeared riflette
sul tema del buio come patrimonio comune in pericolo e da tutelare, a una
dimensione più prettamente geopolitica si rivolge Camilla de Maffei con Grande
Padre. Focus del progetto è l’Albania,
nello spazio-tempo compreso tra il violento regime di Enver Hoxha e la le
conseguenze del suo crollo. In un allestimento che parte dal concetto del panopticon di Jeremy Bentham, in cui l’occhio
del potere tutto osserva e tutto controlla, attraverso scatti e interviste si
passa in rassegna la vita dei singoli nel contesto della sorveglianza assoluta
e poi del vuoto di potere, mostrando le contraddizioni profonde che ancora
adesso attanagliano il paese, e le nuove forme di controllo, più subdole, che
hanno fatto seguito alla precedente.
Nella scenografica
sala delle colonne è poi allestita l’esibizione di Myriam Meloni, Nelle giornate chiare si vede Europa,
incisiva nell’idea di fondo e quasi commovente per il modo in cui riesce a
trattare, forse unica nel panorama delle mostre che ho potuto visitare, il tema
dell’Europa in un’ottica decisamente positiva, di forza e speranza. Europa, nel
suo progetto, è infatti donna, l’Europa del mito, trasfigurata nell’ottica
della fondazione. In un’operazione che mi ha ricordato quella tentata dall’ultimo
Rumiz (trovate qui la recensione al volume), le donne qui ritratte, novelle
Europa, trapiantate in un contesto nuovo – a Tangeri, ponte ideale tra Africa
ed Europa –
Myriam Meloni, Nelle giornate chiare si vede Europa (foto a cura della redazione) |
applicano una “rivoluzione gentile”: dal toro non vengono rapite ma lo cavalcano, orientando la riflessione critica e postcoloniale che proprio nelle reti di conoscenze, competenze e abilità trova senso e futuro. Cittadine del mondo, conoscono il significato dell’arrivo e della partenza, le sfumature del ricominciare ma anche del lasciare andare, in una perenne ricerca di completezza.Dagli scatti di Myriam Meloni, si evince non solo che il futuro è forse da declinarsi al femminile, ma anche che Europa è complessità, movimento, stratificazione, scambio, arricchimento nato da un continuo confronto tra ciò che ciascuno porta con sé nel proprio viaggio e ciò che trova nel luogo d’arrivo. I trittici delicati, tenuti insieme da nuove costellazioni, uniscono le giovani fotografate a ciò che le identifica, a tracce del loro vissuto, ma anche a ciò a cui ambiscono, in un ideale percorso di definizione di sé, da cui è difficile non farsi implicare.
Collezione Ars Aevi (foto a cura della redazione) |
(foto a cura della redazione) |
Una volta esaurite le proposte di Fotografia Europea, vale la pena, avendolo a disposizione, di trascorrere del tempo nel museo, giacché il percorso lungo la storia della via Emilia, tra antico e moderno, è un esempio di allestimento museale contemporaneo e intelligente, ed è corredato da ulteriori approfondimenti fotografici legati al territorio.
Carolina Pernigo
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