Dal padre di Sherlock Holmes una meravigliosa raccolta di racconti ambientati in epoche e luoghi diversi: "L'ultima legione" di Arthur Conan Doyle


 

L’ultima legione e altri racconti di tanto tempo fa
di Arthur Conan Doyle
Clichy editore, 18 luglio 2023

Traduzione di Elisa Frassinelli

pp. 184
€ 15,00 (cartaceo)

Sono molte le strane vicissitudini della Storia. Spesso, i grandi sono caduti, e si sono adattati al loro nuovo ambiente. Gli umili, invece, si sono elevati e hanno prosperato per un breve lasso di tempo, prima di cadere nuovamente. […] Qualsiasi circostanza la mente umana possa concepire avrà sicuramente già preso forma e sarà già stata messa in scena sul palco del mondo. (p. 95)
Un Doyle inedito in Italia, quello che si presenta in questa raccolta curata da Elisa Frassinelli. La vera vocazione dello scrittore - come la traduttrice-curatrice spiega bene - era infatti la narrativa storica e Doyle non si aspettava affatto lo strepitoso successo dalle opere legate alle avventure di Sherlock Holmes e del suo aiutante John Watson, che considerava opere minori, di poco conto, delle nugae, come direbbero gli antichi romani.
In apertura, Frassinelli cita in esergo le parole che Doyle nel 1891 scriveva a sua madre: «Sto pensando di uccidere Holmes nel sesto […]. Mi distoglie dal pensare a cose migliori» (p. 7). Questa affermazione è emblematica: il celebre autore è quasi infastidito dal successo di quella parte della sua produzione che poi verrà catalogata sotto l’etichetta “genere poliziesco”, perché aspira a una scrittura più alta, desidera diventare grande quanto Walter Scott.

Allacciate le cinture, allora, poiché questo libro è un autentico viaggio nel tempo!
A bordo dell’affabulatoria penna di Arthur Conan Doyle ci troveremo tra gli antichi Romani nel periodo della crisi imperiale, nei campi di battaglia e sulle loro galee a riempirci il volto e i capelli di sole e salsedine, scopriremo le leggendarie vicende di Massimino il Trace durante il periodo dell’ anarchia militare dopo la famiglia imperiale dei Severi, vedremo addirittura nel racconto Un punto di contatto l’immaginario quanto improbabile incontro tra due personaggi importanti che hanno fatto la storia, l’uno della letteratura classica e l’altro di quella religiosa (ma non svelo nient’altro!), saremo con il cuore in gola nella lettura di qualche racconto che si sarebbe prestato sicuramente con successo a una scena cinematografica ad alta tensione, come nel racconto L’arrivo degli Unni. Affascinante il racconto Ritorno a casa, che narra del ricongiungimento a sua madre del piccolo Leon, figlio che Teodora, prima di sposare l’imperatore Giustiniano e rinnegare completamente la sua precedente vita di ballerina nel circo paterno, aveva affidato a un monaco: l’Imperatrice è una donna bella quanto fredda e astuta, ma nel vedere il suo piccolo dopo undici anni, riconoscendosi nei suoi meravigliosi occhi… continuate voi la lettura!
La descrizione straordinariamente vivida ed efficace di luoghi lontani nel tempo, dei personaggi e del loro abbigliamento permette al lettore di calarsi perfettamente nello spazio-tempo narrato da un Doyle irriconoscibile, grazie anche all’uso di parallelismi sintattici e lessicali:
Marmi e ori, velluti e argento, mosaici rilucenti, incisioni meravigliose, schermi d’avorio, tende di tessuto armeno o di seta indiana, damasco d’Arabia e ambra dal Baltico: tutto si mescolò nelle menti dei due semplici provinciali, finché non gli dolsero gli occhi e gli vorticassero i sensi di fronte allo splendore e alla gloria di quel luogo, la più bella delle dimore umane. Alla fine, si dischiusero delle tende ricoperte d’oro e la loro guida li affidò a un eunuco nero che si trovava al loro interno. Un uomo grosso, rotondo e dalla pelle marrone - con il volto largo, flaccido e sgarbato - faceva su e giù nel piccolo appartamento e, quand’entrarono, si voltò verso di loro con un sorriso abominevole e minaccioso. (p. 153)
L’interesse di Doyle per la storia è conseguenza, probabilmente, del clima nel quale l’autore è nato e cresciuto: quello del popular imperialism, l’imperialismo britannico che ha reso la Gran Bretagna, nel corso dell’Ottocento, la Roma dell’età contemporanea. Come spiega Frassinelli riferendosi al racconto L’ultima galea, «I Cartaginesi, a un passo dall’essere sconfitti per sempre dai Romani, si domandano chi prenderà il posto dell’Impero romano quando questo cadrà: con questa domanda si anticipa quello che sarà il ruolo della Gran Bretagna, dipingendo il paese come da sempre destinato a prendere in mano lo scettro dell’Impero coloniale» (p. 12). Sono tanti i passi, specialmente quelli dei racconti ambientati nell’epoca di Roma imperiale, in cui lo scrittore esalta le virtù della mascolinità, della forza, dell’orgoglio e del coraggio che gli antichi abitanti della Gran Bretagna mostrano quando sono in contatto con i dominatori romani. Sono i valori su cui si poggia saldamente l’ideologia imperialista di cui Doyle si è nutrito e che spera di trasmettere coi suoi scritti ai giovani lettori inglesi. Questi racconti storici possono ascriversi a pieno titolo alla  letteratura patriottica tardo ottocentesca inglese.

Giova specificare anche che gli interessi del nostro non si fermano certo alla storia, come si è avuto modo di apprendere leggendo Fotografare gli spiriti (Marsilio, 2022); molti di questi interessi tornano anche in alcuni dei tredici scritti de L’ultima legione ed altri racconti di tanto tempo fa. È impressionante notare quanto un uomo razionale come Doyle, laureatosi in medicina - e pensiamo anche al cinismo e alla lucidità mentale del suo Holmes - sia bizzarramente appassionato anche di spiritismo. In racconti come La stella rossa, Lo specchio d’argento, Attraverso il velo vi sono suggestioni da brividi ed eventi paranormali che ricordano le migliori opere di Poe. Ne Lo specchio d’argento, ad esempio, il protagonista, un contabile stressato dalle incombenze burocratiche e computistiche, vede all’interno di un bellissimo specchio d’argento una ragazza di una bellezza sconvolgente, ma triste, e conoscerà il suo dramma attraverso scene angoscianti che si mostreranno attraverso di esso:
[…] nella stanza c’era una calma mortale: nessun suono, eccezion fatta per il ticchettio dell’orologio; nessun movimento, eccezion fatta per la lenta rotazione di quella bizzarra nuvola lanuginosa nel cuore del vecchio specchio. Poi, mentre l’osservavo, la nebbia, il fumo, la nuvola, o in qualsiasi modo la si voglia chiamare, è parsa fondersi e solidificarsi in due punti piuttosto vicini l’uno all’altro e ho capito, con un brivido di interesse più che di paura, che si trattava di occhi che guardavano all’interno della stanza. (pp. 134-135)

Doyle dimostra ancora una volta il suo straordinario talento nella narrativa breve, una categoria letteraria non sempre facile, in verità, e dunque chi ama leggere racconti non può assolutamente perdere questo prezioso libro, che regala al lettore piacevoli momenti di letizia e piccoli brividi, viaggiando nel tempo con un autore d’eccezione.

Marianna Inserra