di Alessandro D'Avenia
Milano, Mondadori, 2016
pp. 332
€ 14,50 (cartaceo tascabile)
€ 7,99 (ebook)
Cosa resta quando tutto crolla? Cosa resta quando quella che credevamo essere una colonna portante della nostra vita sceglie, volontariamente, di allontanarsi per intraprendere un'altra strada? Al di là delle motivazioni, quello che esplode è il dolore di chi rimane e si trova a fare i conti con un'assenza che di punto in bianco cambia completamente l'assetto della propria vita. Margherita ha 14 anni e di lì a poco si troverà a iniziare una nuova ed emozionante fase della sua vita: le scuole superiori. Il liceo scientifico è lì che l'aspetta, le sue porte sono pronte ad accoglierla, tuttavia ogni cosa cambia colore quando attraverso un messaggio in segreteria scopre che suo padre ha deciso di allontanarsi. E così per Margherita inizia un nuovo viaggio, non più soltanto in un nuovo istituto, ma anche dentro di sé, per elaborare un peso che le schiaccia il cuore. Quello che però Margherita ancora non sa è che la vita è pronta a sorprenderla, e non solo tramite l'incontro con un paio di occhi chiari, quelli di Giulio, che le faranno battere il cuore come mai prima, ma anche attraverso le parole di un insegnante nuovo, un supplente, che per Margherita diventerà un punto di riferimento importante. Il professore, infatti, è un giovane docente di Lettere appena giunto in questa scuola, con una borsa piena di libri e una bicicletta veloce come i suoi pensieri, la cui passione per le materie che insegna è fortissima e sa comunicarla molto bene agli studenti.
E lui aveva gli occhi dei poeti: non importa il colore, ma il fatto che siano luminosi, che imprigionino a stento il fuoco che portano dentro, come credevano gli antichi. (p. 20)
La sua vita personale, però, presenta in questo momento qualche increspatura: Stella, la ragazza con cui vive una relazione profonda, sente di volere qualcosa di più, tuttavia egli è spiazzato, o meglio, confuso. Non sa più dare un ordine a quell'amore che sente ancora di provare ma che non sa gestire per dare una risposta a Stella.
Si chiedeva perché amare, così semplice in poesia, è così difficile e rischioso nella vita. (p. 24)
Così, mentre le diverse linee narrative proseguono, quello che salta subito all'occhio, e che è estremamente interessante, è l'aspetto chiaroscurale del personaggio del professore. Infatti, egli non è un mero elemento bidimensionale, utile solo come strumento di messa in opera della formazione della protagonista, bensì un personaggio vivo e pulsante, verso il quale si può provare simpatia o addirittura avversione per alcuni comportamenti che assume durante la narrazione. Egli è un uomo, inteso come essere umano, e come tale fallace, indeciso, preda di dubbi, pieno di limiti e talvolta contraddizioni, ed è proprio questo a renderlo un personaggio vivo e affascinante.
Il libro si snoda attraverso più piani, poiché, oltre alle due vicende principali sopra accennate, sono presenti anche i personaggi della madre e della nonna di Margherita: della prima, in particolare, vengono raccontate le difficoltà e le sofferenze di una moglie abbandonata, mentre della nonna viene messa in evidenza la saggezza, anche popolare (non si contano i proverbi, deliziosamente e amorevolmente trascritti tenendo fede al dialetto originale che li ha forgiati, ovvero il siciliano). Infine, prende il suo giusto spazio anche la storia di Giulio, ragazzo problematico e ribelle, per cui la conoscenza di Margherita sarà una vera e propria chiave di volta.
Quindi, uno dei fili rossi che lega tutte queste storie, più o meno scopertamente, sembra essere la ricerca di sé, lo svolgersi di una formazione che rende più pieno il vuoto e che rende compiutamente vivo il reale. Alcune voci e alcuni personaggi sono davvero bellissimi e a loro vengono spesso affidate parole di un'estrema profondità, come quelle dell'educatore Filippo, volontario del centro presso cui è ospitato Giulio, il quale, sebbene non occupi uno spazio molto ampio, splende di una luce tutta sua, diventando un faro a cui il ragazzo si affida per non perdere la rotta. E quindi, quale opera poteva essere più rappresentativa di questo moto sotterraneo che attraversa tutta l'opera, se non l'Odissea? Il poema omerico, infatti, compare all'interno del libro perché - oggetto del programma di italiano - si presta limpidamente a un parallelismo tra Margherita e Telemaco. Tuttavia, è straordinario rendersi conto che anche il viaggio di Odisseo può risuonare nel percorso del professore e di tutti gli altri personaggi: ognuno di loro è alla ricerca del proprio io, e ognuno compie un viaggio dentro di sé alla fine del quale tutti saranno cresciuti e cambiati. E ciò porta con sé un messaggio fortissimo: la letteratura è vita, e le opere letterarie sono specchi entro cui talvolta ci si può riflettere e trovarsi. Cosa insegna l'Odissea a Margherita, cosa insegna al professore?
La letteratura lo costringeva a origliare se stesso, come se dentro di lui ci fosse una porta dietro la quale qualcuno bisbigliava segreti che lo riguardavano. E questa stessa porta voleva farla scoprire ai suoi alunni. Strapparli dal vagare dei pensieri superficiali, dai pensieri dettati da effimere reazioni emotive, per costruire un luogo, una stanza, dove il sussurro di se stessi diventa percepibile, come il mare nelle conchiglie. Ma solo la bellezza sa trovare la strada per condurti per mano in quel luogo dove parli con te stesso e ascolti te stesso. La letteratura ti costringe a dare del tu ai tuoi pensieri e a scoprire se sono veramente tuoi. (p. 91)
Tuttavia l'Odissea da sola non basta: sono le parole, la relazione che si instaura tra il professore e Margherita che diverrà fondamentale e metterà in moto la formazione di entrambi. Tutti e due, infatti, sono in un momento di crisi profonda della propria vita, e tutti e due impareranno qualcosa l'uno dall'altra. Questo mutuo scambio, in cui ognuno semplicemente porta sé stesso, nel rispetto dei ruoli, diventa paradigmatico di un insegnamento che sia reale e profondo, in cui l'altro - che sia studente o, viceversa, professore - non è solo un nome o un burocrate dell'istituzione scolastica ma una persona che porta autenticamente se stesso nella vita di classe e come tale viene toccato da ciò che accade. In altre parole, ogni relazione, anche quella tra insegnanti e studenti, se affrontata con verità e autenticità, può essere profondamente formativa, e anche chi insegna talvolta impara.
Margherita apprende che i sogni vanno afferrati con gioia e con gioia bisogna viverli: «non c'è nostalgia maggiore di ciò che non è mai stato. La nostalgia del futuro» (p. 157). Insieme a Giulio affronterà un viaggio che la cambierà e le insegnerà che «l'unica forza per stare in equilibrio sul filo della vita è il peso dell'amore» (p. 205).
Leggere Cose che nessuno sa è un vero piacere perché è un libro profondo, ricco, denso di parole che risuonano nell'anima e che riflettono il D'Avenia che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, attraverso il suo blog, i post sui social, i suoi interventi. La fisionomia di un professore che crede e vuole credere in una scuola - e in una vita - viva e reale, che faccia testimonianza di bellezza e verità e che riesca a scomodare chi si trova davanti:
Questa è l'unica ragione per cui scrivo: perché amo la vita, comprese le sue ombre. Se anche un solo lettore l'amasse un po' di più grazie a queste pagine, sarei soddisfatto. (dai Ringraziamenti)
E per fortuna che ci sono ancora professori e persone così, mosse da un vivo fuoco di amore verso la cultura, la formazione, la vera bellezza del mondo: che il loro moto viva e si rinnovi ogni giorno di più, a illuminare l'orizzonte di speranza e beltà. Perché, riprendendo una frase del suo intervento tenutosi a Verona l'11 giugno scorso: «Non si vive per abitudine, si vive per inquietudine!».
Valentina Zinnà
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