Casa dolce casa
di Ana Reyes
Feltrinelli, ottobre 2023
Traduzione di Elena Cantoni
pp. 304
€ 19 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
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In questo romanzo, l’autrice, Ana Reyes, che ha catturato l’opinione pubblica ritagliandosi anche una menzione speciale nel book-club di Reese Witherspoon, conquista con una serie di elementi avvincenti e alcune tematiche molto attuali, in particolare la solidarietà femminile, la fiducia, l’amore materno e la memoria, rendendolo un thriller dai risvolti psicologici.
Quando conosciamo Maya, alle prese con la sua vita, una dipendenza alimentata da un dottore poco professionale e un fidanzato che ama, ma a cui non riesce a raccontare la verità, comprendiamo che dietro il suo malessere deve esserci dell’altro.
Ma è durante una notte particolarmente agitata, quando Maya guarda un video su YouTube, che percepiamo il terrore che la attanaglia, oggi come sette anni prima. All’epoca diciassettenne, la protagonista frequentava un ragazzo molto misterioso, Frank. Almeno fino a quando la sua migliore amica Aubrey non muore, in compagnia di quell’uomo, in un modo inspiegabile. Nel video virale, che fa piombare la ragazza nel panico, si assiste a una scena quasi identica: una donna muore di colpo accanto a Frank.
È a questo punto che il suo mondo sembra crollare, complice la crisi d’astinenza da benzodiazepine, che Maya assume da anni contro l’ansia e l’insonnia. Qualcosa la tormenta, diviene ricorrente l’immagine di una casa nel bosco, la sensazione che ci siano dei vuoti nel suo vissuto accanto a Frank e tutto ciò che la induce a tornare lì, dove tutto è iniziato, nella sua vecchia casa, da sua madre per cercare di mettere a posto i ricordi e fare giustizia.
Quello che appare subito evidente è la costruzione di una vicenda in cui il lettore è portato a sospettare anche dell’attendibilità del protagonista, si leggono man mano le sue parole per scovare indizi, si cerca di comprendere il mondo allucinatorio che separa con un filo sottile realtà da sogno e tuttavia non si riesce pienamente a credere alla ragazza.
“Maya non avrebbe la minima voglia di parlare con Aubrey, però deve sapere cosa è accaduto ieri, quando Frank l’ha riaccompagnata a casa. Cinque minuti di tragitto in macchina. Un tempo più che sufficiente per chiacchierare, ridere, flirtare”. (p. 165)
Il tema della fiducia tra donne, in primis tra amiche, è lo stesso che si legge nei rapporti di Maya con sua madre, poiché in famiglia c’è stato già un caso di malattia mentale, per cui la madre teme che la figlia ne sia affetta e le parole di Maya, inspiegabili, sull’omicidio di Aubrey, vengono sminuite e quasi cancellate dai rapporti della polizia, perché per la madre la figlia soffre di qualche forma di ansia ed è molto stressata.
È a questo appunto che appare più chiaro come la storia ruoti attorno al potere del condizionamento psicologico, utilizzato come strumento di controllo, su soggetti facilmente manipolabili e come il far dubitare di se stessi anche le vittime possa lasciare spazio all’approfittatore di turno. Ma c’è ancora un margine che induce al dubbio, e se Maya si fosse inventata tutto?
L’allontanamento dalla sua casa, dai suoi affetti e dalla verità è la conseguenza immediata di questo atteggiamento. La mancanza di una figura paterna, che la giovane donna non ha mai conosciuto, perché morto durante le rivolte studentesche in Perù, è la chiave che permetterà a Frank di avvicinarla. Ma chi è questo Frank e perché si è interessato a lei? Mentre il mistero si infittisce Maya comincia ad intuire la verità e decide di entrare anche lei in quella casa nel bosco, dove Frank l’ha portata già una volta e di scoprire, finalmente, cosa si nasconde dietro quelle mura.
Assolutamente consigliato agli amanti dei thriller psicologici e a chi non teme di fare un bel giro tra le montagne russe.
Samantha Viva
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