Saigoku. Il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi
di Cees Nooteboom
Iperborea, giugno 2022
Traduzione di Laura Pignatti
pp. 224
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
È sempre difficile, annoto nel 1998, descrivere le cose che vedi tutte insieme, il grande recipiente di bronzo lucido per l’incenso, l’ombra dei colombi che passano in volo, la gigantesca candela nera accesa nella vetrina, le molte sculture ciascuna con una storia e un significato propri. Ciò che ricordo ancora sono le innumerevoli statue di Jizō con i loro cappelli e bavagli rossi. (p. 50)
Quando lasci il tempio è come se scostassi una tenda. Ormai dovresti esserti abituato e invece ogni volta ti sorprende, il frastuono e la confusione del mondo, sound and fury, taxi e autobus, passanti frettolosi, la cacofonia che appartiene alla normalità, il nostro elemento naturale. Ciò che colpisce è l’avvicendarsi di istanti di silenzio e rumore, l’ordine e l’immobilismo – nel senso letterale – dei giardini, e poi di nuovo il movimento, le sfide logiche per riuscire a raggiungere il tempio successivo. (p. 64)
Nei miei ricordi di oggi vedo l’alta scalinata di pietra consumata dalle intemperie e l’infilata di portali color arancio lungo il viale scuro, un arancio reso ancora più brillante dalla luce del sole, pietre posate sulle travi inferiori dei portali come sulle tombe ebraiche […] Le ombre degli alberi si muovono dolcemente sopra il legno colorato, un punto di arancio che a quanto pare esiste solo in Giappone. (p. 161)
“Sono un pellegrino pur senza essere un pellegrino, in cammino verso il prossimo tempio e la prossima leggenda, viaggiatore tra boschi e racconti”.
Cees Nooteboom è uno scrittore olandese che, assieme alla fotografa sua connazionale Simone Sassen, ha viaggiato per il Giappone compiendo il pellegrinaggio del Saigoku, uno dei più antichi e famosi del Paese. Trentatré templi sparsi tra la città di Kyoto, montagne e isole, vengono raccontati tra i ricordi e gli appunti di viaggi in anni diversi.
Il volume procede per immagini e parole, si compone di un prologo, un epilogo e trentatré brevi capitoli, ciascuno dedicato a un tempio, con fotografie a colori che descrivono persone, paesaggi e particolari suggestivi. Ogni capitolo viene introdotto dalla riproduzione del sigillo impresso sulla credenziale del pellegrino dai monaci, dal colore rosso e nero su idiomi giapponesi.
Il testo si snoda tra poesia e rituali millenari, tra leggende lontane e natura incantata. Immobili nel tempo, si ripetono tradizioni e credenze tra spiritualità e contemplazione. Attraverso gli occhi di Nooteboom si ripercorrono le strade che conducono ai templi, perché il viaggio che sia in treno o in autobus non ha un ordine stabilito, il pellegrinaggio segue un itinerario personale, ognuno è libero di gestire il tragitto di visita che desidera.
Il racconto, tratteggiato con intensità e concretezza, è dettato da un’esperienza, da un’immagine o dalla descrizione di un momento. In una straordinaria commistione di presente e di passato rivivono atmosfere ed emozioni ricche di memorie e di miti. Inebriati da una cultura affasciante in cui il moderno e l’arcaico convivono, impassibili con i loro volti di pietra, le divinità accolgono i pellegrini che, tra cerimonie e profumi di incenso, pregano e lasciano offerte.
Puntuale è la documentazione di Nooteboom e originale è il suo sguardo che ci catapulta all’interno della storia e delle scritture, tra silenzi e mudra. Devozione, ricerca di sé, richieste di prodigi e semplice curiosità guidano i pellegrini negli attraversamenti di torrenti e negli imbarchi per i luoghi più nascosti. Quiete e pace si alternano al chiasso della città tra bancarelle colorate di souvenir e scale mobili.
Saigoku è una storia formata da tante storie, capaci di restituire uno spaccato di realtà, dal respiro vivo e mistico. Un territorio attraversato e narrato a metà strada tra il reportage e il diario. Nei cammini lungo i sentieri, tra i quartieri, nelle code in attesa, meditazioni e riflessioni scandiscono il ritmo del viaggio, perché è il viaggio stesso a non rendere solo spettatori ma parte di un percorso e forse parte di qualcosa che non abbiamo bisogno di capire.
Silvia Papa