di Alasdair Gray
Safarà, 2023
Traduzione di Sara Caraffini
pp. 408
€ 22,00 (cartaceo)
Quest'anno, all'ottantesima straordinaria edizione della Mostra del Cinema di Venezia 2023, nonostante lo sciopero SAG-AFTRA abbia creato non poche problematiche a livello organizzativo e promozionale dei film in concorso, l'ultima fatica del regista greco Yorgos Lanthimos, Poor Things!, ha trionfato ottenendo un grande successo di critica e venendo insignito del Leone d'Oro al miglior film. In occasione dell'uscita nelle sale, Safarà ha riportato alle stampe in una nuova, meravigliosa veste grafica il gioiello letterario di uno degli scrittori in lingua inglese più eccentrici che si siano contraddistinti nel postmodernismo di fine 20° secolo, Alasdair Gray, il quale fu non solo un abile esperto dell'arte del romanzo e dei suoi complessi artifici e architetture, come ha dimostrato in opere come Povere Creature!, in Lanark, considerato il suo capolavoro di fantascienza, e in Janine 1982, ma anche e soprattutto un raffinato artista visuale.
Chi avrà modo di stringere tra le mani una copia di Povere Creature!, infatti, potrà non solo deliziarsi di un viaggio irriverente, dissacrante e grottesco che parte dalla Glasgow vittoriana e si muove verso la Parigi della Belle Époque, le strade malfamate di Alessandria d'Egitto e un'elegante Odessa che appartiene a un passato remoto, ma noterà anche la presenza di illustrazioni realizzate dallo stesso Gray, imitando lo stile di William Strang, a cui Gray attribuisce l'autorialità dei ritratti, e tavole anatomiche estratte dalla prima edizione dell'Anatomia di Gray che intervallano i capitoli.
Attraverso la tecnica del pastiche postmoderno e del manoscritto ritrovato, e omaggiando capisaldi della letteratura inglese come Tristram Shandy, Jane Eyre, Nathan il Saggio di Lessing e il romanzo gotico di inizio Ottocento, in particolar modo il Frankenstein di Mary Selley, Gray erige una sofisticata impalcatura narrativa raccontando il ritrovamento a metà degli anni '70, per mano del curatore del Museo di Storia di Glasgow, Michael Donnelly, di un'unica copia del manoscritto autofinanziato dall'autore e pubblicato da un editore locale, dal titolo "Episodi della giovinezza di Archibald McCandless, funzionario di salute pubblica". Addentrandosi nella lettura, Gray svela la storia di Archibald McCandless, squattrinato studente di Medicina all'Unviersità di Glasgow e outsdider all'interno del suo dipartimento, il quale viene notato da un soggetto bizzarro come Godwin Baxter, un gigante buono nato dalla relazione clandestina tra suo padre, Colin Baxter, e un'infermiera-domestica. Godwin, chiamato in seguito God (a sottolineare il suo ruolo di creatore-demiurgo) gestisce una clinica veterinaria e passa il suo tempo all'interno di un laboratorio dove sperimenta incroci tra animali di specie diverse, mettendo in atto le teorie di suo padre Colin, in particolare la negromantica pratica di riportare in vita i morti e arrestarne il processo di necrosi attraverso l'elettrocuzione.
Dopo un iniziale senso di repulsione, Archibald si riavvicina a Godwin per assistere al suo più grande esperimento: aver riportato in vita una giovane donna suicida che si era annegata nelle acque del fiume Clyde, impiantandole nel cranio il cervello del feto all'ottavo mese che portava in grembo e darle il nome di Bella Baxter. Bella si rivela un prodigio, oltre ad essere per Godwin un caso di studi inedito: in poco tempo riesce a fare progressi cognitivi incredibili, dimostrando un rapidissimo processo di maturazione e acquisizione di quoziente intellettivo, al quale va di pari passo la scoperta della propria sessualità e di una propria volontà di scoprire il mondo e di ambire alla libertà, sfuggendo ai tentativi di imbrigliamento del mondo vittoriano che la vorrebbe educata, rispettosa dei ruoli di genere e mansueta. Dopo aver promesso infatti di sposare McCandless, da lei ribattezzato "Candle", decide di scappare insieme al tombeur de femmes e avvocato Duncan Wedderburn, diventando a tutti gli effetti quella che la letteratura dell'Ottocento avrebbe definito 'una donna perduta', eppure cogliendo questa occasione per prendere piena coscienza di sè, viaggiando con Wedderburn fino ad Alessandria, Costantinopoli, gli Stati Uniti e la Russia, Parigi, Odessa, Zagabria, Sarajevo, prostrando lentamente la psiche di Wedderburn, che viene da Bella utilizzato come strumento del proprio piacere sessuale e minato nella propria precaria mascolinità da lunghissime sessioni rabelaisiane di sesso, che si rode di gelosia per Bella, che non ne riesce a contenere la dirompente fame di conoscenza e di vita, e che si abbevera delle esperienze delle donne e degli uomini delle più disparate classi sociali che incontra lungo il suo cammino, come il fervente cristiano Hooker e lord Astley, dal quale Bella viene istruita sui meccanismi politici, economici e sociali del mondo, e attraverso lo sguardo del quale Bella sviluppa una propria visione del mondo sugli argomenti più disparati: l'impero, la libertà, il libero mercato, il socialismo. Finisce addirittura a lavorare in un bordello di Parigi come cocotte, rimandando ormai un perduto ed esaurito Wedderburn a Glasgow con i soldi che Godwin le aveva dato per ogni evenienza, e grazie all'intervento del professor Charcot della Salpetriére (sì, quello Charcot che "curava" le isteriche) ottiene il denaro per tornare a Glasgow da Godwin e Candle, che l'hanno attesa per tutto questo tempo, e dove la attendono altre vicissitudini prima del vittoriano lieto fine.
La cosa più interessante è proprio nella contronarrazione della stessa Bella Baxter, il cui nome d'anagrafe si scoprirà essere Victoria, che fornirà un'altra versione delle vicende raccontate dalla voce di suo marito McCandless, e che appare in appendice al romanzo ritrovato e da leggere solo a distanza di anni da quella pubblicazione, nel 1974, mettendo le cose in chiaro dal suo punto di vista, oppure distorcendole ulteriormente.
Infine, il lettore troverà le "Note critiche e storiche" del presunto curatore del volume, Alasdair Gray, che forniscono ulteriori informazioni, retroscena e misteri sulla vicenda.
Splendidamente organizzato e corredato di deliziose illustrazioni, Povere Creature! è già un classico (ingiustamente dimenticato) del postmodernismo che sta ottenendo il giusto consenso di pubblico e il prestigio di essere trasposto sul grande schermo da uno dei pochi registi contemporanei che probabilmente siano in grado di cogliere lo spirito dissacrante e profondamente cinico di Alasdair Gray, Yorgos Lanthimos.
In questi giorni, mentre riflettevo su come organizzare questa recensione, mi è capitato di imbattermi nella descrizione di Bella Baxter come una "risposta punk alla Barbie di Greta Gerwig". In effetti, per quanto la definizione da quarta di copertina di romanzo best-seller in vetta alle classifiche del New York Times non mi piaccia, è vero che Bella Baxter è un personaggio unico da amare e per cui fare il tifo, una femminista irredenta che si libera dalle catene e che non intende farsi inscatolare, e che in un mondo di uomini è alla ricerca di una sola e unica verità: quella dell'esperienza diretta con il mondo, la sua.
Matteo Cardillo
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