di Jaqueline Winspear
traduzione di Olivia Crosio
Neri Pozza, 2023
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Maisie tacque per un istante, scrutando di nuovo Lawton prima di continuare. «È solo dopo questo pellegrinaggio nel lutto che siamo liberi di ricordare i morti con cuore sereno. Se accetterò questo caso, il suo passaggio attraverso il dolore e il ricordo saranno di primaria importanza per me. Vede, Sir Cecil, io non so ancora come procederei con le indagini, ma so fin troppo bene quanto sarà dura per lei rivivere la sua perdita». (p. 23)
Nonostante le sue perplessità, Maisie decide di accettare il caso, avanzando però una richiesta a Sir Lawton: gli chiede di difendere Avril Jarvis, una tredicenne accusata di omicidio da Scotland Yard, contro cui vi sono prove schiaccianti. Il giallo così segue due vie parallele di indagini, il cui intreccio però a volte ha l'effetto indesiderato di diluire la suspense e di confondere il lettore che in alcuni momenti, a mio avviso, si trova a dover gestire troppe informazioni e troppi nomi.
Tuttavia, il fascino del giallo è tenuto in piedi dalle capacità umane e professionali di Maisie Dobbs e dal suo metodo, che le era stato trasmesso da Maurice Blanche:
Mai trarre conclusioni affrettate. Anche se gli indizi puntano tutti in una direzione, non lasciarti accecare dalle tue supposizioni. Quando si considera concluso un compito, diventa troppo facile cadere nelle trappola di una mente chiusa. (p. 198)
Il metodo dell'investigatrice e l'atmosfera generale dei luoghi e delle persone sono assolutamente da "giallo classico". Quindi non può mancare nemmeno l'assistente fedele e un poco ingenuo, qui nella persona di Billy Beale, che svolge il delicato compito di Watson. Winspear prende consapevolmente tutti i topoi del giallo classico e riesce a non renderli cliché, perché li vivifica con un personaggio credibile e riuscito e con una descrizione dettagliata dell'Europa a cavallo tra le due guerre.
Maisie, con il caschetto bruno e il rossetto, i completi sobri ma eleganti, è una donna "nuova" per quegli anni, che svolge un lavoro maschile e che vince le resistenze legate al suo sesso con determinazione gentile. Ostinata e coraggiosa, ma anche fragile sotto molti aspetti e incline a momenti di malinconica riflessione, Maisie Dobbs piace perché non è una wonder woman e non dimentica la femminilità anche nell'empatia con cui assiste chi si rivolge a lei.
Deborah Donato