Immaginate una donna che tra le pieghe della gonna, nelle sue tasche profonde, nasconde una pistola con sei colpi pronti a essere usati; pensate cosa può fare una donna così, attraverso le strade polverose della Sardegna, su un carro trainato dai cavalli. Aggiungiamo, poi, che questa donna ha una voce magnetica e una bellezza strana da spiegare, perché imperfetta, ma gli uomini la desiderano al di là della ragione. Se proiettiamo su di lei anche la nomea di "fattucchiera" e citiamo qualche episodio di corse di cavalli effettivamente dove sono accaduti fatti singolari, possiamo capire quanto sia stato facile che i compaesani e non solo guardassero quella donna con sospetto, se non addirittura con qualche insulto tra i denti.
È una figura singolare, quella di Candida Mara, detta "la Cantadora", che nel suo libro Vanni Lai cerca di far rivivere. Dapprima, ci prova con una ricerca documentaria, perché questa sua antenata tanto era famosa all'epoca quanto ha subito una sorta di damnatio memoriae dopo la sua morte. Anche questa, peraltro, è avvenuta in un anno non così chiaro. L'io narrante della prima parte del libro, che potremmo considerare un taccuino di ricerca, si ritrova a indagare laddove molti hanno lasciato perdere. Dentro e fuori dall'archivio di stato o dell'ospedale civile, per le strade di Sassari (in particolare nel quartiere di Rizzeddu) e di Nulvi, a intervistare persone che potrebbero aver incontrato Candida Mara o almeno averne sentito parlare,... Tante le delusioni, ma ogni volta che gli sembrava di arrivare a un vicolo cieco, ecco che si rivelava qualcosa di nuovo, si apriva una nuova pista a rianimare la speranza. La speranza dell'io narrante e quella della giovane Aleni, che gli dà una mano nella ricerca.
Qualcosa, in effetti, salta fuori. E, dove non arriva la biografia reale, può spingersi l'immaginazione, perché la seconda parte dell'opera è occupata da una ricostruzione narrativa di uno dei periodi più importanti della vita della Cantadora. Troviamo tra le pagine stralci di quelle canzoni che hanno caratterizzato i cantadores sardi, di cui ci viene offerta traduzione, ma vi suggerisco di non correre subito con gli occhi lì al piè di pagina, perché trovare la musicalità e la cadenza del sardo aiuta a entrare appieno in una storia che ha dell'incredibile. Incontreremo un grande amore, proibito per l'epoca, perché l'uomo era ancora legato in matrimonio a un'altra donna. Troveremo intrighi e giochi di potere per impedire alla Cantadora e al suo nuovo uomo di vincere ancora e ancora nelle corse di cavalli. Avremo a che fare anche con un prete che, parente acquisito della Cantadora, farà di tutto per farla rinsavire. Intanto in Sardegna Candida Mara è oggetto di chiacchiere e la sua fama la precede: «Nessuno a Tempio aveva mai visto la Cantadora, ma le voci avevano preso a girare, e molti erano curiosi di sentirla» (p. 81).
La sua scelta di vita, poco compresa da parte delle donne a lei coeve, criticata aspramente dagli uomini, è però non solo oggetto di pettegolezzo. Basta poco perché ogni piazza sia sua, appena lei apre bocca:
Quando prendeva la scena - e quando si faceva da parte - i cantadores sentivano le vibrazioni del pubblico, come se qualcosa di folle ed erotico si fosse impadronito degli spettatori. Quella sera non c'era speranza di intascare la vincita per nessuno dei cantori. (p. 83)
E allora che cosa può fermare una donna così, che non ha paura degli uomini, ma li può «far stare zitti cantando o con un pugno, magari con un colpo di pistola» (p. 88)? Per scoprirlo dovremo attraversare pagine dolenti, in cui scopriremo il prezzo che ha una certa idea di libertà, tanto rivoluzionaria quanto insultante, agli occhi dei più.
Opera ibrida, tra biografia romanzata e relazione su una ricerca (in fondo al libro troviamo un'appendice e anche rimandi bibliografici), La Cantadora non è un libro che vive solo della sua trama o dell'omaggio a una figura ingiustamente dimenticata dalla storia; è anche e soprattutto una narrazione che vive d'atmosfera, che si prende tempo per delineare una Sardegna che non c'è più, di cui però restano tracce sepolte dal tempo. E dalla paura di riportare alla luce una storia che ha fatto scandalo.
GMGhioni