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Metropoli e provincia, amore e dissoluzione: le dicotomie di Alice Urciuolo in «La verità che ci riguarda»

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La verità che ci riguarda
di Alice Urciuolo
66thand2nd, ottobre 2023

pp. 264
€ 18,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

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Li avrei sempre visti uno accanto all’altra, mio padre e mia madre, anche nei momenti più difficili, anche dopo le lotte che si sarebbero consumate a tavola per convincermi a mangiare: stremati e distrutti ma seduti vicini, insieme. […] Mia madre e mio padre non mi amavano come si amavano tra loro. (p. 31)

Dopo aver esordito con Adorazione, pubblicato per 66thand2nd nel 2020 e per il quale Netflix sta lavorando a una serie tv, Alice Urciuolo torna in libreria con un romanzo che, al contempo, ricorda e si discosta da quella prova prima di tre anni fa. La verità che ci riguarda, infatti, se da un lato ha dei forti richiami alle tematiche giovanili e allo sguardo lanciato alla provincia, dall’altro prende una strada diversa, allontanandosi dalla comfort zone di Adorazione.

La prima e più evidente differenza con il testo che ha segnato l’esordio di Urciuolo riguarda l’ambientazione. Laddove in Adorazione i personaggi gravitavano intorno a una cittadina dell’Agro pontino non molto distante da Latina, in La verità che riguarda la protagonista Milena è divisa fra Vallecorsa, paesino fra le montagne della Ciociaria, e Roma, capitale immensa e ultramoderna. Milena, che dal paese in provincia si trasferisce a Roma per proseguire gli studi, si trova ad avere a che fare con un mondo molto diverso da quello in cui è cresciuta. Nella provincia di Urciuolo sembrano persistere – come già vissuto in Adorazione – alcuni elementi che non si ritrovano nella grande città: laddove infatti quest'ultima vede l’eterno scontro fra centro e periferia, due contesti che risultano contrapposti in modo quasi manicheo (ricchezza/povertà, modernità/degrado e così via), la provincia vive di regole proprie. Non è inusuale ritrovare rituali, soprattutto religiosi, che sembrano appartenere a un'altra epoca. Inoltre, per fare solo un secondo esempio, se la città è luogo di individualità, nella provincia il senso di comunità resta fortissimo. Questi due fattori influenzano molto il rapporto con la fede: nonostante infatti sopravviva molto forte l’elemento religioso tipico della scena di provincia, in quanto la ragazza va ad abitare in una struttura gestita dalle suore, Roma è descritta fondamentalmente come luogo secolare. La dimensione sacra si fa piccola, discreta, quasi invisibile, inghiottita dal traffico, dalla movida notturna, dagli aperitivi che seguono le lezioni universitarie. Milena, già in contrasto con la religione cristiana per motivi familiari, si trova ad affrontare un allontanamento quasi definitivo da quella fede che ha caratterizzato la sua infanzia. Smarrirsi, per la giovane protagonista, è un attimo.

La seconda importante differenza sta nel numero di voci. Adorazione era un romanzo corale nel quale ogni personaggio trovava la propria dimensione. In La verità che ci riguarda il numero di personaggi si riduce di molto, ma soprattutto a ridursi è la prospettiva, incentrata interamente su Milena. È attraverso i suoi occhi che viviamo il trasferimento, la crisi familiare, l’amore esplosivo per Emanuele e la solitudine che le lascia. La dimensione corale dell’esordio lascia spazio a un maggiore intimismo perché, di fatto, di Milena veniamo a sapere tutto. Come capita con un’amica che si confida (o anche: con una credente che si confessa), possiamo entrare nella sua quotidianità e spiare ciò che la affligge, condividendo con lei parte di questo fardello. La scelta di passare da un noi a un io può piacere o meno a chi aveva letto Adorazione, ma al di là dei gusti personali dà conferma di una cosa: Alice Urciuolo sa scrivere una storia utilizzando entrambe le dimensioni, quella corale e quella individuale.

Infine, il tema. Di cosa parla La verità che ci riguarda? Parla di differenze culturali, si è detto, e di base è un romanzo di formazione. Urciuolo però si mostra abile soprattutto a raccontare il tema dell’amore manipolatorio: che sia l’amore di Milena per Emanuele, rampollo trentenne di una Roma benestante che decide di raggirare la giovane ragazza di paese, o che sia quello della madre di Milena per un predicatore che sta costruendo intorno alla propria immagine una nuova Chiesa (dall’altro punto di vista, quello della Chiesa Cattolica: una setta), il discorso non cambia molto. L’amore è una potenza infinita in grado di sconvolgere gli equilibri e annientare le esistenze. È un fuoco che divampa e divora ogni cosa, persino la luce. Detta così sembra che Urciuolo abbia voluto trasmettere un’immagine dell’amore oscura, da rifiutare. In realtà no: l’amore è per lei una cosa bella, totalizzante, a cui ci si abbandona completamente proprio per il benessere che sa trasmettere. Tuttavia, se una delle due parti non è limpida, ciò che accade è che l’altra persona torni a smarrirsi e a isolarsi, a vivere all’ombra nerissima che questo fuoco sa generare. È ciò che capita a Milena e a sua madre, entrambe rapite da amori diversi ma non per questo meno distruttivi.

Con La verità che ci riguarda Alice Urciuolo si conferma un’ottima penna da seguire, in grado di affrontare temi non semplici senza mai scadere nella banalità.

David Valentini