Siamo in Svezia, a Lillängen. Una scena del crimine sconvolge gli investigatori, soprattutto perché i due cadaveri, ritrovati sul fondo della piscina vuota, il 31 dicembre, erano dentro una casa in cui si stava tenendo una festa. Questi sono gli indizi che ci introducono dentro un thriller che procede lentamente e in cui ogni capitolo ha il titolo di una portata della cena dell’ultimo dell’anno, dall’antipasto al digestivo.
Per comprendere l’inizio di questo thriller, che in realtà è la fine, grazie ad un’abile prolessi, bisogna fare un salto indietro, scavare nel passato dei partecipanti a questo capodanno, che si conclude in un modo macabro e capire cosa sia successo ai due morti per portarli ad un gesto così terribile e a una morte simile.
Quindi, utilizzando l’analessi, ecco ripercorrere il giorno prima: il lettore comincia a conoscere le storie e le vicende dei personaggi, con questo movimento abile, e nel saltare avanti e indietro nel tempo riviviamo i giorni precedenti l’omicidio, la sera della festa di Capodanno ma anche, andando ancora più indietro, per capirne le cause, i diciotto anni prima, quando due coppie cercano disperatamente di avere un figlio. L’intreccio è dunque denso di suspense, mentre la parte descrittiva è totalmente concentrata sui personaggi, anche se il punto di vista di Lisa ci appare subito quello predominante e non a caso.
La trama ci racconta di due giovani, Ebba e Marlon, che sono due ragazzi innamorati nonché coloro che hanno organizzato la festa, per presentarsi alle rispettive famiglie. Mentre si appresta alla fine del turno in ospedale, Lisa, madre di Ebba e caposala, apprende di un misterioso furto di oppiacei e antidolorifici molto potenti, nel suo luogo di lavoro, particolare che è messo in rilievo già dalle prima pagine e che risulterà determinante per gli eventi finali. Proprio mentre Lisa torna a casa per preparare la cena, a comunicargli il furto è Tom , il suo amico da vent’anni, il medico che si è offerto di far l’inventario al suo posto, ma scopriremo presto che è stato più di un amico per Lisa.
Tom aveva ragione nel dire che è difficile per i genitori quando i figli crescono. Ma lui conosce la particolare storia di Lisa ed Ebba. Sa che per Lisa è più difficile rispetto alle altre madri. Ebba non può avere memoria di come sia stato quando Lisa era in congedo per malattia. Ma il senso di colpa la affligge
ancora, anche se sono passati tanti anni. (p. 30)
Poi ci sono altri personaggi, tutt'altro che secondari, come Mikael, marito di Lisa e i genitori di Marlon, Camilla e Sören. Ognuno ha un ruolo in questa storia e tutti sono responsabili, in qualche modo, della fine.
I vari indizi sono già disseminati, ma il colpo di scena deve ancora arrivare, ed è la cena stessa a offrirlo, quando i due ospiti, che sono anche i genitori del fidanzato della figlia, si presentano alla porta di Lisa, che solo in quel momento capirà di essere in una situazione assurda, visto che i due non sono affatto degli sconosciuti, ma due ben noti volti del suo passato, tornati per tormentarla.
Sente una voce di donna che conosce, ma non ne vede il volto poiché il suo sguardo è fisso sull’uomo in piedi accanto a Marlon. La gola si irrigidisce. Non riesce a emettere suono. «Lisa?» chiede la donna di nuovo. «Dio mio, sei tu?» La donna si mette davanti al marito. Indossa un completo pantalone bianco e nero e sopra un cappotto color bordeaux, scarpe lucide con i tacchi alti. (p. 53)
Il pregio di questo thriller sta nell’orchestrare i momenti di suspense con quelli narrativi, che introducono al tema della genitorialità in modo molto convincente. Il difetto è determinato dal fatto che ciò che il lettore attento comincia già a temere si rivelerà in tutta la sua sconcertante verità alla fine, sebbene con modalità interessanti, dal punto di vista dell’omicidio, dell’identità dei due cadaveri e delle motivazioni che l’hanno scatenato.
La cena è un thriller psicologico che gioca sulle paure più ancestrali, sui sensi di colpa, sul senso di protezione e sulle menzogne, ma che non è in grado di spiazzare totalmente il lettore, nonostante una buona dose di rivelazioni scioccanti, che hanno però un merito: mostrarci il mondo svedese sotto un altro punto di vista, torbido e manipolatore e meno lineare di uno spazio componibile, di quanto molti frequentatori di mobilifici di area nordica non sospettino.
Samantha Viva