Artissima Fair, ormai giunta alla sua trentesima edizione, è un immenso serbatoio di idee, artisti, gallerie, curatori, compratori, fruitori e appassionati di Arte Contemporanea.
Tra l’altro, si legge nel saggio:
According to the proposition of the International Commission on Stratigraphy, the Anthropocene follows the Holocene, the epoch that began around twelve thousand years ago with the end of the last glaciation and ended with the atomic-weapons experiments of the midtwentieth century. (p. 126)
E ancora:
“An essential moment in the history of the idea of nature as a resource is tied to the expansion of Roman Catholicism across Europe, especially its aspect of imperialistic Platonism. It expelled spirits and deities from forests, rivers, mountains, and seas. Despiritualized, all these things became “empty spaces” first, and then “materials” conveniently used by the Industrial Revolution many centuries later. (p. 127)
Questo concetto è stato declinato dagli artisti in diversi modi e soprattutto l’arte ha voluto cogliere l’occasione per diventare veicolo e messaggio e per guardare al futuro, sempre tenendo in primo piano “le relazioni di cura”. Il direttore della fiera, Luigi Fassi, è da sempre convinto che Artissima sia un acceleratore di tendenze, un modo per mettere in atto ciò che spesso nel mondo dell’arte - ma anche nel mondo in generale - resta in potenza.
Per gli appassionati di libri e e grafica, oltre alle riviste di settore (interessante il fatto che “Il giornale dell’Arte” fondato da Umberto Allemandi quarant'anni fa, sia, per il terzo anno consecutivo, meda partner di Artissima e quest’anno con un progetto su web, del diario dalla fiera, che trovate qui: www.ilgiornaledellarte.com) anche nuovissime pubblicazioni internazionali da scoprire, ad esempio l’indipendente Lynx (https://contemporarylynx.co.uk/) o le più note Exibart e Artribune.
Poi ci sono i disegni; una sezione di 12 gallerie, che presentano il disegno come linguaggio espressivo e infine le due sezioni dal titolo: Present Future (dedicata alle ricerche sperimentali di talenti emergenti) e Back to future (dedicata ai pionieri dell’arte, quest’anno con artiste attive dal 1950 al 1979, che hanno utilizzato l’arte come strumento di lotta).
Che impressioni mi ha lasciato Artissima quest’anno? Una generale tendenza al ritorno negli spazi più classici dell’arte; è meno presente invece ciò che forse mi piace di più, ovvero lo sperimentalismo, ma nello stesso tempo si nota una maggiore cura nel presentare le opere dei propri artisti da parte delle gallerie, che si concentrano in modo più specifico sui loro autori, badando più alla sostanza che alla forma. Poi, come sempre, il rammarico di non possedere cifre astronomiche per comprare un Fontana o un Burri e nemmeno un milione per un grande dipinto di Yue Minjun della Galleria Tang Contemporary Art, ma per chi ha un budget sotto i 50mila euro i pezzi abbordabili - si tratta pur sempre di una fiera e si incontrano tanti collezionisti giunti proprio per acquistare - sono numerosi. I progetti e gli artisti da scoprire, come sempre, sono numerosissimi. Io mi diverto a mettere in relazione le opere con i visitatori e vi propongo una carrellata di scatti della seconda giornata. Anche questo è “prendersi cura” di ciò che ci piace e di ciò che amiamo.
Samantha Viva