Né sempre né mai
Di una cosa solamente il brigadiere Stilo era sicuro, se la sentiva sulla pelle, l’uomo o la donna, che aveva ucciso Paolo Ferri, era ancora lì, nella zona, tra Latisana e Lignano, a Lignano stessa, o andava e tornava, impudentemente. Ne era certo. Guardò la finestra, incorniciata dal sole, scossa dalle ultime raffiche di bora, ormai era al terzo giorno, il vento non poteva durare di più, e continuò a guardarla, pensando, finché non rientrò Impermeabile Bianco. (p. 116)
Un romanzo in transizione tra il noir e il rosa, Né sempre né mai è uno dei lavori meno conosciuti dello scrittore kievano (quando l’Ucraina apparteneva ancora all’impero dello zar) Giorgio Scerbanenco. Autore prolifico, ha scritto per il «Corriere della Sera», il «Resto del Carlino» per citare solo qualche testata, e innumerevoli romanzi e racconti che spaziano dal western al noir e al rosa. Fulcri di questo romanzo ambientato a Lignano Sabbiadoro sulla costa friulana - località che, come la figlia Cecilia spiega nella Prefazione, Scerbanenco conosceva molto bene, perché vi aveva vissuto per qualche tempo - , sono un omicidio e una storia d’amore ostacolata dagli eventi. Il giovane Paolo Ferri viene ucciso dopo essere stato colpito con un oggetto pesante non ancora identificato e sul suo omicidio indaga il brigadiere Stilo, affiancato da Impermeabile Bianco e Impermeabile Blu, i nomignoli che Marta, protagonista del romanzo, ha affibbiato ai due agenti che nelle prime pagine del libro la sorprendono nella villetta del giovane, ancora ignara della morte dell’amico Paolo - che qualche mese prima le aveva lasciato le chiavi dell’abitazione - e dei sigilli apposti in seguito all’inizio delle indagini. Marta è stata la fidanzata di Paolo per un breve periodo, ma erano rimasti in buoni rapporti. La ragazza, ventiseienne, appartenente a una famiglia benestante di Udine, aveva bisogno di ritagliarsi un angolo dove vivere per qualche giorno in completa solitudine:
Adesso invece era meraviglioso, era proprio la solitudine che la rilassava, la libertà di fare tutto il giorno quello che voleva; solo adesso si rendeva conto di quanto fosse difficile nella vita isolarsi davvero, lontano da tutti, liberi da tutti. In fondo era la prima volta che vi riusciva. (p. 23)
Agognato relax in riva al mare di Lignano, a riempirsi gli occhi di luce e di azzurro… ma qualcosa va storto. Gli agenti, come già detto, la sorprendono proprio nella villetta della vittima e la portano in commissariato e poi, di lì a poco, come se non bastasse, arriva anche la bora, quel terribile vento che soffia a violente raffiche da nord est, e la sua vacanza è andata completamente a rotoli. Lì a Lignano viene raggiunta a sorpresa da Rik e da sua sorella Rossella, entrambi figli del notaio Celin, uno dei più importanti professionisti di Udine: il primo è suo spasimante da sempre, la seconda è una smagrita diciottenne completamente stordita dall’alcol, sedotta e abbandonata da Paolo. Il quadrilatero Paolo-Rossella-Marta-Rik potrebbe sulle prime dare già qualche indizio sul presunto assassino, ma vi anticipo che ci sono alcuni colpi di scena, quindi il lettore non potrà “tirare subito le somme”. Nella storia vengono, infatti, inseriti diversi personaggi, come i componenti della famiglia che gestisce l’hotel Las Vegas e un ufficiale americano indagato come presunto assassino, poiché il latin lover Paolo Ferri aveva fatto girare la testa alla sua giovane moglie. Tutti i personaggi avrebbero avuto valide motivazioni per uccidere quest’Adone sciupafemmine, ma non è così scontato scoprire chi sia stato. In verità il lettore non dovrà attendere molto e scoprirà in qualche pagina prima del finale il nome del vero assassino; tuttavia nel romanzo, come ho già detto, vi sono anche motivi che rimandano al genere sentimentale e rosa, quindi anche l’altro filo narrativo dovrà concludere il suo percorso.
Nel corso della storia Marta si scopre innamorata di Rik da sempre:
Tutte le volte con Rik era successo così. Si sentivano tanto vicini, desideravano e pensavano soltanto di stare sempre insieme, e poi accadeva qualche cosa che li separava, o cose futili, da ridere, come quando il notaio Celin li aveva scoperti che si baciavano; o tristi incontri, come quello con Paolo, che le sciupavano anni di vita. Poi si ritrovavano, ricominciavano a tessere la tela di tenerezza dei loro sentimenti, e quando era quasi completa, quando si sentivano così vicini da non potersi più separare, accadeva di nuovo qualche cosa che invece li divideva, li allontanava. Non riuscivano a stare insieme, né sempre né mai. Non si separavano mai del tutto, e non stavano mai sempre insieme. (p. 88-89)
A differenza, però, delle storie rosa, le figure femminili del romanzo, Marta e Rossella, hanno un carattere forte e deciso: Rik e Lorenzo (che si innamora di Rossella) sono protettivi e teneri, come il principe azzurro del genere romantico, hanno «il viso onesto degli uomini puliti nell’anima, trasparenti» (p. 146), ma quelle due ragazze sono delle vere eroine e fanno eclissare le protagoniste scialbe di quel genere di letture! Tra le pagine del libro, il lettore scoprirà la storia di seduzione e di abbandono della sorella di Rik, che si getterà nella depressione e nello sconforto, affogando ogni sofferenza nell’alcol.
Sono davvero crude le pagine in cui viene raccontato l’imbruttimento di Rossella, il suo atteggiamento di rifiuto verso ogni genere di aiuto che Marta e Rik le offrono. Come giustamente Cecilia Scerbanenco fa notare nella Prefazione, Né sempre né mai è un libro che parla anche di violenza psicologica sulle donne: «Una violenza di genere particolare: non quella plateale dello stupro, ma quella della seduzione subdola, predatoria, per poter segnare un’altra tacca sul proprio medagliere» (p. 8). Lo scrittore conosceva molto bene l’animo femminile, da anni rispondeva alle lettere de La posta del cuore, inserto del periodico letterario femminile «Novella» del gruppo Rizzoli e questa esperienza, questo dialogo a cuore aperto con le sue lettrici che gli confidavano le proprie pene, le proprie sofferenze amorose, hanno consentito a Scerbanenco di godere della prospettiva femminile nelle sue storie.
Presenze di questo libro che mi hanno colpito insieme ai personaggi principali sono la città di Lignano negli anni Sessanta, città turistica che si appressa a colorarsi di villette e quartieri residenziali, e la luce del sole che invade le stanze, le strade, accarezza i capelli di Rik facendoli diventare più biondi ancora (p. 33), che scalda i corpi infreddoliti (p. 47). La luce e i colori sono presenze costanti in queste pagine e contribuiscono a creare un effetto di equilibrio nei momenti più tristi e difficili del libro, sono taciti complici del silenzio e dolci compagni nella malinconia.
Rossella finì rapidamente di mangiare, poi scomparve in cucina con Lorenzo, poco dopo udirono un nitrito, poi più niente: nel salone cadde un caldo silenzio pomeridiano, il sole entrava dappertutto, anche la tovaglia bianca era divenuta accecante per il sole, la caraffa di vino vuota rifletteva tutti i colori dell’ iride, dalla cucina non veniva nessun rumore, erano soli, anche se soltanto in apparenza, come nella più sperduta foresta tropicale.
Marianna Inserra
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