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I primi tormenti amorosi di Olivia per la sua tutrice, Mademoiselle Julie: l'ispirazione di Aciman per "Chiamami col tuo nome"

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Olivia
di Dorothy Strachey
Astoria, gennaio 2024

Traduzione di Carlo Fruttero

pp. 149
€ 16 (cartaceo)
€ 7,99 (e-book)

[...] e, infine, spietata perché è espressa con una tale discrezione e con una grazia così semplice, diretta e priva di fronzoli da farci dimenticare che, sotto la superficie levigata dei rapporti quotidiani tra la gente perbene, tratteggiata in una prosa straordinariamente limpida ed elegante, nel nostro sangue scorre un bruciante, selvaggio, insonne desiderio sessuale. (p. 12) dalla prefazione di André Aciman.

Dorothy Strachey è stata una traduttrice a scrittrice legata al circolo di Bloomsbury, un gruppo di scrittori, intellettuali, filosofi e artisti inglesi della prima metà del XX secolo, tra cui Virginia Woolf, John Maynard Keynes, E. M. Forster, Vanessa Bell e Lytton Strachey, fratello di Dorothy.
Legata da un rapporto di affetto e di stima ad André Gide, di cui sarà fedelissima traduttrice, all'età di settant'anni decide di scrivere una storia, un romanzo breve, semi autobiografico, ambientato in un collegio. La storia della sua pubblicazione, raccontata in modo molto avvincente da André Aciman nella prefazione, arricchisce un testo che a suo tempo, quando venne dato alla stampa (circa dieci anni dopo la sua stesura, quando l'autrice aveva più o meno ottant'anni), divenne un bestseller.
Il romanzo è ambientato nel collegio francese di Les Avons: siamo nei primi del '900, dunque era uso nelle famiglie più abbienti mandare le figlie a studiare all'estero o in istituti nazionali rinomati. Ovviamente per sole donne. Non fa eccezione Les Avons, diretto da Mademoiselle Cara e Mademoiselle Julie. La nostra protagonista è Olivia, una ragazza di sedici anni, dalla quale il libro prende il titolo.

Ma quegli elementi mancanti ai quali, io credo, la mia infanzia istintivamente anelava non dovevano essermi dati se non molto più tardi - forse troppo tardi - quando non mi sarebbe più stato possibile assimilarli senza un profondo sconvolgimento e forse una intossicazione permanente di tutto il mio essere. (p. 33)

Dopo le prime settimane di accomodamento, di prime amicizie e inimicizie, Olivia cadrà perdutamente innamorata di Mlle Julie, complice anche una lettura ad alta voce di Racine (un po' come il tentatore romanzo di Lancillotto e Ginevra per Paolo e Francesca). Il fatto è che Olivia non sa se sia corrisposta o lo sarà mai, le sembra qualcosa di assurdo, impossibile, persino un peccato.
Inizierà da quella scintilla, nel corpo e nello spirito, una serie di emozioni sulle montagne russe che andranno dall'euforia più esplosiva all'avvilimento patologico, tutto in funzione di ciò che Julie dice, e come lo dice, della sua presenza o della sua assenza, persino di una sua parola.
L'amore di Olivia per la sua tutrice, che tra l'altro non è molto più anziana, conserva una doppia anima: quella bambinesca e verginale, fatta di notti insonni, di dubbi ingenui, di capricci e scoppi di pianto improvvisi, e quella "adulta", se così vogliamo dire, fatta di ossessioni, gelosie, spirito di sacrificio e persino istinti di morte. A quest'ultima si lega anche la sfera sessuale, appena accennata nel romanzo (ricordo che è un testo scritto nel 1933 dunque soffre un po' del contegno vittoriano) e che però si manifesta in Olivia con tutta una serie di quesiti, di esplorazioni allo specchio, di descrizioni fisiche della propria amata.

Talvolta. s'impadroniva di me come una nostalgia, ma non sapevo di che cosa: di una vaga felicità, di un inimmaginabile soddisfacimento, che sembrava offrirsi a me, vicinissimo, ma che tuttavia sapevo irraggiungibile - una felicità che, se fossi riuscita ad afferrarla, avrebbe estinto la mia sete, placato il mio polso, m'avrebbe dato una pace elisiaca. Altre volte, era il potere di espressione che sembrava essermi negato. C'era da impazzire. Se solo avessi potuto esprimermi - in parole, in musica, in qualunque modo. Immaginavo di essere una prima donna o una grande attrice. Oh, divino sollievo! (p. 94)

Olivia ci parla in prima persona, andando indietro coi ricordi, dunque lei sa già cos'è successo e com'è finita la storia e il tono che usa in tutto il corso della narrazione è sicuramente rivelatore. A complicare le cose, c'è come cornice il rapporto conflittuale e tormentato di Julie con Cara. Inoltre Julie, a un certo punto, darà qualche indizio a Olivia, un indizio (o più di uno) che sarà come benzina sul fuoco circa il proprio orientamento sessuale.

Il testo è appassionato, vivido, scritto in modo molto elegante. Come dicevo, risente un po' del peso del tempo (e, per certi aspetti, specie nel rapporto di Olivia con la Signorina, una tutrice che insegna italiano nel collegio mi ha ricordato molto Piccole Donne) ma rende il conflitto interiore della protagonista con una maestria notevole. Sentiamo il tormento di Olivia, lo abbiamo provato anche noi - d'altra parte il testo lo dice, il primo amore è quello che non si dimentica mai - e tutte e tutti abbiamo avuto un primo amore. Le pene di Olivia sono reali, sono così strazianti che vorremmo entrare nelle pagine e farle una carezza. Che si tratti di una passione di tipo lesbico non fa differenza, anzi, in questo caso accentua ancora di più l'animo sfaccettato di una ragazza, di un'adolescente alle prese con la scoperta di sé, dell'amore, del sesso (o quantomeno, della sua esistenza, perché il testo non tratta l'argomento).
Una storia così, ce lo dice la stessa sinossi, non può che avere un finale tragico. 

Mi è piaciuto davvero molto, sia nella tematica, trattata con una delicatezza e un fervore ammirevoli, sia nella scrittura, precisa, erudita, raffinata. Lo consiglio a chi ha amato Chiamami col tuo nome: Aciman afferma che Olivia è stato il libro che ha ispirato il suo romanzo, ma anche, come dicevo prima, a chi ama la letteratura che ha per protagoniste gruppi di donne, sorelle, amiche, rivali, alle prese con i primi tormenti amorosi.

Deborah D'Addetta