Una storia dei diritti delle donne
di Alessandra Facchi e Orsetta Giolo
il Mulino, settembre 2023
pp. 224
€16 (cartaceo)
€11,99 (e-book)
«La storia dei diritti delle donne è diversa da quella che viene correntemente considerata la storia dei diritti fondamentali e umani» (p. 7): su questo spunto di riflessione, tanto semplice quanto crudelmente efficace, si apre Una storia dei diritti delle donne, uscito di recente per il Mulino.
In questo saggio le autrici, Alessandra Facchi e Orsetta Giolo, propongono una rassegna cronologica di quello che è stato l’inquadramento sociale della donna tra il basso Medioevo e la seconda metà del Novecento: occupandosi di volta in volta della sfera familiare e di quella pubblica, della giurisdizione del lavoro e di quella penale, il percorso che viene tracciato è quello di una conquista graduale di diritti fondamentali che ha impiegato centinaia di anni, perché per ottenerli è stato necessario non solo lottare politicamente, ma cambiare una secolare visione sociale e filosofica dei rapporti di genere.
Prima di iniziare la narrazione storiografica, infatti, le autrici si occupano di spiegare le origini della gerarchizzazione tra i generi e della subordinazione imposta alle donne: la trovano nell’esclusione della donna proprio dai diritti naturali dell’uomo, un’esclusione giustificata dalla supposta differenza di costituzione tra uomo e donna, il primo razionale, la seconda istintiva, passionale, dunque non adatta alla gestione della cosa pubblcia. Se per il lettore è facile visualizzare la donna medievale relegata alle cure di casa e famiglia, «in obsequio mariti e in servitio viri», «in una condizione subalterna all’autorità maschile, disponendo il controllo della loro vita e del loro corpo» (p. 25), più difficile sarà accettare che neanche la ventata di ideali umani e progressisti portata dall’Illuminismo ha permesso alle donne di disporre della libertà personale.
Infatti, se l’eguaglianza morale e giuridica tra i due sessi è promossa da alcuni intellettuali come Condorcet, altri, tra cui lo stesso Rousseau, insistono ancora sulla differenza biologica – dunque, sessuale – tra uomo e donna per non far fuoriuscire quest’ultima dal binario del suo «ruolo naturale» (p. 49) di madre, moglie, serva. Ancora nell’800:
Il corpo delle donne viene trattato quale bene nella disponibilità dell’autorità maschile di appartenenza, un bene che non deve essere violato per non disonorare il legittimo proprietario. (p. 83)
La rivendicazione dell’eguaglianza di diritti è stata di certo appoggiata da alcuni intellettuali uomini (come John Stuart Mill, autore di The subjection of women), ma si deve in parte maggiore alle lotte politiche e al lavoro letterario che le donne hanno condotto sin dai tempi di Christine de Pizan. Le autrici di questo saggio scelgono di non presentare al lettore le sole figure iconiche del femminismo, convinte che l’emancipazione sia stata conquistata grazie alla lotta, anche su scala piccola e personale, di tutte, non solo delle più celebri. E tuttavia, anche la rassegna di scrittrici, storiche, studiose del diritto, nobili illuminate e rivoluzionarie è abbondante e comprende autrici come Carolina Lattanzi, Olympe De Gouges e Mary Wollstonecraft (nel ‘700) Caroline Norton, Anna Maria Mozzoni, Valeria Benetti Brunelli (nell’800). In letteratura, scrittrici come Mme de Staël, Mary Shelley, Jane Austen, Edith Worton, e poi George Sand, Virginia Woolf e Simone de Beauvoir contribuiscono a diffondere consapevolezza attraverso il mezzo che tradizionalmente è stato lasciato alle donne come intrattenimento domestico: i libri.
Facchi e Giolo sviluppano un discorso limpido, informato e mai polemico in un saggio che si legge con la scorrevolezza di un romanzo, attraverso un’analisi delle due fasi del femminismo e un focus tematico di volta in volta sulle diverse rivendicazioni: l’accesso egualitario all’istruzione, la cessazione dello sfruttamento dei corpi, della violenza domestica, la possibilità di ottenere il divorzio, di avere accesso al mondo salariato e alle cariche pubbliche.
Su un piano temporale più vicino a noi le autrici invitano a porre l’attenzione su come la discriminazione di genere sia passata su un altro piano:
Il raggiungimento dell’eguaglianza giuridica è dopo breve tempo seguito dalla constatazione della sua insufficienza, delle difficoltà di accesso effettivo ai diritti e delle radicate e diffuse discriminazioni di fatto rispetto agli uomini. (p. 116)
Grande merito di questo volume è la prospettiva post-coloniale e globale adottata in vari capitoli, per evitare di raccontare una storia parziale dei diritti delle donne – quella occidentale – e aprirsi invece a una riflessione intersezionale: in un mondo sempre più instabile e minaccioso è importante ricordare che i diritti umani non sono arrivati allo stesso modo in ogni luogo, e che spesso le discriminazioni di genere si incrociano con quelle etniche, religiose e di statuto sociale.
Michela La Grotteria