C’è qualcosa, nei volumi di Fabio Bartolomei, in grado di scatenare nel
lettore una strana affezione, nel duplice senso di un’alterazione, in questo
caso positiva, dello spirito, ma anche di un sentimento spontaneo e immediato
di trasporto verso le storie e i personaggi che, in un modo o nell’altro, si
sentono subito vicini. Indipendentemente dal genere di appartenenza, se mai si
senta la necessità di volerla etichettare a ogni costo, ciascuna opera riesce a
dispiegare delicatezza e ironia
mentre solleva riflessioni fondanti
sulla natura umana. Nell’ultima uscita, I
qui presenti (di cui abbiamo parlato qui), una situazione particolarissima,
fortemente surreale, diventa l’occasione per indagare il tema del riscatto e delle potenzialità
di ciascun individuo, spesso
inespresse o dimenticate nel tourbillon
della vita quotidiana. Il contesto di marginalità sociale da cui proviene il protagonista
sembrerebbe condannarlo a un rigido
determinismo, ma Bartolomei non si accontenta mai della soluzione più
semplice (né dal punto di vista narrativo, né da quello del messaggio) e prova,
in una sorta di romanzo sperimentale
dei nostri giorni, a calare il suo antieroe in una situazione in cui nulla di
ciò che l’ha precedentemente ostacolato possa interferire con il suo essere o
il suo sentire. Per esplorare maggiormente la natura di questa operazione,
abbiamo fatto qualche domanda all’autore.
Quando costruisco un personaggio una delle prime domande che mi pongo è: che voce ha? Oscar è un ragazzo di estrazione popolare, senza punti di riferimento e con una scolarizzazione traballante, ho quindi scelto per lui un linguaggio povero di vocaboli, trecento, ripromettendomi di renderlo comunque ricco ed espressivo. Trattandosi di un ventenne ho dovuto anche ragionare sull’opportunità di colorire la sua parlata ricorrendo allo slang, ma quale? Dopo alcuni tentativi ho preferito una caratterizzazione capace di mostrare la sua luce interiore: uno slang tutto suo, fatto di parole d’altri tempi, dei tempi di sua nonna per l’esattezza, una sorta di omaggio inconsapevole alla persona che gli era stata più vicina.
I qui presenti di Fabio Bartolomei Edizioni e/o, 2023 pp. 216 € 18,00 (cartaceo) € 11,99 (ebook) VEDI IL LIBRO SU AMAZON |
Lisa è una “schiacciasassi”, un treno in corsa, una ragazza che vive di obiettivi destinati a essere raggiunti senza particolari sforzi, ma è comunque una ventenne e come tale vive di contraddizioni, di sicurezze esibite e fragilità nascoste. Senza fare troppe anticipazioni diciamo che la chiave di volta per lei è rappresentata dalla scomparsa di tutti i suoi punti di riferimento: i genitori (solidi e presenti), l’università (con il suo bagaglio di gratificazioni), gli amici e i mille impegni quotidiani che la tenevano distaccata dalle necessità degli altri e della parte più intima di se stessa. Sintetizzando: l’irreale innesca un duro e imprevedibile faccia a faccia con la realtà.
Sì, Oscar matura un progetto preciso, ma a modo suo. Mentre Lisa aspetta impazientemente la fine di quella specie di incantesimo che l’ha strappata alla sua vita di sempre, lui comincia a ideare stratagemmi per restare in quel mondo bianco un paio di giorni in più, magari una settimana, un mesetto, così da poter finalmente vivere uno scampolo di quel sogno che nel “vecchio mondo” gli era negato: stare con Lisa alla luce del sole. In quel nuovo mondo dove non c’è nulla di ciò che l’aveva condannato a un’esistenza marginale, Oscar rivaluterà se stesso, o meglio troverà il modo di esprimere le proprie potenzialità di essere umano.
Questi inserti forniscono gli strumenti per mettere a fuoco la complessità dei personaggi principali e contemporaneamente costruiscono una seconda linea narrativa, una seconda storia che a distanza dialoga con la prima per riempirla di contenuto. A mio modo di vedere si tratta di uno spezzettamento necessario, un dentro\fuori dal mondo di Oscar che dà spessore, tra le altre cose, all’ingenuità con cui affronta ogni vicenda.
In realtà non sono un fan dei mondi paralleli, proprio no. L’ispirazione mi è venuta pensando a tutto ciò che si dovrebbe cancellare per riscattare certe esistenze disgraziate. Volendo fare piazza pulita di tutti gli elementi negativi e contaminanti della vita di Oscar (in fondo non così diversa da quella di tanti altri), la famiglia disastrosa, le amicizie pericolose, la scuola troppo arrendevole, la comunità che per pigrizia intellettuale emargina senza appello, ecco che mi sono ritrovato a scrivere del nulla assoluto. Di un nulla tutto bianco.
Ho voluto immaginare che tutte le persone che hanno tanto da dare agli altri possano avere una seconda opportunità per esprimere se stessi e compiere il proprio destino. In un modo o nell’altro, contro tutto e tutti, alla faccia delle bocciature e delle etichette che la società affibbia con leggerezza. Insomma, non è stata la promozione dell’impegno civile a muovere la mia scrittura ma la tua lettura è assolutamente pertinente.
Intervista a cura di Carolina Pernigo
Immagine dell'autore riprodotta su autorizzazione della casa editrice