Forse le narrazioni che facciamo di noi stessi nei primi anni della vita forgiano la nostra personalità e sono le più difficili da estirpare. Sarebbe rimasto per sempre l'orfanello cresciuto dalla zia, segnato dal naufragio in cui aveva perduto i genitori? Era su questi elementi che aveva fondato la propria identità, per quanto fasulli? (p. 215)
Chi è Cashel Greville? E perché a un certo punto lo conosciamo come Cashel Greville Ross? Se queste sembrano due domande facili, sappiate che dovremo rivedere continuamente le nostre risposte, perché i colpi di scena segnano fortemente le oltre quattrocento pagine di questa straordinaria narrazione. Sì, perché il nostro protagonista è tutt'altro che un personaggio lineare: nato nel 1799, Cashel è un piccolo irlandese che resta presto senza genitori e viene cresciuto dalla zia Elspeth, istitutrice appassionata presso una famiglia nobile. Non sa perché a un certo punto loro non potranno più vivere lì, ma segue la zia a Oxford e scopre che di lì a poco lei avrà uno, anzi due bambini. È ancora troppo piccolo Cashel per chiedersi cosa si nasconda dietro le visite che la zia riceve di tanto in tanto da un uomo che non può mai trattenersi a lungo lì con loro, ma presto unirà "i puntini" dei suoi primi anni di vita e le scoperte lo sconvolgeranno.
Questo, tuttavia, non è che l'inizio di un romanzo rocambolesco, che segue tutta la vita del suo protagonista: l'autore finge (con un po' di ironia) di basarsi sull'autobiografia «incompiuta, disordinata e in qualche modo sconcertante» (p. 9) che lo stesso Cashel ha lasciato in eredità. Mescolando le carte a lettere e altri documenti vari, William Boyd fa "pulizia" nel marasma di dati, e dove non arrivano i dati subentra la narrazione:
Scrivere la biografia di un perfetto sconosciuto nato oltre duecento anni fa mi sembrava un'impresa, se non proprio impossibile, fortemente limitata dalla necessità di ricorrere a ipotesi e a supposizioni: una storia fatta di "forse", "verosimilmente", "con ogni probabilità", una vita ricostruita solo a metà, insomma. (p. 10)
E ha proprio ragione l'autore nel dire che «fatti ed eventi, persone, storia e geografia partecipano di quel grande e complesso gioco di finzione che è la letteratura» (p. 11), perché questo è un romanzo fitto di eventi, che palpita tanto di vicenda principale quanto di contesto, in omaggio al grande romanzo ottocentesco, ma con un'ironia e una prosa contemporanei.
Tanto per cominciare, Il romantico è la biografia di un uomo che non si arrende, ma che riesce a piegare gli eventi a proprio vantaggio, anche quando le circostanze sono cupe, infauste e pericolose. La filosofia di Cashel e anche di alcuni personaggi che gli stanno accanto è la seguente: «“Bisogna coltivare il proprio giardino, come insegna il filosofo, indipendentemente dalle disgrazie che affliggono il mondo”» (p. 280). Non c'è, in effetti, evento storico o necessità che impedisca a Cashel di portare avanti i suoi disegni, sperimentando numerose professioni, fallendo e ricominciando daccapo: se in gioventù si arruola nell'esercito e un po' fortunosamente a Waterloo diventa un eroe di guerra (non vi anticipo le circostanze comiche), la sua grave ferita alla gamba non gli impedirà di certo di arruolarsi nuovamente in India, né in futuro di dedicarsi alle coltivazioni in America, di esplorare... l'Africa, o diventare console del Nicaragua (!) a Trieste! Queste sono solo alcune delle tante rivoluzioni personali del protagonista, che è sempre pronto a salutare gli affetti - dopo qualche buona lettera che sarà recapitata a distanza di settimane o di mesi - e ripartire. Porta con sé l'inquietudine dell'uomo romantico, quello che affronta il Grand Tour con gli occhi bene spalancati sulla bellezza e sugli incontri poetici (diventerà amico di Shelley e di Byron), ma anche la trepidazione dell'uomo faber, che intende costruirsi un mondo con le proprie mani. E raccontarlo, certo, costruendo una mitopoiesi di sé e del proprio amore.
E che amore! Potremmo leggere Il romantico anche per una storia di amore e ossessione che lo attraversa: è ancora molto giovane, Cashel, quando incontra a Ravenna la contessa Raffaella Rezzo, donna dalla bellezza imperfetta e irresistibile, che sa come tenere Cashel in scacco: «Sotto lo sguardo limpido e sardonico di Raffaella si sentiva timido come uno scolaretto» (p. 147). Emblema di una certa nobiltà ottocentesca disinibita, pur tenendo fede all'etichetta e alle apparenze, Raffaella è la tentazione per eccellenza, colei che, ben più esperta di Cashel, organizza come e quando vederlo, persino come possederlo. La donna è sposata e i loro sono sempre degli incontri clandestini, sottratti ai doveri della contessa. Ma la sorte sa come prendersi gioco di Cashel, facendo leva sul suo orgoglio, e fargli prendere una serie di decisioni che arriverà a rimpiangere per anni (forse, in effetti, le uniche per cui proverà rimorso e rimpianto).
Musa ispiratrice e modello inarrivabile, Raffaella non è l'unica donna nella vita di Cashel, ma è certamente la più importante. Non c'è moglie o amante che non venga paragonata all'amore della giovinezza, personaggio perfetto per un romanzo che segna il successo letterario di Cashel. Sì, perché Il romantico segue anche il cammino di Cashel per diventare scrittore, sempre a partire dalla storia romanzata delle proprie avventure, in chiave romantica e idealizzata. Seguendo l'itinerario di Cashel-autore, Boyd getta più di uno strale contro il mondo editoriale dell'epoca, perché non basta pubblicare, frequentare importanti salotti e vendere tante copie per aver coronato il proprio sogno...
Lontano dall'idea di creare una nuova famiglia in termini tradizionali (benché ci provi) e, viceversa, profondamente attaccato alle sue radici (Elspeth resta un modello straordinario per lui, perché «con la sua trasgressione, compì una scelta audace ed ebbe il coraggio di viverla fino in fondo», p. 287), Cashel è un personaggio inquieto, che ha i bagagli sempre pronti insieme a uno sguardo curioso su cosa gli riserveranno i Paesi che non ha ancora scoperto e il progresso che si affaccia alle porte. Non gli importa cosa dovrà affrontare, perché sa di cadere sempre in piedi o, se non altro, di avere la capacità di rialzarsi, anche grazie ad alcuni affetti che gli resteranno sempre accanto, come il fedele servitore Ignatz.
Questo e molto altro si potrebbe scrivere su Il romantico, in cui William Boyd omaggia e al tempo stesso rivaleggia col romanzo ottocentesco, riplasmandone atmosfere, tematiche, personaggi, talvolta con un briciolo di ironia. È anche in questa doppia chiave di omaggio e sfida letteraria che possiamo leggere Il romantico, lodando l'impresa di Boyd. Con colpi di genio da narratore esperto - e non per niente è considerato uno degli autori inglesi di maggior talento - ha saputo mantenere un equilibrio ammirevole in quest'opera enorme, lontana dalle mode editoriali di questi anni, prova di un'autonomia notevole nella scelta dei temi e della voce narrante. E un ultimo plauso va a come la complessità narrativa si sposi con uno stile fluido, dandoci l'impressione che tutto scorra, avventuroso e sentimentale al tempo stesso.
GMGhioni