Maria Sofia. L’ultima regina del Sud
di Aurelio Musi
Neri Pozza, 2022
pp. 231
€ 18 (cartaceo)
€ 8,99 ( ebook)
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Alta, slanciata, elegante nel portamento nobile e insieme grazioso, con magnifica capigliatura castana, un viso dall’espressione dolce e assai accattivante, bellissimi occhi di color azzurro-cupo […]. (p. 15)
La Storia ci insegna quanto alcune figure storiche siano state destinate a essere eclissate da altre e in qualche modo dimenticate; i motivi possono essere vari e diversi, ma riscoprire questi personaggi significa soprattutto ripercorre la nostra storia e incontrare donne e uomini che l’hanno cambiata. È sicuramente il caso dell’Ultima regina del Sud, Maria Sofia, magistralmente narrata nel saggio di Aurelio Musi.
Questa regina ante litteram è stata da poco riscoperta, poiché, per lungo tempo, la sua vita e le sue imprese sono state eclissate dalla ben più nota sorella. Maria Sofia, infatti, era la sorella di Sissi, entrambe membri della famosa casata dei Wittelsbach. Eppure, la figura storica di Maria Sofia è stata altrettanto importante, considerato anche il periodo storico in cui fu regina del Regno delle Due Sicilie. La sua biografia si pone a cavallo del Risorgimento, quando, come consorte dell’ultimo re borbonico Francesco II, deve fronteggiare il movimento politico che porterà all’Unità d’Italia; un movimento che, ormai in moto, non ebbe modo di arrestare.
Sebbene fosse stata regina per poco più di anno (dal maggio del 1859 al febbraio del 1861), la giovane donna seppe entrare nell’immaginario collettivo in primis degli abitanti di Napoli e poi dell’intera Europa, diventando quasi un simbolo di una lotta destinata però a fallire in partenza. D’altronde, già la sua infanzia fu sicuramente fuori dagli schemi: prediletta dal padre, come alla sorella Sissi, anche a Maria Sofia fu impartita un’educazione moderna, lontana dall’intransigenza delle classi nobiliari dell’epoca. L’infanzia e la giovinezza delle sorelle Wittelsbach fu, dunque, felice e serena, accompagnata da un padre dalla visione moderna e da una madre volitiva. E fu proprio la madre a procurarle un matrimonio che la giovane Maria Sofia non poteva rifiutare: quello con il giovane rampollo della casata borbonica, Francesco II. La giovane coppia sembrava avere, almeno in teoria, tutte le carte in regola per un futuro glorioso, ma, già qualche mese dalle nozze, il loro rapporto iniziò a scricchiolare: Francesco II non era quell’uomo aitante e sicuro di sé che la madre (e il resto della corte bavarese) le aveva promesso. Era un sovrano introverso, con gravi problemi di salute che non gli permettevano di consumare il matrimonio; per di più, fin da subito, si era dimostrato incapace di fronteggiare la deriva pericolosa (almeno dal suo punto di vista e da quello del Regno delle Due Sicilie) che la monarchia stava prendendo.
C’è quindi un prima e un dopo nella vita di Sofia e lo spartiacque fu, appunto, il matrimonio con Francesco; a suo malgrado e appena all’età di diciannove anni, la giovane si ritrovò immersa nella Storia italiana. E non fu solo questo perché la vita di Maria Sofia sembrò procedere per punti di non ritorno che cambiarono il suo destino per sempre: da una parte, dunque, il matrimonio regale e dall’altra il Risorgimento. Se in un primo momento, Maria Sofia scelse di appoggiare il marito e provare a fermare l’arrivo di Garibaldi e le sue truppe - celebre, come racconta anche l’autore, l’impresa di Gaeta-; dall’altra, cosa le accadde dopo la perdita della corona? Ecco, è forse questa la parte più interessante (e meno raccontata) della sua vita: accolta dalla corte pontificia, viaggiò in Europa, legandosi con gli anarchici e con i briganti, nel tentativo di restaurare quello che era stato il suo mondo fino allo sbarco garibaldino.
Non è casuale il fatto che la biografia di Maria Sofia, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni del Settanta dell’Ottocento, non abbia avuto più il suo centro in Italia ma si sia spostata prima nel cuore della Mitteleuropa, nei territori dei due imperi centrali […]. (p. 117)
Maria Sofia. L’ultima regina del Sud è un saggio puntuale che ha l’intento di far scoprire una figura storica che è stata altrettanto importante quanto quella di Sissi. È il racconto di una donna che, alla fine, fu più re che regina e che seppe reinventarsi dopo la perdita del regno, non rassegnandosi mai alla sconfitta. Aurelio Musi, però, va oltre la sua figura puramente storica, raccontandoci anche come sia stata per moltissimo tempo fonte di pettegolezzi, fotomontaggi (tra l’altro il primo della storia) e di cospirazioni mai del tutto conclusive; segno evidente di quanto fosse osservata all’epoca, diventando il simbolo di un nuovo modello femminile di sovrana: meno incline a sopportare la Storia, ma a farla.
Le Due Sicilie erano stato l’unico caso di mobilitazione popolare da parte di una dinastia italiana per tentare di conquistare il regno dopo l’unificazione della penisola. Non si era mai registrato nessun altro caso di resistenza armata. (p. 101)
Giada Marzocchi
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