“[...] E a voi cosa piace?”“Dimagrire. Io sono molto disciplinato. Eseguo tutto quello che giorno per giorno è in programma. Non perdo un'occasione. Ma, il momento migliore è quando vado alla pasticceria El Greco, bevo tè e scrivo il mio diario, dalle cinque alle sette”.“Non vi viene voglia di mangiare una pasta?”“No, non ho mai fame. È un miracolo. Sono sostenuto dall'aria di Marbella, mangio quest'aria dolce, questo cielo. Insomma sono felice a Marbella e odio il momento in cui dovrò tornare a Milano”. (p. 129)
Lascia sgomenti Improvvisa la vita di Ottiero Ottieri, uscito nel 1987: in un primo momento, colpisce con il titolo, con questo aggettivo preposto che, con tutta la sua spavalderia, fa immaginare una svolta colossale nella vita del protagonista. Continua a sorprendere poi, nel corso della narrazione, quando ci accorgiamo del vagare a vuoto del protagonista, un inetto, suo malgrado, vittima di desideri e aspirazioni che promettono di restare tali e risultare quindi frustranti. Annichilisce, infine, la conclusione, che non posso rivelare, ma che chiude tranciando il romanzo con brutalità.
Nelle prime pagine, facciamo la conoscenza di Alberto, un cinquantenne che lavora nel mondo editoriale come impiegato, senza vezzi né aspirazioni a diventare scrittore: «Era sempre a contatto con la creatività e spesso con la gloria, mai creativo e glorioso lui» (p. 32). Abituato a vivere con il padre ormai anziano a Milano, città che disprezza, Alberto non ha una vita privata, anzi è solito farsi «da solo una continua compagnia» (p. 34), coltivando una serie di ricordi sfilacciati di esperienze poco degne di nota. La colpa? Lui la attribuisce alla sua pancia, risultato di una vita sedentaria con ben poco spazio all'attività fisica.
Ecco perché, nonostante questo comporti enormi sacrifici economici, Alberto decide di partire per la costosa Casa della Respirazione, un luogo che promette di rimettere in forma i suoi ospiti. Questa casa di cura lussuosa è piena di ricchi e annoiati ospiti che nutrono decine di illusioni, molto simili a quelle di Alberto. Ogni giorno vengono organizzate attività, gite, passeggiate e altre occasioni di ritrovo perché i morsi della fame non abbiano la meglio e il digiuno possa fare l'effetto desiderato. Tra brodaglie sostitutive e succhi di frutta, tuffi in piscina e gite in paese approfittando del transfer della Casa della Respirazione, Alberto inizia a guardarsi attorno.
Il suo sguardo si posa su molteplici donne, ospiti della Casa, alcune delle quali gli rivelano senza troppe ritrosie aspetti intimi della propria vita matrimoniale, mentre altre mostrano interesse per la figura di intellettuale di Alberto. Dal canto suo, il protagonista inizia a fantasticare su alcune di loro, lasciando che i loro nomi si succedano nei suoi sogni, sostituendo una dopo l'altra le sue possibili partner sessuali. Ma solo nelle fantasie. Sì, perché il suo è un errare continuo da un'illusione di vicinanza a un'altra, dal momento che niente pare davvero risollevarlo dalla «solitudine fonda e nera» (p. 165) in cui è avvinto.
Almeno fino a Els. Olandese e sposata, la donna sembra smuovere qualcosa di nuovo in Alberto, al punto da fargli nascere il desiderio di seguire la bella conoscente in un viaggio in Nord Africa. Così lui potrà realizzare il suo sogno di toccare la sabbia del deserto, ma forse anche quello di starle accanto. Che Alberto, dopo essersi ossessivamente definito "felice" della sua permanenza alla Casa della Respirazione, possa mettere in pratica ciò che in tanti durante la sua permanenza a Marbella gli hanno suggerito? Forse troverà finalmente un po' di sana leggerezza?
Se la Casa della Respirazione è una grande bolla, in cui ci si chiude volentieri, il diario che intervalla la narrazione ci dà la percezione esatta di quello che sente Alberto e del suo modo di interpretare gli avvenimenti circostanti. È un microcosmo a sua volta, la pagina del diario, e lui ci si immerge con tutta la sua predisposizione alle speculazioni. Quando i fatti hanno la meglio, non è un caso che le pagine di diario diminuiscano.
Improvvisa la vita non è certo il miglior romanzo di Ottieri, eppure è interessante: vi si trovano le nevrosi di un uomo moderno, alle prese con la propria mediocrità e con un'immagine che non corrisponde alle sue aspirazioni (la pancia contro cui lotta non è altro che un simbolo). Alberto è privo di forza per mettere in pratica ciò che realmente desidera (e ne sono chiara rappresentazione gli episodi di impotenza sessuale) e il dimagrimento è solo un parco tentativo di applicare un controllo sulla propria vita.
A tratti scanzonato nei dialoghi serrati durante la permanenza nella Casa della Respirazione, altrove cupo nel raccontare come gli slanci del protagonista falliscano miseramente, Improvvisa la vita denuncia forse un certo sperimentalismo degli anni Ottanta in cui la letteratura sente di non dover portare più alcun valore, per cui testimonia solo un enorme vuoto di senso, l'assenza di finalità e di finalismi, un trascinarsi da un abbaglio a un altro.
Tanta sperimentazione suscita ammirazione per lo stile e le scelte linguistiche, ma alla lunga pesa agli occhi di un lettore odierno, che desidera qualche svolta narrativa in più e meno psicologismi. Va detto che comunque la scrittura è sempre superba (al contrario di ciò che riscontriamo in tanti romanzi contemporanei), e questo rasserena i lettori più frustrati dall'inettitudine di Alberto.
GMGhioni
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