Cronache da Dinterbild
di Peppe Millanta
Neo edizioni, maggio 2023
pp. 304
€ 17,00 (cartaceo)
«Perché non sei andato via insieme a tutti quando potevi farlo?» ripeté, ancora una volta.
Biton abbassò lo sguardo.
Aveva sempre temuto il momento in cui quella domanda sarebbe arrivata. A volte si passano intere vite a non fare altro che schivare una domanda, e nemmeno ci se ne accorge. (p. 124)
A distanza di cinque anni dal proprio esordio, Peppe Millanta compie un doppio ritorno: torna infatti in casa Neo e torna nella terra d’origine che era già stata ambientazione di quel Vinpeel protagonista di Vinpeel degli orizzonti. In quello che lo stesso autore ha definito “sprequel” (ossia un misto fra un prequel e un sequel) ritroviamo luoghi e personaggi che già conosciamo – come l’isola di Dinterbild e la “Locanba” di Biton – e altri che non avevamo ancora incrociato. La sensazione che si prova è quella di un déjà-vu ma non in senso negativo, come qualcosa di già visto, il seguito impoverito di un’opera che ha funzionato; sono piuttosto le emozioni provate in Vinpeel, in quella fiaba peculiare sia per i contenuti sia per la collocazione all’interno di un catalogo – quello della Neo – nel quale spiccano titoli molto più selvaggi, a trovare di nuovo spazio in noi, pur con contenuti ed esperienze nuovi.
La struttura stessa del libro è
curiosa: a fronte di una trama orizzontale che vede impegnati i due ultimi
abitanti di Dinterbild, Ned e Biton, nel tentativo di lasciare l’isola per sempre,
troviamo le storie degli ex isolani raccontate attraverso le conchiglie che
vanno a comporre la barca che i due amici stanno costruendo per salpare oltre
la grande distesa azzurra. Quello che ritroviamo è un interessante mix di romanzo
e racconti: laddove il romanzo percorre appunto tutto il libro e ci concentra
sulle due diverse personalità, sui loro battibecchi, sui loro desideri, le
singole storie – che si incorniciano nella forma del racconto – hanno trame diverse e sono anche scritte in modo diverso. Da fiabe delicate e a
lieto fine a racconti quasi horror, fino ad arrivare a racconti cupi dal finale
amarissimo, Millanta spazia all’interno di tantissimi generi letterari pur
senza perdere la propria voce e la voglia di sperimentare. A legare le storie c’è
un meccanismo che funziona bene: ciò che stiamo leggendo sono pezzi di vissuto
di abitanti di Dinterbild e le loro vicende, raccolte come detto in conchiglie
sparse per l’isola, sono fondamentali per costruire lo scafo. Solo e soltanto quelle
conchiglie, fra tutte quelle rinvenibili sulla spiaggia, sono utili a questo
scopo. In questo modo l’autore riesce a legare la narrazione principale a queste
vicende particolari, costruendo un universo vivace e vitale.
Dal lato delle tematiche, se Vinpeel
si concentrava sull’uscire dalla comfort zone – in termini narrativi ciò
avveniva attraverso la costruzione di un pallone aerostatico utilizzato per
lasciare l’isola – in queste Cronache l’autore si concentra sull’affrontare
il proprio passato, sul regolare i conti in sospeso prima di affrontare un
grande cambiamento. Gli abitanti di Dinterbild, prima di lasciarsi tutto
alle spalle, hanno affrontato il proprio vissuto; Ned e Biton, invece, si
ritrovano ancora bloccati sull’isola proprio perché non hanno ancora compiuto questo
passo fondamentale. E come farlo? si chiedono a un certo punto. Ognuno ha il proprio
metodo, ci dice Millanta. Non c’è un modo per superare quanto avvenuto, e l’autore
stesso non si erge a guru, non vuole fornirci una risposta perché in effetti
risposta non c’è. Parafrasando un famoso dialogo di Jack Kerouac, bisogna
andare. Dove? Non importa, bisogna solo andare. Ma prima bisogna guardarsi
indietro, osservare ciò che si sta lasciando ed essere certi di volerlo
lasciare.
Cronache da Dinterbild, questo libro che non è un sequel né un prequel ma
entrambe le cose, questo libro che non è romanzo né fiaba né raccolta di
racconti ma tutte e tre le cose, conferma la capacità di Peppe Millanta non
solo di emozionare tramite la dolcezza della fiaba, ma anche di raccontare
storie crude, viscerali, queste sì in pieno stile Neo.
David Valentini
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