Il ladro in caserma
di Tobias
Wolff
traduzione
di Angela Tranfo
Racconti
edizioni, settembre 2023
pp. 114
€ 13,00
(cartaceo)
€ 5,99
(ebook)
Il tipo di fronte a me si mise a ridere. Risero anche molti altri. Io no, nonostante mi venisse spontaneo. Soltanto un’ora fa l’uomo steso sul ciglio della strada era vivo, e adesso era morto. (pp. 38-39)
Nonostante
la brevità del testo (una ottantina di pagine, considerando che la narrazione vere
e propria è preceduta da una breve introduzione), in questo racconto Tobias
Wolff prende su di sé un rischio notevole, ancorché calcolato: a
circa metà storia, infatti, la prospettiva cambia e da una terza persona
onnisciente passa a una prima persona incentrata sul protagonista Philip Bishop.
Questo racconto è, di fatto, diviso in due parti: nella prima troviamo la famiglia Bishop nel momento in cui la dissoluzione dell’unità familiare è in pieno svolgimento. Guy Bishop, padre di Philip e Keith, innamorato di un’altra donna decide di abbandonare moglie e figli e andare a vivere con lei. Questo gesto porta con sé tutto il resto: i figli sono costretti a passare da una adolescenza piuttosto normale a una giovinezza rapida e turbolenta, fatta di fughe da casa, consumo di erba e lavoretti per portare in tavola il pane; la madre dei due ragazzi, allo stesso modo, si ritrova a fare i conti con una famiglia devastata. Il cerchio si chiude – almeno per questo momento – quando Philip decide di arruolarsi per andare a combattere in Vietnam. È una decisione, la sua, dettata non tanto dal patriottismo quanto dal bisogno di allontanarsi da un padre fallito, da una madre incapace di gestire gli eventi e da un fratello che sa solo fuggire. Anche la sua, a ben guardare, è una fuga: una scelta impulsiva, come tante si fanno in quel periodo di mezzo fra l’adolescenza e la piena età adulta.
Nella seconda
parte, il passaggio alla prima persona porta il lettore dentro la caserma. Philip
è un soldato, si addestra come paracadutista, stringe poche amicizie. L’evento
che dà il titolo alla short story, ossia i furti nelle camerate, trovano
a ben vedere poco spazio all’interno della narrazione, certamente meno di quel
che ci si aspetterebbe. L’evento avviene, ma la sua rilevanza, all’interno dell’intera
storia, sembra minima, soprattutto se consideriamo il contesto in generale: nel
prima, una famiglia fatta a pezzi; nel dopo (e nel durante), una
guerra che ha segnato nel profondo lo spirito statunitense, la prima vera
grande sconfitta di una nazione che si credeva invincibile e che ha condotto
migliaia di uomini alla morte o a una vita fatta di disturbi post-traumatici da
stress. In tutto questo – fra tutto ciò che si poteva raccontare di questo
periodo storico – Tobias Wolff assegna il compito di “far diventare grande” il
proprio personaggio a un evento futile, quasi uno scarto, come una serie di
furti in caserma. Furti, oltretutto, che durano ben poco e non portano a nulla
di rilevante, se non una scena finale in cui tutto esplode ma – è bene
ripeterlo – risulta ben poco rispetto a ciò che si può raccontare di ciò che accade in caserma o durante
la vita di soldati in guerra.
Se però guardiamo
a cosa comporta questo gesto per il protagonista Philip allora la
prospettiva cambia. Philip è solo, in un luogo ostile e ha intorno a sé solo
volti induriti dagli eventi. La sua famiglia si è sciolta per tutta una serie
di menzogne – quelle del padre, che ha condotto una doppia vita; quelle del fratello, che non si sa mai dove sia né come stia – e ora,
nuovamente, torna l’incubo di qualcosa che accade di nascosto e sul quale lui
non ha potere. I furti avvengono comunque e questo, per Philip, è ben più
rilevante dell’addestramento massacrante con cui ha a che fare tutti i giorni;
è più rilevante persino della morte che sente avvicinarsi ogni volta che
qualcuno torna per la licenza e racconta cosa ha visto. È questo dettaglio – avere
un ladro nelle camerate – a rendere impossibile la vita di Philip. In qualche
modo non possiamo decidere cosa entrerà al centro della nostra attenzione, sembra dirci Wolff, quale sarà il motivo che ci porterà a compiere delle scelte. Siamo preda di
eventi più grandi di noi, sempre.
Al termine del racconto, quando tutto ciò che c’era da raccontare sul ladro in caserma sarà raccontato, troveremo un nuovo Philip che, nella retrospettiva di un futuro imprecisato ma che sappiamo essere dopo, riconoscerà in quel periodo di formazione della caserma il fondamentale momento di passaggio fra l’adolescenza e l’età adulta. Per Philip, il battesimo del fuoco che ha segnato la fine della vita in famiglia e l’inizio della propria individualità, è e sarà sempre l’aver avuto a che fare con un ladro in caserma. In questo gioco di prospettive sotto- e sovradimensionate sta il genio di Tobias Wolff.
David Valentini