Direttamente dagli anni Settanta, una fiaba di ecologia, di manicomio e d'amore: "Oh, Serafina!", di Giuseppe Berto



Oh, Serafina! Fiaba di ecologia, di manicomio e d'amore
di Giuseppe Berto
Neri Pozza, 2023

con postfazione di Bruno Arpaia
1^ edizione originale: 1973

pp. 144
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


E Augusto Secondo cominciava a pensare abbastanza seriamente che il suo destino nel mondo non era tanto fabbricare bottoni d'osso e di madreperla, quanto salvare uccelli. Qualcosa di simile, sebbene più in grande, aveva fatto anche il Noè della Bibbia. (p. 22)
Scritto per il cinema ed edito nel 1973, Oh, Serafina! è un romanzo breve decisamente fantasioso: se non è un'opera ambiziosa quanto Il male oscuro, va però detto che nel '74 si aggiudica il premio Bancarella e in seguito è arrivato effettivamente sullo schermo, per la regia di Alberto Lattuada, con Renato Pozzetto e Dalila di Lazzaro come attori principali e la premiata colonna sonora di Fred Bongusto. Perché leggere oggi quest'opera, appena riportata in libreria da Neri Pozza? 

UNA FIABA UMORISTICA AI TEMPI DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE


Fin dalle prime pagine Oh, Serafina! ha un passo fiabesco: Augusto Valle lascia a suo nipote Augusto Secondo la responsabilità di badare all'industria di famiglia nel milanese, la Fiba (Fabbrica Italiana Bottoni e Aeroplani), dove si creano da sempre bottoni d'osso e di madreperla. Non c'è alcun interesse per la plastica, né per la modernità. La fabbrica ha un tempo grigio, scandito dalle macchine e dagli operai; tutto funziona grazie all'apporto della segretaria Rosa, da sempre innamorata del vecchio padrone, e di altre figure che, ognuna calata nel proprio ruolo, garantiscono alla Fiba di resistere al progresso, più che cavalcarlo. Attorno alla fabbrica, si trova un parco, dove spesso si sentono uccelli cantare.

UN PROTAGONISTA STRAVAGANTE E IMPREVEDIBILE FUORI DAL (SUO) TEMPO


Ed è qui che Augusto Secondo trascorre la maggior parte del suo tempo, «a chiacchierare con gli uccelli» (p. 11): più interessato alla fauna ornitologica che al suo lavoro, quando può il nuovo padrone dell'azienda delega e va nel parco a ritrovare la sua serenità, lontano dai litigi dei genitori e dalle aspettative che tutti sembrano nutrire su di lui. Ed è impossibile per noi lettori non simpatizzare con questo protagonista decisamente inaspettato, lontano dalle logiche del profitto, interessato solo a contemplare gli uccelli del parco, a proteggerli e a instaurare una strana forma di comunicazione con loro. 


L'AMORE ARRIVA OVUNQUE, PERSINO IN FABBRICA O AL MANICOMIO


Nonostante la sua inesperienza in campo amoroso, Augusto Secondo si incapriccia di un'operaia, Palmira, che è ben in grado di sfruttare il suo ascendente sul padrone. Poco tempo e parecchi incontri clandestini  dopo, scopriamo che viene preparato il matrimonio in abito bianco in fretta e furia, perché Palmira è incinta. Ma cosa si nasconde dietro la scaltra Palmira? Senza svelare troppo, posso solo anticipare che il vero amore di Augusto Secondo lo attende in... manicomio! Sì, perché il protagonista viene interdetto e ricoverato in istituto per motivi che scoprirete via via: tra quelle mura, l'animo placido di Augusto Secondo trova modo di adattarsi. Anche lì, in fondo, si vedono passeracei vari e il suo interesse non finisce mai di sorprendere chi gli sta intorno, compresa Serafina, una bellissima ragazza hippie, che è stata ricoverata dalla sua famiglia perché troppo lontana dagli ideali di suo padre, famoso editore (e Berto riesce a tirare alcuni strali ben appuntiti al mercato editoriale e alla letteratura contemporanea, ma senza indugiarvi).


INGENUITÀ VS. SCALTREZZA: CHI VINCERÀ? 


Riuscirà Augusto Secondo ad andarsene dal manicomio con Serafina? Palmira avrà la meglio, con le sue aspirazioni di potere e denaro? Queste sono solo due delle domande che ci spingono a leggere i brevi capitoli di questo romanzo con un sorriso - sì, perché l'ironia è sempre presente - e il gusto di scoprire cosa accadrà. Anche solo i titoli dei capitoli sono una goduria: apparentemente tematici, sono in realtà giocosi e spesso interloquiscono con la narrazione, la interpretano e preparano quanto leggeremo. Il narratore non smette mai di strizzare l'occhio al lettore, e si prosegue così, ben consci che tra le pagine di narrazione si nasconde dell'altro... 


PENSIERI AMBIENTALISTI SI ANNIDANO NELLA TANA DELLA NARRAZIONE


Come viene fatto notare da Bruno Arpaia nella postfazione, questo «fu il primo romanzo a sottolineare la devastazione dell'ambiente derivante dall'industrializzazione, un anno dopo la pubblicazione del famoso Rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma e nell'immediata vigilia della prima crisi petrolifera e delle domeniche di austerity» (p. 132). E infatti si trovano spaccati di descrizione di quanto l'industria richiede nuovi spazi strappati alla campagna, per cui si distruggono boschi, a costo di lasciare la fauna locale senza alcun riparo. In più luoghi Augusto Secondo fa riferimento alle conseguenze nefaste che avrà l'impiego massiccio della plastica. Inoltre, il paesaggio industriale si fa grigio, inospitale, asfittico, in grado di togliere l'aria e cambiare le priorità di chi lo frequenta. 

Con l'apparente levità della fiaba, Giuseppe Berto propone una storia fuori dal coro ai tempi della letteratura industriale, in voga dal Dopoguerra. Non si loda il boom economico, né si crede al dio del progresso; anzi, Berto mostra con umorismo quanto chi si tiene lontano dall'etica del profitto, come il suo protagonista, venga emarginato dalla società. Ma non è detto che, da emarginato, Augusto Secondo non trovi un suo locus amoenus in buona compagnia, con un lieto fine decisamente inaspettato e fantasioso. 

GMGhioni