Era un venerdì di fine estate così bello che quella sera, nel sedersi al tavolo da trucco, Phyllis Fischer lasciò aperta la finestra sul giardino. Da fuori, la camera da letto si andava riempiendo degli indolenti rumori di fine giornata dei quartieri residenziali: il tranquillizzante, ininterrotto scrosciare di un tubo di gomma su una lunga aiuola, un deciso schioccar di cesoie, palline che rimbalzavano ovattate al circolo del tennis, scampoli di grida acute di bambini fuori a giocare, profumo di erba tagliata e carne arrosto, ghiaccio che tintinnava nel primo gin tonic del finesettimana. Venne accecata da un riflesso del tramonto su un pannello laterale e aggiustò la specchiera in modo che la luce finisse invece sui flaconi cesellati dei suoi articoli da profumeria, L'Ari du Temps, olio di hamamelis, latte detergente. Phyllis era china in avanti, in sottoveste, i gomiti appoggiati sul tavolo da toilette per guardarsi meglio, e avvertiva la brezza lasciva sulle sue spalle e l'odore di sapone sulla pelle nuda. A quarant'anni possedeva ancora una fascino vibrante e inquieto. (p. 7)
Ciò che invece non sappiamo è che quella sera il mondo di Phyllis sta per cambiare drasticamente. Lei si è abituata da tempo a essere "solo" la moglie di Roger, madre di Colette e di Hugh. Non le importa se Roger, un insigne arabista e alto funzionario del Foreign Office, sia un po' prevedibile o se Colette, da brava adolescente, sia sempre «intenta a giudicarli dall'alto della sua solitaria sobrietà» (p. 25); gli abbracci di Hugh, novenne ancora un po' ingenuo, la rappacificano. I suoi impegni sono sempre mondani, o legati alla casa, alla dispensa da rifornire, a qualche bell'abitino da aggiungere al suo armadio. La sua è una vita come quella di tante altre donne che hanno scelto di badare alla casa e crescere i figli: d'altra parte, prima della gravidanza aveva lavorato solo come segretaria, senza mai dare ascolto alle sue propensioni.
In questa serata del 1967, però, ci sono tutti i semi perché nasca un cambiamento epocale in Phyllis, e lo faccia più velocemente di quanto noi lettori possiamo prevedere. A cena è invitato Nicholas Knight, chiamato da tutti Nicky, il figlio ventenne di cari amici di Robert. Modello di giovane intellettuale figlio del suo tempo, aprioristicamente contrario al sistema e vagamente comunista, Nicky, aspirante giornalista e scrittore, si sente forte della sua cultura e anche a cena fa ben poco per rendersi simpatico o per mostrare gratitudine. Anzi, si scontra con alcuni dei suoi ospiti e solo alla fine della cena sembra notare all'improvviso il gesto con cui Phyllis gli tocca la spalla. Un momento, e qualcosa scatta:
Solo dopo essere stato toccato da lei, Nicky guardò Phyllis Fischer con la dovuta attenzione. Fino a quel momento l'aveva considerata da dietro un'opacità di cose date per scontate: prima fra tutte che avesse suppergiù l'età asessuata di sua madre. Aveva registrato una certa familiare sollecitudine, un agitarsi privo di senso: non gli dispiaceva, ma nemmeno lo interessava. Quando però Phyllis lo aveva provocato con la sua mano gelida qualcosa era scattato: c'era del vivo, allora, sotto quella conversazione senza costrutto. (p. 25)
E prima della fine della serata, prima che i due si rendano veramente conto di ciò che sta accadendo, Phyllis e Nicky si scambiano un bacio. Un bacio che sarà la premessa di tutto. Ma tutto cosa, per una donna borghese, madre di famiglia, moglie ammirevole? Come può passare in sordina una tale differenza di anni? In nome di cosa? Solo di buon sesso?
Quella che ci racconta Tessa Hadley non è solo una storia clandestina; oserei definirla la rinascita di Phyllis, per la quale Nicky è solo la chiave che apre la prima porta per un mondo nuovo, dove la protagonista potrà assistere e anche prendere parte a una maggiore libertà dei costumi, alla decostruzione dei ruoli familiari tradizionali, alla messa in crisi di tutte quelle maschere sociali che hanno tenuto in piedi salotti, cene, ritrovi borghesi. Certo, questo comporta di andarsene di casa e ridimensionare le proprie abitudini di vita, adattandosi a vivere un po' come e dove capita. Le scelte che opera Phyllis possono sembrare spesso egoistiche e illogiche, quasi irrazionali, ma rinunciare alla sua tranquillità borghese, staccandosi dalla famiglia, è una premessa per i cambiamenti che la donna deve mettere in atto. Da sola.
E noi lettori assistiamo a questa trasformazione di Phyllis, alla fatica di ritrovarsi improvvisamente povera ma felice e soprattutto autentica, e non riusciamo a non simpatizzare un po' con questa protagonista travolgente, che pare svegliarsi da un lungo sonno di perbenismo. Dentro, però, lei ha sempre avuto altro - sarebbe riduttivo parlare di "fuoco" o di "inquietudine", perché è molto più complesso ciò che Tessa Hadley ha preparato per la sua protagonista.
Immaturo, egoista, ipercritico, a sua volta vittima di un abbaglio sociale a cui rifarsi, Nicky, che aspira all'anticonformismo, in realtà è molto più imbrigliato di Phyllis. E lei, un po' amante e un po' madre, lo comprende, lascia che sbagli e torni da lei, pur restando sempre gelosa delle altre donne e temendo il momento in cui lei sembrerà troppo vecchia agli occhi di Nicky.
Se già questi elementi, trattati con la profondità di Hadley, basterebbero a fare di Free Love un gran bel romanzo scritto benissimo e degno di essere letto, aggiungiamo che è davvero preziosa l'attenzione rivolta dall'autrice agli altri personaggi: sì, perché non abbandoniamo mai Roger, Colette e Hugh; anzi, li seguiamo nel loro reagire all'assenza di Phyllis, nel loro ricominciare da soli. E scopriamo anche i loro segreti. Sì, perché anche chi è più insospettabile, ossia Roger, ha nascosto per anni una verità sconvolgente. Potremmo, insomma, far valere per tutti i personaggi una battuta che pronuncerà a un certo punto Colette: «E io cosa ne so? Nessuno mi dice mai niente» (p. 173).
E proprio sul non detto, sui bisogni taciuti, sulle frustrazioni rabberciate in qualche modo fino all'implosione Tessa Hadley costruisce un romanzo che incanta, disincanta e poi di nuovo lascia storditi. Inutile dire che cercherò anche gli altri romanzi attualmente pubblicati in Italia: sempre per Bompiani, Il passato (2017) e L'arte del matrimonio (2022).
GMGhioni