Musica dei fantasmi
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Se il mio primo romanzo, All'ombra del baniano, è una storia di sopravvivenza, Musica dei fantasmi è una storia di sopravvissuti. Il romanzo si apre nel periodo che precede la convocazione del tribunale dei Khmer rossi, un'iniziativa attesa da tempo, ma molto limitata, concentrata solo su una manciata di ex leader sopravvissuti. La motivazione che mi ha spinto a scrivere è quella di esplorare le questioni della responsabilità, dell'espiazione, del perdono e della giustizia negli ambienti più quotidiani in cui i sopravvissuti si trovano: nelle stanze del cuore e negli incontri intimi in cui persecutore e vittima si trovano faccia a faccia. (p. 394)
Così nella nota conclusiva l'autrice commenta il senso del romanzo, ammettendo che anche per chi come lei ha vissuto in prima persona l'atrocità di quel momento storico è difficile spesso distinguere una linea di demarcazione netta fra i persecutori e le vittime. Proprio in questa "stanza del cuore" in cui avviene l'incontro fra vittime e carnefici, ci porta la storia di Suteera, protagonista di Musica dei fantasmi. Suteera, fuggita dalla Cambogia a tredici anni insieme alla zia, a causa della presa del potere dei Khmer rossi, si rifugia negli Stati Uniti. Da giovane donna, dopo la morte dell'amata zia, per prestare fede ad una promessa che le ha fatto, torna in Cambogia per incontrare il “Vecchio Musicista”, un misterioso uomo che sostiene di avere conosciuto suo padre in una prigione di sicurezza sotto Pol Pot e di averne custodito gli strumenti musicali tradizionali.
Il viaggio di Suteera non è solo un ritorno alle proprie radici, ma anche un modo per riappacificare se stessa e, in qualche modo, attraverso di sé la memoria dell'intero popolo con la violenza fratricida del passato.
Il romanzo, suddiviso in tre movimenti, secondo un andamento musicale, parte dal ritorno a Srok Khmer
Così i cambogiani chiamano il proprio Paese nella loro lingua. Mai Cambogia, perché Cambogia è sinonimo di guerra, rivoluzione e genocidio. Srok Khmer invece è un luogo che esiste nella geografia del cuore, nella nostalgia di ciò che è perduto. (p. 25)
La tensione progressiva del romanzo porta all'incontro fra Suteera e il Vecchio Musicista, «questo vecchio uomo distrutto, questo essere cencioso e tormentato» (p.154), il suo legame con il passato rimosso, colui che paga con la propria infermità e parziale cecità, quale sublime metafora della cecità di una rivoluzione che voleva portare la luce e che ha oscurato per sempre migliaia di vite, i propri misfatti. Non posso qui anticipare il ruolo avuto dal Vecchio Musicista nella vita familiare di Teera; basta dire che lui è il "ritorno del rimosso", quel passato obliato con cui è necessario fare i conti per progettare un futuro.
Nella figura del signor Chum e dell'amore che nascerà fra lui e la protagonista, la voglia di futuro torna ad affacciarsi e la musica dei fantasmi può riscattarsi solo diventando un canto di perdono e pacificazione.
Non deve essere stato facile scrivere Musica dei fantasmi per le cicatrici che Vaddey Ratner ha portato dentro sé e per i suoi lutti familiari. Il suo romanzo pone una domanda fondamentale, quella che ogni guerra lascia: come tornare a vivere se non si superano l'odio e le recriminazioni?
La scrittura di Vaddey Ratner risponde come la poesia può rispondere: senza ricette politiche o analisi, ma toccando con delicatezza le corde dell'anima di un'adolescente, che diventa donna superando la velleità di qualsiasi Nemesi storica.
Deborah Donato