Bestie
di Dizz Tate
Neri Pozza Editore, ottobre 2023
Traduzione di Annalisa di Liddo
pp. 224
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
First things first, come dicono gli anglofoni: non ho mai letto niente come Bestie. E in questa recensione non sarei onesta se vi raccontassi di cosa parla Bestie, rispondendo alla sempiterna domanda che tutti tirano fuori appena scoprono che un tale libro vi è piaciuto: il tremendo “di cosa parla?”. Potrei dirvi che è un libro che racconta la prima adolescenza di un gruppo di ragazzine in un contesto suburbano e degradato di una Florida che sembra color pastello ma invece è solo in Technicolor sbiadito dal sole cocente; potrei mettermi qui a dissezionare l’apparato narratologico del libro, dalla spiazzante narrazione in prima persona plurale ai capitoli che, tramite flash-forward, raccontano i destini individuali di ciascuna ragazzina; potrei analizzare il simbolismo del talent show a cui soccombono tutte le madri e i figli che vivono intorno a Falls Landing e che immaginano l’aereo per Los Angeles come il punto di partenza di qualsiasi destino degno di questo nome. Potrei raccontare la storia di Sammy, protagonista in absentia del libro, colei che diventa centro di ogni attenzione proprio nel momento in cui scompare – al contrario del gruppo di protagoniste, che invece osservano tutto senza mai farsi osservare. Nemmeno da noi lettori.
Ma non sarei onesta
se raccontassi così Bestie. Perché Bestie non è fatto del suo
contenuto, ma di tutto ciò che sta intorno alla semplice trama.
E non parlo solo del contenitore, cioè della stupenda prosa materica di Dizz
Tate, piena di consistenze; Bestie è l’esperienza di lettura che ciascun
lettore ne ha. Per chi ha vissuto la Florida, o anche solamente gli Stati Uniti,
e chi è invece popolato solo dagli stereotipi che ne abbiamo in Europa, che
costituiscono un vero e proprio mondo a sé; per chi ha vissuto l’adolescenza di
recente o chi decenni fa, per chi ne è uscito da vincente o da perdente; per
chi in queste categorie dicotomiche non crede più, e chi invece è convinto che tutti
ci portiamo dentro il germe di chi siamo stati da ragazzini, quelle
insicurezze, quelle regole autoimposte, quell’intensità.
Bestie è un libro contemporaneamente fatto di
ferro e di vapore, di carne e d’aria: leggerlo lascia sapori pastosi in bocca,
fa sentire l’umidità sulla pelle, l’asfalto bollente sotto i piedi mentre corriamo accanto alle protagoniste, quelle “bestie” costantemente scalze e spettinate, cattive e
purissime. Allo stesso tempo, nel momento in cui la storia si avvia alla
conclusione, Bestie si ritrae davanti ai nostri occhi, si fa di fumo
appena cerchiamo di stringerlo in pugno: i capitoli con i destini di ogni
ragazzina non si concludono, e il finale della storia è, di nuovo, un
contenitore, una metafora, che sta a noi riempire del contenuto in cui crediamo.
Dopotutto, se una storia vuole davvero essere onesta deve per forza raffigurare
una vita che non finisce mai davvero – e Neri Pozza ci ha ormai abituato a
questo tipo di storie di formazioni incomplete, un po’ come accadeva in La nuova me di Halle Butler; storie che somigliano al modo in cui la vita ci
lascia segni addosso (come quello sulla coscia di Britney) per poi proseguire
indefessa, senza vincitori né vinti, e noi continuiamo con lei, piene di
cicatrici e di graffi mal rimarginati. Bestie mette in campo il realismo
magico nel momento in cui il realismo tout court si rivela inadeguato a
raccontare veramente cosa succede quando una ragazzina entra nell’età adulta, e
condivide così la scelta, solo apparentemente controintuitiva, di moltissime narratrici
contemporanee, che rifiutano la compiutezza classica della forma romanzo per
voler narrare una realtà più vera, più profonda, davvero universale. Una
metafora che sta a ciascun lettore interpretare.
Ecco qui, con
onestà, la mia lettura di Bestie: una recensione che butta giù la
maschera e si rivela una lettura personale, emozionata e viva di un libro
universale, emozionante e vero. Che dovete per forza leggere per capire.
Marta Olivi