La vita è breve, le relazioni e il piacere anche: alla scoperta della nuova raccolta di racconti di Veronica Raimo


La vita è breve, eccetera
di Veronica Raimo
Einaudi, ottobre 2023

pp. 168
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Sono undici i racconti che popolano il nuovo libro di Veronica Raimo, La vita è breve, eccetera, titolo d'impatto che appartiene anche all'unico testo non ancora edito in rivista o su web. Siamo davanti a una raccolta che si compone di testi appartenenti a un quindicennio (da Come nessuna madre del 2008 a Non si guardano i nani del 2023), con particolare concentrazione di testi recenti, alcuni recentissimi. Eppure appare straordinario notare come, benché la forbice temporale sia ampia, temi, stile e sensazioni si rincorrano ora innovandosi, ora richiamandosi da un racconto all'altro.

Innanzitutto, al centro dei racconti ci sono le donne. Che siano io-narranti o meno, la focalizzazione è sempre calata sulla protagonista femminile. Di età diverse tra loro, spesso lavorano nel campo della comunicazione, sono intervistatrici o fotoreporter, maneggiano abitualmente la scrittura, narrativa o meno. Di loro sentiamo i pensieri, viviamo il presente e affondiamo, giusto dove serve, nel passato. 

Leggendo i racconti, si ha la sensazione che l'identità sia spesso in bilico, non sempre perché la protagonista è in formazione e questo non costituisce necessariamente un problema per la protagonista. Possono subentrare eventi esterni che sconvolgono l'equilibrio raggiunto o semplicemente i personaggi stanno andando alla ricerca di sé, senza preoccuparsi troppo di darsi una forma definita (ammesso che si possa fare). Infatti, se in Non si guardano i nani la protagonista lascia che i parenti newyorkesi di una sua collega la scambino per la loro nipotina, che non hanno mai visto negli ultimi anni, in Possiamo sbagliare ancora una donna, ora in carcere, è passata in poco tempo da essere un'artista a una terrorista. Così, la protagonista di La vita è breve, eccetera osserva la scelta di vita autarchica di Vincent, personaggio che viene osannato da tutti quale una specie di guru, e, benché all'inizio desideri mettere in luce le contraddizioni di questo personaggio, poi si trova a mettere in dubbio molto della sua stessa vita. La dicotomia tra come siamo e come ci vedono gli altri è una traccia nascosta, meno imperativa rispetto ad altri argomenti, eppure suona di racconto in racconto. Talvolta, anche l'identità sessuale è in bilico, così come le proprie relazioni. 

E le relazioni costituiscono un caposaldo di questa raccolta: Veronica Raimo smargina i sentimenti sotto una penna che si sa introdurre nella trama a fondo, colpendo forte. Non rivela, lascia che le cose emergano da sole da fatti, pensieri a ruota libera di un personaggio, dalle parole di un dialogo. Il tradimento è spesso un elemento che si accompagna alle omissioni, alle bugie, ma soprattutto agli interrogativi pressanti che si fanno pensiero e talvolta ossessione. C'è chi “fa l'amore” e chi “scopa”, in questi racconti, e non è detto che non ci sia qualcuno, a casa, che aspetta il ritorno. Accade ne La scossa, in cui i due amanti vengono sorpresi a letto insieme dal terremoto. Altrove ci sono relazioni che non hanno costrutto, vivono della loro precarietà e sono, tutto sommato, secondarie nella vita della protagonista, come ne La commissione, mentre altre eccitano in quanto proibite, come in Come nessuna madre, in cui una ballerina classica diciassettenne scopre il piacere con il suo maestro, sposato e futuro padre di famiglia. E anche tra coetanee o poco più, come in Totò, l'amore non è trasparente, perché un triangolo porta a uno sfogo di violenza e a un'idea ben diversa di tradimento. Su questi temi Raimo raggiunge spesso il limite dell'indicibile e per qualche lettore forse lo sta già superando, mentre trovo che i suoi romanzi trasudino libertà proprio dove parlano di relazioni.

E che dire degli amori che finiscono? L'ultimo racconto, Presenza, è un monologo interiore affascinante, che passa da definizioni sentenziose su cosa significhi lasciarsi a rintocchi di ricordi, che rendono ancor più evidente come siano i dettagli a negare di uscire indenni da una storia (ma se ne esce poi davvero?). Altre volte il passato rintocca nel presente, come in Nice Person, racconto che vive di alternanza tra flashback e presente: un rapporto occasionale con un musicista appena intervistato si avvicenda ai ricordi di una storia finita ma, paradossalmente, fin troppo vivida per vivere con abbandono l'incontro. 

Se il viaggio rappresenta l'altrove, spesso spersonalizzante, per quanto interessante e quasi oggetto di culto, casa è un posto che si risemantizza nei diversi racconti. Sono i luoghi chiusi, quelli raccontati maggiormente da Veronica Raimo in questi racconti, con sfumature ben diverse: stanzini sordidi dove nascondere la passione, casa come luogo dove scrivere, un appartamento nuovo comprato di nascosto dove dimostrare a sé stessa che si può fare a meno del proprio ex, seconda casa dove sfogare le frustrazioni per la propria famiglia,... I luoghi, benché non siano descritti a fondo, sono contenitori più o meno nascosti di interiorità in subbuglio, verità taciute, altre messe costantemente in dubbio dal trascorrere del tempo. Ed è lì che spesso prende vita il corpo, vero coprotagonista di tutti i racconti: amato o non ancora pienamente accettato, strumento per il proprio e l'altrui piacere, maschera di un'interiorità solitaria e non condivisibile, il corpo non è solo spazio, ma anche entità pulsante in questi racconti che non tacciono niente. 

Veronica Raimo, che scriva di far l'amore o di scopare, di rapporti orali o anali, crea storie estremamente credibili, prive di forzature o di tabù, e acquistano così una forza narrativa straordinaria: la spontaneità. Sì, perché l'autrice non vuole sconvolgere, ma semplicemente racconta come va la vita, e la vita passa attraverso il corpo, attraverso pensieri troppo spesso censurati dal politicamente corretto. Ma quei pensieri, li abbiamo. E teniamo sempre presente che Veronica Raimo non ci spiega mai le sue storie: lascia spazio al nostro sentire e interpretare. Insomma, come fanno i racconti che funzionano, i suoi testi approfittano della brevità per condensare immagini, simboli che possiamo ma non dobbiamo decodificare per forza per goderci questa gran bella raccolta, da leggere tutta in una volta o da centellinare, meditando tra un pezzo e l'altro su quel sintagma che colpisce o su quello scampolo di altrove che ci ha travolti.

GMGhioni