Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile
di The Book Fools Bunch e Scuola Holden
Edizioni clichy, ottobre 2023
p. 720
€ 19,00 (cartaceo)
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Quando si parla di guide legate al mondo dei libri non ci si può dissociare dal misterioso collettivo The Book Fools Bunch. Già firma dietro le guide tascabili per maniaci dei libri, per maniaci dei libri per ragazzi e per i maniaci dei viaggi letterari, con questo nuovo titolo sugella la collaborazione con la scuola Holden, forse la più famosa scuola di scrittura presente in Italia. Nell'introduzione, il collettivo definisce questa nuova pubblicazione «un esperimento curioso che si innesta su un modello che è già in sé un esperimento». A differenza dei precedenti titoli, tutti editi da edizioni Clichy, Pleiadi non si propone di essere tascabile, né di riferirsi ai soli maniaci – maschile sovraesteso presente negli altri volumi – e diventa un Atlante plurale di scrittura femminile.
Il volume, dalla rassicurante mole poderosa, quasi simbolica del peso che le donne hanno avuto nella scrittura sin dall'alba dei tempi, si articola in dieci sezioni. Come nello spirito delle precedenti guide, non ha la classica impostazione saggistica: a metà tra manuale, elenco e wunderkammer della letteratura femminile, può essere sfogliato in cerca di ispirazione, sia per la lettura che la scrittura.
La prima sezione, denominata la lista, propone una selezione delle autrici pubblicate in Italia. Si parte dal primo romanzo della storia dell'umanità La storia di Genji, scritto da Murasaki Shikibu nel Giappone dell'XI secolo, per arrivare alle pubblicazioni recentissime. Inevitabile è la premessa alla base di questa sezione.
L'elenco non è, né potrebbe essere, esaustivo dal momento che la vastità oceanica del panorama letterario femminile se da un lato ci rincuora e ci entusiasma, dall'altro non può essere accolta in un libro: come l'oceano è fluida e ogni giorno una nuova penna si aggiunge alle altre, ogni giorno viene riscoperta un'autrice dimenticata... (p. 15)
La seconda sezione è invece dedicata ai nom de plume, agli pseudonimi dietro cui spesso le autrici si sono nascoste. Dai celebri fratelli Bell in cui le sorelle Brontë dovettero trasformarsi, alla ricchezza di Laura Toscano, autrice di fantascienza, che di pseudonimi ne ha utilizzati addirittura trenta, il fenomeno ha da sempre ampia diffusione e per una motivazione che è legata alla ricerca di legittimità da parte delle donne.
Le scrittrici che si servono di uno pseudonimo maschile non vogliono di sicuro nascondersi, lo fanno (e spesso con un certo orgoglio) per necessità, come «passaporto» per poter pubblicare. (pp. 117-118)
Se la prima sezione, un fittissimo elenco di nomi e di date, può confondere, la terza sezione Lives, l'ottava Ispirazioni e la nona Pandora's box vengono in soccorso, presentando una selezione di accenni biografici e alcune curiosità legate alle abitudini di vita o di scrittura. Si scopre quindi che Barbara Cartland ha dato alle stampe più di settecento romanzi e per questo è entrata nel Guinnes dei primati; oppure che Isabelle Allende inizia i romanzi sempre il giorno 8 gennaio e che quindi non è una buona data per cercare di mettersi in contatto con lei.
La settima sezione stila un elenco dei premi letterari conferiti alle autrici nel corso dei secoli. Il panorama è, ancora, abbastanza sconfortante.
Sebbene negli ultimi decenni si registri un lieve miglioramento, più sensibile nell'area angloamericana, bisogna dire infatti che il peso della scrittura femminile in questo ambito è perlopiù quello di una piuma. A cominciare dal Nobel, che in centoquattordici anni di effettive assegnazioni ha premiato diciassette donne, battuto peraltro dal mitico Goncourt, che in centoventi anni di attività ininterrotta ne ha premiate dieci. (p. 663)
Chiude il volume la sezione Movies, in cui vengono riportati i film che hanno portato su schermo le autrici: Jane Austen e Mary Shelley se la battono alla pari con il numero di pellicole a loro dedicate. Visto però lo straordinario elenco iniziale, gli sceneggiatori potrebbero ampliare gli orizzonti per futuri biopic.
Dopo un assaggio degli stili narrativi con la quarta sezione Débuts, ovvero gli incipit più belli della storia della scrittura femminile, si arriva alla sezione eponima attorno a cui ruota tutto il volume: quella di lezioni di scrittura femminile, realizzata dagli/le studenti del secondo anno di corso universitario della scuola Holden. Ciascuno di loro ha analizzato un brano di un'autrice e ne ha ricavato un'utile lezione applicabile alla scrittura, oltre che alla metodologia di lavoro per approcciarsi alla critica stilistica e letteraria. Dal barattolo di gelato di Sally Rooney in Persone normali che nasconde una via d'uscita a una situazione ambigua, alla scelta di Karen Blixen di usare un punto di vista maschile per raccontare la sottomissione femminile nel rapporto matrimoniale, ogni brano è un prezioso consiglio da applicare nella scrittura – se scriviamo – e nella lettura per attivare quell'attenzione in più nella decodifica di un testo.
Il vero premio per ogni scrittrice è di essere letta: è un premio che si conquista da sé e ad assegnarglielo è la giuria più severa, l'unica per cui valga la pena impegnarsi, quella delle lettrici e dei lettori. (p. 663)
In questo volume c'è una presentazione di fatti, numeri, date. C'è rigore e un preciso intento: mostrare quanto sia sterminato l'universo letterario femminile. Nel leggere questo volume, nello sfogliare le pagine, due cose sono lampanti: la prima è che ci sia ancora una sottovalutazione importante nei confronti della letteratura femminile, come mostrano gli scarsi premi. D'altra parte, la percentuale di autrici è ancora inferiore di buoni dieci punti percentuali rispetto agli autori. La seconda è che della letteratura femminile si conosce ancora molto poco e molte sono le scrittrici sommerse e dimenticate. Un volume di questo tipo è importante nella sensibilizzazione generale: andrebbe aperta una pagina al giorno, come i ching, per riscoprire le scrittrici di ogni tempo.
Giulia Pretta