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#PercorsiCritici - n. 44 - Vuoi passeggiare per New York? Libri sulla Grande Mela

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Dopo Roma, Firenze, Londra e Tokyo, arriviamo all'ultimo appuntamento di questo tour nelle varie città del mondo, approdando a una meta d'eccezione, New York: ambientazione di film romantici, molti dei quali anche natalizi, sede di grandi affari, città dalle mille luci e dai mille grattacieli, New York è sicuramente una meta tra le più ambite dai viaggiatori metropolitani. 

Anche in questo caso, moltissimi autori l'hanno scelta, o come sfondo di una storia che racconta la genesi e poi il disfacimento di un matrimonio, come nel caso di Sembrava una felicità, di Jenny Offill (NN editore, 2015), oppure di una vicenda che ha segnato un prima e un dopo nella Storia mondiale, ovvero l'attentato alle Torri Gemelle, come ha scelto di fare Jonathan Safran Foer, in Molto forte, incredibilmente vicino (Guanda, 2016; prima ed. 2006). In questo libro l'autore sceglie di raccontare la storia dal punto di vista di un bambino, Oskar Schell, che ha perso suo padre proprio in quell'attentato: così facendo, lo scrittore scende sul piano del quotidiano e indaga con minuziosa e delicata profondità un terribile dolore.

Anche Donna Tartt, con Il cardellino (Rizzoli, 2014), sceglie di affrontare questo difficilissimo tema, scrivendo una storia di formazione avente come protagonista un giovane che durante una visita ad una mostra è coinvolto in un attentato. Successivamente a questo evento terribile, a cui è miracolosamente scampato ma in cui purtroppo ha perso la madre, dovrà rinnovare i propri equilibri, con anche un compito, riguardante proprio il quadro Il cardellino, che dà il titolo al libro, da portare a termine.

Qualche anno dopo Molto forte, incredibilmente vicino, nel 2009 un altro grande nome della letteratura contemporanea, Paul Auster, dava alle stampe, in Italia presso Einaudi, Trilogia di New York, libro in cui viene messa in luce tutta la sfaccettata complessità della metropoli. In esso, infatti, tre racconti lunghi, quasi dei romanzi, danno luogo a un'opera profondamente simbolica, in cui, per dirne una, i protagonisti hanno nomi stilizzati, poiché persi nella caotica e scintillante città.

Tale mutevolezza e impossibilità di ricondurre questa città a una sola fisionomia, forse, potrebbe essere ben espressa da un caleidoscopio di sguardi, ovvero una raccolta di racconti offerti al lettore da diversi scrittori: è quello che fa Paolo Cognetti, che in New york stories (Einaudi, 2015) raccoglie vari racconti, da cui emergono diverse istanze e molteplici fisionomie: c'è l'età del jazz attraversata da Fitzgerald, la solitudine della metropoli raccontata da Dorothy Parker, l'amarezza di chi ha visto infrangersi il cosiddetto "sogno americano" indagata da Truman Capote, e così via.

Tutto un altro spirito, invece, circola nei libri dell'appena citata Dorothy Parker, di cui vi segnaliamo sul sito Eccoci qui e Dal diario di una signora di New York (Bompiani, 2020). Ironica e dissacrante, Parker mette a nudo certezze e perbenismi, scostando il velo sulle ipocrisie della middle class newyorkese.

Un viaggio nel tempo, insomma, cosa che ci permette di fare anche il celebre scrittore Colson Whitehead, con Il ritmo di Harlem (Mondadori, 2021), libro dedicato a uno dei quartieri più famosi della Grande Mela, ritratta tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Ray Carney vive una vita tranquilla, vendendo mobili; ogni tanto suo cugino gli porta qualche gioiello di dubbia provenienza ma Ray non si arrischia mai a spingersi più in là. Tuttavia un giorno, durante una rapina nel quartiere, egli viene coinvolto in un affare più grande di lui e le cose precipitano. Soprattutto perché scopriamo che Carney non è figlio di uno dei più noti criminali dell'epoca. Vengono così a galla ricordi, pensieri, tutto si affolla mentre Ray segue il pericoloso crinale tra criminalità e giustizia.

Infine, come abbiamo fatto anche nel #PercorsiCritici dedicato a Tokyo, è interessante vedere la città anche da un'altra prospettiva, ovvero quella di una persona appartenente a una cultura differente: è il caso di Un irlandese in America. La New York di Brendan Behan (66thand2nd, 2015), in cui Brendan Beahn, scrittore dublinese dalla breve e sfortunata carriera (scrisse un solo romanzo, autobiografico, e qualche commedia, per poi morire di coma epatico nel 1964), ritrae la caotica e scintillante New York con uno sguardo anticonvenzionale.

Quello che appare chiaro, insomma, è che New York è poliforme e sfaccettata: non solo luci scintillanti e negozi di alta moda, ma anche luogo di transito e talvolta difficile realtà da vivere. Con lei, la Grande Mela, si chiude il nostro viaggio estivo, un percorso che ci ha mostrato come in letteratura siano state rappresentate alcune delle più grandi città della Terra, in un tour sicuramente parziale ma che speriamo vi abbia fatto scoprire qualche nuovo angolo di mondo.