di Bernardo Zannoni
Sellerio, settembre 2023
pp. 180
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Si chiese se la sua età fosse lo scattare di una nuova fase, un inevitabile giro di boa: a venticinque anni ti vedi per quello che sei, e il mondo ti si presenta con il suo vero aspetto. È lì che si comincia a sperare. Si spera che vada tutto bene. (p. 76)
«Confuso su tutto quello che gli vorticava intorno» (p. 119), Gero, il nuovo protagonista di Bernardo Zannoni, sta per compiere venticinque anni, un'età di passaggio verso l'adultità. La settimana che ci viene raccontata nel romanzo non è certo la più edificante della vita di Gero, né la più rassicurante: tanto per cominciare, uno dei suoi migliori amici, Tommy, ha provato a farla finita nel locale dove erano soliti trascorrere le serate e ora lotta tra la vita e il coma. In più, con l'avvicinarsi dei venticinque anni, Gero sente di non poter più andare avanti a farsi mantenere da sua zia Clotilde, piuttosto anziana e obesa, a cui è impossibile persino uscire dal proprio appartamento e fare le scale. Questo, tuttavia, non ha mai impedito a zia Clotilde di fare del bene occupandosi del nipote, dopo che lui è rimasto solo, così come preparare da mangiare e sollevare da alcune incombenze domestiche la coppia del piano di sopra, la giovane Betta, ora incinta del suo fidanzato, il ben poco affidabile Martin. Se zia Clotilde è per eccellenza colei che accudisce e continua a credere nel talento del nipote come fotografo, cercandogli ingaggi, Gero non è affatto sicuro di sé:
Sapeva fare belle foto, d'accordo. Per il resto poteva anche gettarsi in un pozzo: non avrebbe fatto alcun rumore. (p. 44)
Ovvero, sente di contare poco o, in altri termini, di "non avere odore", come gli aveva detto una ragazza con cui era stato qualche tempo. Può un ragazzo che si sente così "insipido" diventare un uomo? A quale prezzo? Di sicuro deve trovarsi un lavoro, quindi provare a dar voce all'amore che sente per la sorella di Tommy e soprattutto iniziare a prendersi delle responsabilità, senza sottrarsi continuamente alla vita. Poco conta se quelle responsabilità comprendano occuparsi del pappagallo amatissimo di un barista manesco mentre lui è in vacanza, o provare a lavorare al mattatoio, tenendo a freno la nausea: agli occhi di Gero sono tutte occasioni. Sì, occasioni per mettersi alla prova e fallire.
Forse, più che una paura questa è una premonizione che ogni cosa, per lui, è una battaglia persa in partenza: mettersi in gioco richiede uno sforzo che sembra impossibile a Gero, spesso occupato a vagare tra la villa di suo nonno - vuota e decadente - dove abita da solo e la casa di zia Clotilde, unico vero punto fermo. E proprio perché è un punto fermo, ogni tanto Gero se ne tiene lontano, anche se questo comporta di restare nella villa dove è venuta a mancare l'energia elettrica e senza darsi pena di scoprirne il motivo. Il cuore del problema viene confessato dallo stesso Gero a un suo caro amico: «Credo di non volere niente» (p. 133).
Eppure, anche se Gero non ha il coraggio di prendere in mano la situazione, ci pensa la vita, cupa maestra d'altri tempi, che sa dove bacchettare e rimettere in riga. E quel che Gero dovrà affrontare, stavolta da solo, non sarà semplice.
Se già con il pluripremiato romanzo d'esordio, I miei stupidi intenti (Sellerio, 2021), Bernardo Zannoni si era distinto per una scrittura molto personale e scelte lessicali di grande efficacia, con 25 si conferma un prosatore sapiente, stilisticamente maturo. Ci sono piccole frasi rilucenti, che si distinguono per la loro esattezza e l'equilibrio, specialmente perché sono incastonate in un contesto spesso più basso, quotidiano. E resta incredibile quanto quel contrasto tra contenuto e forma si faccia armonico nella penna di questo narratore così talentoso.
GMGhioni
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