Lo leggo o non lo leggo? Oltre settecento pagine non sono una passeggiata, specialmente quando le aspettative molto alte rischiano di demolire l'idea che avevi di uno scrittore. Poi, però, ha avuto la meglio la curiosità, e dunque ho iniziato Le schegge chiedendomi se Bret Easton Ellis, autore che ho letteralmente adorato in passato, avesse qualcosa di nuovo da dire dopo tredici anni di silenzio narrativo.
All'inizio, mi sono detta: rieccoci ai personaggi di Meno di zero. Teenager belli, ricchi, sessualmente iperattivi, studenti alla lussuosa e costosa Buckley, in attesa di un futuro che non sanno nemmeno di volere. Allora nel frattempo si tengono occupati a sperimentare, non so se maggiormente nel campo del sesso, dell'alcol o della droga, tra feste esclusive con tanto di parcheggiatori e camerieri e la sensazione di essere intoccabili, come se il mondo esterno (soprattutto quello degli adulti) non potesse colpire una comunità così. Una comunità che, grazie alla forte influenza della scuola, ha smussato le asperità, le rivalità e le invidie. Un luogo dorato? Mica tanto, se i tuoi studenti dietro l'angolo sniffano coca o si fanno di metaqualone per sopportare una solitudine devastante che va tenuta a bada in qualsiasi modo.
È così che il diciassettenne Bret Ellis ha intenzione di passare i due mesi in cui i suoi genitori lo lasceranno a casa da solo, perché partiti per una crociera lunghissima. Niente di strano, sottolinea il Bret ormai maturo, quello che nel 2020 trova il coraggio di prendere in mano una vicenda sconvolgente, che ha cambiato per sempre la sua vita, sebbene solo di recente abbia trovato la forza di ammetterlo.
Occorre risalire al 1980: durante l'estate un serial killer, detto "Pescatore a Strascico" terrorizza la San Fernando Valley. Interessato soprattutto a prede giovanissime e avvenenti, è particolarmente crudele nel seviziare e "trasformare" le vittime in terribili installazioni, in cui non c'è limite al sadismo o all'immaginazione distorta. I corpi, devastati, vengono ritrovati a giorni di distanza, a volte dopo settimane dalla scomparsa, e si possono solo immaginare le torture subite prima e dopo la morte. Ulteriore tratto di inquietudine? Le case delle vittime designate nelle settimane precedenti al rapimento subiscono effrazioni, durante le quali vengono spostati mobili e oggetti; spesso gli animali domestici vengono portati via; nelle cassette postali compaiono strani "doni" musicali, con poster segnati da un pentacolo o peggio. E, come se non bastasse, le prede vengono tempestate di chiamate silenziose, in cui si riconosce solo un respiro affannoso.
Se Bret segue con sgomento la vicenda e, da aspirante scrittore, si sente portato a immaginare cosa accada alle vittime e cosa il Pescatore abbia in mente davvero, i suoi compagni della Buckley non sembrano quasi farci caso: Debbie, la sua ragazza, è interessata a sballarsi alle feste, a stare con lui e a gareggiare col suo cavallo; Thom, il ragazzo più avvenente, di cui Bret si dice segretamente innamorato fin dai primi anni alle scuole medie, è uno sportivo destinato a diventare nuovamente il "re" della scuola, insieme alla sua ragazza Susan, sogno proibito della maggior parte degli studenti della Buckley. Chi gira attorno, come Ryan, Jeff o Matt, non appartiene davvero al quartetto più popolare della Buckley, e Bret sa benissimo di rientrarvi solo per le sue frequentazioni; brilla di luce riflessa, insomma.
Eppure gli equilibri sembrano venire meno quando, alla Buckley, nella primavera del 1981 arriva un nuovo compagno di scuola: Robert Mallory. Fin da subito, qualcosa nel suo aspetto turba Bret: un misto di attrazione e turbamento, come se Robert "non avesse tutte le rotelle a posto". Al contrario, gli altri sembrano provare simpatia istintiva per il nuovo arrivato che, in quanto a ricchezza, eleganza e avvenenza, ha tutte le carte giuste per entrare nel gruppo più esclusivo della Buckley. Eppure la vita di Robert è piena di ombre, tutte da scoprire...
Parte da qui un percorso di progressiva ossessione, che porta Bret a immaginare Robert implicato in qualche modo nelle vicende del serial killer. Temete che vi stia rivelando troppo? No, affatto. Siamo solo nelle prime decine di pagine del romanzo, perché poi il circuito persecutorio, fatto di inquietudine crescente, in progressivo aumento con nuovi omicidi, porta a un percorso sempre più stringente e angosciante. E, vorrei sottolinearlo, Bret si sente sempre più solo con le sue ipotesi, forse strampalate o forse no, e con il suo dolore. Non sarebbe devastante, in fondo, se percepissimo che le persone che amiamo potrebbero essere nel mirino di un serial killer e loro, incuranti del pericolo, minimizzassero, ritenendoci quello un po' strano ed esagerato? Droga in quantità crescente e sesso disperato possono placare questa sensazione di imminente disastro?
Partendo dagli elementi narrativi che Bret Easton Ellis conosce bene, Le schegge è un grande thriller che vira, non di rado, verso l'horror. Basandosi sulla ricostruzione degli eventi di un narratore inaffidabile, che ha lo stesso nome dell'autore ma che non coincide con lui, pur tradendo alcuni punti in comune, questo romanzo trasuda maturità espressiva. Quel che fa piacere - tanto piacere - è che Ellis si concede di inserire tutta la violenza che vuole, tutto il sesso esplicito che desidera, e in anni di politicamente corretto a tutti i costi anche nel mondo dell'editoria (soprattutto in quella americana) fa sentire la sua voce con grande chiarezza e decisione. La perfezione narrativa ci lascia sgomenti e tormentati a ogni pagina, quasi quanto i suoi personaggi. Personaggi che di perfetto, invece, hanno meno di zero.
GMGhioni