Canto della pioggia
di Maurizio Vicedomini
Readerforblind, aprile 2023
pp. 270
€ 17,00 (cartaceo)
Si guardarono a lungo, poi lei fece qualche passo in avanti e finì sotto la pioggia battente. Arrivò a metà del vialetto e si sedette a terra. Bastarono pochi secondi perché diventasse tutt’uno con la pioggia. E Daniele si chiese se anche lei, dentro, fosse morta, o se fosse solo lui a non riuscire a provare più niente. (p. 35)
Vi sono esistenze sempre in una tensione fra la stabilità e la dissoluzione: sono quelle esistenze scandite da ritmi di lavoro regolari e affetti che in qualche modo riescono a mantenere in equilibrio le forze interne che, dal canto loro, sembrano invece voler fare di tutto per far saltare l’omeostasi necessaria a salvaguardare la persona da un meltdown emotivo e fisico. La vita di Daniele, protagonista di Canto della pioggia di Maurizio Vicedomini, è una di queste. Daniele conduce una vita all’apparenza normale: fa il meteorologo, un lavoro che lo appassiona; ha una moglie, Barbara, con la quale condivide molto anche se non tutto; ha pochissimi amici, anzi forse nessuno in verità, ma questo non sembra turbarlo; ha perso il padre in giovane età e in circostanze mai chiarite, tuttavia sua madre è una delle sue ancore affettive.
È proprio la morte improvvisa della madre a scardinare la vita di Daniele. Nel momento in cui ciò accade, irreparabile, tutto ciò che tiene insieme i pezzi di questa esistenza fragile salta. Qualsiasi cosa sia questo quid che non si trova più, quando viene a mancare si porta appresso il baricentro di una vita che semplicemente non funziona più. E fra il momento di stasi precedente e quello successivo che a un certo punto arriverà c’è il caos, come spesso accade. A complicare però le cose ci si mette la tempesta perfetta, quell’uragano che Daniele ha previsto e al quale nessun altro – a partire dai suoi superiori – sembra dare credito. La tempesta perfetta, ciò che Daniele sta inseguendo da anni, è proprio lì, a due passi, e prima ancora di arrivare sembra fornire ulteriore tensione alla turbolenza interna che agita il microclima del protagonista. La conseguenza di tutto questo turmoil è una serie di comportamenti solo all’apparenza normali: un insieme di solitudini, di silenzi, di fughe e ritorni che allertano Barbara, la quale non riesce più a spiegare i comportamenti di un marito che, pur poco abituato al dialogo, si è fatto ancora più taciturno e sfuggente. Qualcosa è cambiato e non c’è verso di recuperarlo. Ma la vita di coppia – anzi, la vita in generale – è fatta di equilibri, di quelle piccole certezze che consentono il corretto andamento delle giornate. È necessario, per Barbara come per Daniele, ritrovare un punto di stabilità, altrimenti ogni cosa verrà spazzata via senza rimedio.
C’è un elemento nella narrazione di Vicedomini che risalta in modo peculiare. Tutti i personaggi maschili del romanzo, a partire dal protagonista per arrivare agli altri che si incontrano lungo la via, sono dominati da passioni peculiari che li assorbono completamente: fra ornitologi e ricercatori di fulmini, tutti sono ossessionati da qualcosa, tanto da averne fatto un lavoro che però tracima per raggiungere la quotidianità. Queste passioni-ossessioni sono così forti da tagliare fuori pezzi interi delle loro vite: non è un caso se la solitudine sia un elemento che contraddistingue quasi tutti i personaggi di Canto della pioggia, i quali sembrano a proprio agio solo quando si trovano fra di loro. Sembra un ammonimento che Vicedomini dà ai propri lettori: per perseguire i propri obiettivi è necessario sacrificare molto, a volte tutto.
Nel complesso, dunque, Canto della pioggia è un romanzo dai toni cupi, pieno di elementi sensoriali quali il ticchettio della pioggia o il fragore di un tuono. Dietro un apparente schermo di normalità si cela una narrazione che affronta un tema fondamentale come la solitudine esistenziale e il solipsismo. Vicedomini indaga quel nocciolo duro di ognuno di noi nel quale nessuno altro può entrare.
David Valentini
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