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L’accesso alla palestra è, per la goffa Mari, quasi una discesa infernale: manifesti a tutta parete celebrano corpi tonici e la perfetta forma fisica, misurano il valore dell’uomo e della donna in base alla quantità di allenamento praticato. Le amiche di Nico paiono uscite da un catalogo di fotomodelle e, se non la guardano con malcelato disprezzo, si limitano a ignorarla, mentre le macchine che la circondano paiono strumenti di tortura.
Da qui si innesca la
narrazione, che catapulta le protagoniste in un universo parallelo in cui tutti i valori appaiono rovesciati, i canoni sovvertiti, i modelli ridefiniti. In quella realtà, curvy è bello, i supermercati esaltano
prodotti ipercalorici e i negozi non tengono vestiti per le “taglie deboli”. Lì
Marisol è una ragazza immagine, Nico invece derisa e continuamente additata per
la sua magrezza, vista come indice di cattiva salute, ma soprattutto di difformità rispetto agli standard.
Dopo Nina che disagio (di cui avevamo scritto qui) Ilaria Palleschi torna a riflettere su giovani donne alle prese con le proprie intime fragilità, e le coglie nel momento del confronto con se stesse e della successiva rivelazione. In questo nuovo volume, l'autrice gioca con gli stereotipi relativi alla forma fisica, ponendo in parallelo due mondi ugualmente esagerati, intransigenti nell’imporre un tipo dominante. Muovendosi tra il presente in cui vivono le due ragazze e scorci sul passato, attraverso cui Nico progressivamente prende coscienza di come si deve essere sentita la sorella nel suo vivere quotidiano, la disegnatrice prende la distanza dagli estremi, suggerendo l’accettazione come principale valore di una società davvero inclusiva, in cui ciascuno possa sentirsi a proprio agio. Ecco allora che a un ideale di corpo (o a un corpo ideale) si deve contrapporre la varietà dei corpi, l’unicità dei singoli esseri umani; alla logica della superficie e dell’apparenza quella della profondità, della conoscenza reale dell’altro; al controllo a ogni costo, che spesso conduce alla mortificazione del sé, la ricerca di momenti di abbandono e di spensieratezza.
A tutte queste domande prova
a rispondere, con seria leggerezza, Ilaria Palleschi attraverso le sue
protagoniste. Conforme infatti è
anche, forse soprattutto, la storia di un
legame tra sorelle che non è impossibile costruire (o ricostruire), previa
una ridefinizione dei rapporti in un’ottica di parità e accoglienza.