Girlhood - In un corpo di ragazza
di Melissa Febos
Nottetempo, maggio 2023
Traduzione di Federica Principi
pp. 288
€ 18 (cartaceo)
€ 12,49 (ebook)
Si inizia a leggere Girlhood di Melissa Febos pensando di leggere un memoir, e nelle prime due pagine ci troviamo davanti una struggente poesia in prosa in quindici punti. È così che Febos vuole che affrontiamo la lettura del suo libro: disarmate, sorprese e vulnerabili. Ed è così che, pagina dopo pagina, riconosciamo che, nel racconto che l’autrice fa della sua adolescenza, c’è tanto di noi. E di quella sensazione che ci assale a volte, quella di sentirsi un corpo nudo, nonostante i mille strati di corazza che ci costruiamo crescendo, volenti o nolenti.
Girlhood di
Melissa Febos, con la straordinaria traduzione di Federica Principi, è infatti una
raccolta di saggi che sfugge ogni tipo di classificazione: mescolando
esperienze personali della propria adolescenza nel New England e un campione
sterminato di letture di classici, di racconti della mitologia greca e di
riflessioni teoriche su psicologia e psicanalisi, Febos si dedica in ogni
capitolo a un’esplorazione diversa del proprio passato, sfaccettandolo come fa
un prisma con un raggio di luce. Da un viaggio a Parigi per sfuggire alla
dipendenza da eroina fino all’inizio dell’esperienza nel sex work, da un
trascorso con uno stalker fino alla tragicomica esperienza dei “cuddle party”, dalle
prime esperienze sessuali alla scoperta dell’autoerotismo: un corpo di donna
che arriva troppo presto condanna la ragazza protagonista dei saggi a una "girlhood" lunghissima, un’adolescenza che somiglia di più a un viaggio dantesco
nell’aldilà che a un lineare percorso di crescita. Una discesa negli inferi
seguita da una lenta e tortuosa risalita verso la luce.
Ed è questo che rende la storia di Febos così pregnante, così affilata: nelle sue mani di scrittrice, l’esperienza della "girlhood" riesce a essere universale seppur profondamente incarnata nel suo corpo. Durante il dialogo che ho avuto con l’autrice nel corso della presentazione a Bologna, il corpo della scrittrice era presente nella sala assieme alle sue parole, eppure allo stesso tempo le storie del libro sembravano recalcitranti a quell’incarnazione di cui nel libro si parla così spesso, preferendo abitare gli occhi di chi partecipava, le parole delle domande numerose che hanno accolto l'autrice alla fine dell'evento. Ed è proprio tramite questa capacità di legarci tutte e tutti a sé che il corpo che cresce e si scopre diventa un concetto universale, concretissimo eppure appartenente a qualsiasi esperienza, al di là dell’età e del genere: un significante che sta a noi ricoprire di significato, e a nessun altro. Perché, nonostante gli strenui tentativi della società di normalizzarlo e di controllarlo, il corpo di ragazza rimane recalcitrante a qualsiasi potenza. Tranne, forse, a quella della narrazione.
Marta Olivi
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