di Philippe Lechermeier
L'Ippocampo, settembre 2023
Traduzione di Fabrizio Ascari
pp. 368
€ 15,90 (cartaceo)
Tutto comincia in un regno tra l'Ucraina e la Russia, la Polonia e la Galizia molto tempo fa, così addietro che questi nomi non esistevano ancora. Un regno in cui vivevano un re e una regina che si amavano come nessuno si era mai amato. (p. 137)
Anja è una giovane violinista di eccezionale talento, con una passione per le locomotive, e sta viaggiando con la sua famiglia: il padre, Nathan Blumbaum, è uno scienziato, premio Nobel per la fisica e vanto dell'impero austro-ungarico. Anja viaggia con il suo inseparabile e prezioso violino che attira le mire di alcuni ladri che la costringono alla fuga.
Pjotr è un ragazzino che per tutta la vita non ha conosciuto altro che violenza. La madre è morta di parto e l'Orco che vive con lui non ha passato giorno senza farglielo ricordare a forza di botte. Grazie all'aiuto della nonna, molto vecchia e malata, scappa di casa per andare alla ricerca di alcune erbe che la potranno curare.
Pepina e Čavolo sono gitani. Si spostano di luogo in luogo vendendo le loro erbe e pozioni e suonando alle feste. La madre li ha da poco abbandonati per ragioni misteriose.
Jørn è stato venduto da piccolo a un circo dove, nonostante le sue straordinarie capacità di acrobata e addestratore, viene continuamente mortificato e sminuito.
Il destino si è messo in moto per far sì che questi ragazzi si uniscano e percorrano la lunga strada che li separa dal far rivivere il regno di Maldoror, perso nel tempo e nella leggenda.
Edito in Francia per edizioni Flammarion, Maldoror, di cui I ragazzi della leggenda è il primo volume della trilogia, ha vinto il prestigioso Prix de Pépites del salone di Montreuil, dedicato alla letteratura per giovani lettori. Philippe Lechermeier, già noto in Italia per il sodalizio artistico con Rebecca Dautremer con cui ha collaborato per il volume Principesse dimenticate o sconosciute, propone un fantasy che ha pizzichi di vecchie fiabe, elementi proppiani, e accenni steampunk il tutto calato nell'atmosfera di inizio Novecento dei paesi slavi e dell'impero austro-ungarico. È un romanzo che si rivolge a un pubblico giovane, dai dieci anni in su, e che pone le basi per la comprensione dei meccanismi che regolano il fantasy in modo da crescere una nuova generazione di lettori.
Come ogni fiaba, Maldoror presenta due fronti contrapposti ben distinti: il Bene contro il Male, l'esperienza adulta contro la purezza d'intenti dell'infanzia. Da un lato abbiamo il gruppo di ragazzi, ciascuno distinto da una specifica caratteristica fuori dall'ordinario o da oggetti speciali. Anja è nata con l'orecchio assoluto, ovvero con la capacità di identificare le altezze del suono, e ciò la rende una promessa nascente della musica e fonte di vanto per l'Impero. Ha con sé un violino di inestimabile valore che attira malintenzionati e assetati di potere. Pjotr sa parlare la lingua degli insetti e ha con sé Vera, un ragno protettivo e geloso, che ricopre il ruolo che era di Campanellino con Peter Pan. Per anni, durante le quotidiane violenze domestiche, le bestioline, così come lui le definisce, sono state il suo unico conforto. Jørn è muto, ma in grado di addestrare ogni animale. Pepina e Čavolo hanno ereditato le conoscenze delle erbe trasmesse dalla madre e Pepina dispone di un paio di scarpe magiche che rendono irresistibile ogni suo ballo.
Dall'altro lato abbiamo gli adulti. Il Gran Cofto, la baronessa, l'Orco tutti incarnanti il male che deriva dall'esperienza del mondo. Possono esseri riassunti dal pensiero del Gran Cofto, un bandito che viaggia su un lussuoso treno in tutti i territori slavi e che è convinto di essere l'erede destinato di Maldoror.
Il Gran Cofto sospirò. Quelle cose gli risultavano incomprensibili. Per lui gli unici sentimenti che contavano erano l'odio e la sete di gloria. Amore e amicizia gli erano talmente estranei che rischiava di strozzarsi ogni volta che ne sentiva parlare. (p. 292)
Gli adulti si avvalgono di aiutanti bambini che, corrotti dalle lusinghe, finiscono per imitare il mondo dei grandi non esitando ad arrivare a estorsioni, inganni e torture per di avere un posto nel cerchio di luce del potere adulto, perdendo la libertà che è l'elemento che più di ogni altro caratterizza l'età infantile. Gli unici adulti che incarnano valori positivi non sono visibili nel testo oppure sono muti: i genitori di Anja, la nonna e il maestro di scuola di Pjotr, la madre di Pepina e Čavolo.
Ci sono fughe e inseguimenti, momenti di rivelazione e l'accenno ai primi turbamenti sentimentali, sia con il triangolo Anja-Jørn-Pjotr che si intuisce scombinare un po' gli equilibri del gruppo, che con la gelosa possessività del ragno Vera. L'atmosfera del romanzo è ciò che lo rende intrigante. Gli ultimi anni hanno visto un certo interesse nell'esplorazione del folklore slavo. Lo dimostrano romanzi come Vita nostra di Marina e Sergej Djačenko (trovate qui la recensione), la recente pubblicazione dell'Immortale di Catherynne M. Valente, un retelling della leggenda di Koščej il Senza Morte (trovate qui la recensione); Maldoror propone un lungo viaggio da Vienna alla Siberia in un impero che da lì a qualche anno sarebbe crollato. La stravagante passione di Anja per le locomotive introduce l'elemento steampunk; i treni rimandano alla letteratura russa o alle rivisitazioni avventurose di Hugo Pratt.
Maldoror sembra una storia semplice – e per gli occhi di un lettore adulto di fantasy lo è – ma ha in sé rimandi molto raffinati, ancora in germoglio, che iniziano a fornire alla futura generazione gli elementi di codifica del genere. Bisognerà vedere dove e come la ricerca di questo regno porterà la giovane compagnia.
Giulia Pretta