Una volta archiviate le feste (anche se non del tutto, dato che si sa che è la Befana a chiudere tutto il carrozzone di tavolate, amici, parenti, regali - più o meno graditi! - e via dicendo), torna il consueto appuntamento con la nostra rubrica dedicata ai consigli letterari. Stavolta i titoli scelti vertono attorno alla stagione in corso, iniziata - astronomicamente - lo scorso 21 dicembre. Ghiaccio, neve, venti polari abitano i romanzi (e non solo) che vi proporremo, e se è vero che ultimamente non si vedono più gli inverni rigidi di un tempo, siamo comunque sicuri che sfogliando le pagine vi verrà voglia di mettere su un tè per scaldarvi un po'.
Iniziamo con un bel saggio, L'invenzione dell'inverno, di Adam Gopnik (Guanda, 2016): in questo libro l'autore spazia in diversi ambiti per mostrarci prima la stagione invernale alle diverse latitudini e poi soffermarsi sulle feste caratteristiche di questo periodo, Natale in primis, e raccogliere qualche interessante informazione sulla loro simbologia e sul loro valore, del tutto personale ma molto diffuso, di segnatempo specifico.
Ad arricchire il quadro e la miniera di informazioni che ci fornisce Gopnik è Alessandro Vanoli, che in Inverno. Il racconto dell'attesa (Il Mulino, 2018) offre al lettore numerosi spunti di riflessione: aneddoti storici, etimologie (vi siete mai chiesti da dove derivi la parola inverno?), annotazioni folkloristiche e anche appunti metereologici per comprendere appieno le condizioni che hanno dovuto affrontare, ad esempio, i soldati di Cesare. La stessa minuziosa attenzione è riservata al Natale e alle sue origini. Un saggio indispensabile per gli appassionati di questa stagione.
Passiamo ai romanzi: se senza dubbio Anna Karenina è la protagonista che, all'interno del parterre letterario, più è rimasta impressa nell'immaginario collettivo come personaggio simbolo di una delle più famose storie ambientate in inverno, con i suoi colli di pelliccia e gli sbuffi dei treni a vapore sulle bianche coltri che circondano la stazione, è anche vero che la letteratura offre anche molto altro.
A tal proposito, il caso di Fausta Cialente è emblematico: in Un inverno freddissimo, romanzo finalista al Premio Strega del 1966, uscito in una nuova edizione per Nottetempo nel 2022 a cura di Emmanuela Carbé, l'autrice, una delle più importanti scrittrici del secondo Novecento, per troppo tempo ingiustamente messa da parte, tesse una trama fitta: durante l'inverno tra il 1946 e 1947, una famiglia cerca di tornare nella loro casa milanese, con la speranza di ricominciare una nuova vita e lasciarsi alle spalle gli anni della guerra. Nella soffitta in cui abitano si avvicendano diversi personaggi, ognuno rappresentativo, e la stufa fa quel che può per riscaldare un ambiente in cui i pochi gradi e gli spifferi rendono più difficile il vivere lì, con il freddo che entra nelle ossa e talvolta nei cuori.
Tornando in terra russa e ai quei rigidi inverni che fecero desistere anche Napoleone, non solo Lev Tolstoj, ma anche Anton Čechov, in L'isola di Sachalin (Adelphi, 2017), scrive del freddo che abita le lande russe: nel marzo del 1890 lo scrittore decide di affrontare in solitaria una viaggio ai confini dell'Estremo Oriente russo. E se alle nostre latitudini marzo porta con sé la promessa di una nuova primavera, nei territori visitati da Čechov si è ancora in pieno inverno. Sachalin è una zona insulare nell'oceano Pacifico settentrionale, che allora era sede di una colonia penale fondata dal regime zarista. L'obiettivo di Čechov, quindi, è chiaro: diventare testimone di quanto accade in quel luogo, e raccontarlo, sebbene non coltivi alcuna speranza di modificare le cose. Durante il suo viaggio, i venti polari che sferzano i ghiacci dell'isola sembrano dire qualcosa di più e rappresentare lo stato d'animo dell'autore e di coloro che sono costretti a vivere in quel luogo: paura, perdita di senso, sensazione di ineluttabile abbandono.
Se state invece cercando brividi che vanno oltre la stagione invernale, l'ultimo libro di Donato Carrisi, L'educazione delle farfalle (Longanesi, 2023), tocca temperature sottozero, ambientando parte della trama in montagna. Come si può osservare già nella copertina, il contrasto tra ghiaccio e fuoco è al centro della storia, perché è proprio tra le montagne innevate che si consuma un dramma: una bambina scompare durante un grave incendio e non si hanno più sue notizie. Solo la madre, protagonista ben tratteggiata della storia, continuerà a non darsi pace e a cercare una spiegazione.
Non fatevi ingannare dal numero limitato di pagine di La settimana bianca (Adelphi, 2014), di Emmanuel Carrére: questo romanzo fa da cerniera tra la produzione di pura fiction dello scrittore e quella più realistica di una fase successiva. Una gita in montagna (quella che dà il titolo al romanzo, appunto) coi propri compagni di classe diventa per il protagonista Nicolas una vera e propria tragedia e quello che inizialmente sembra il racconto di un'esperienza di formazione si fa una storia spaventosa in cui trova spazio anche un terribile dramma familiare.
L'esperienza (o, in questo caso, la mancata esperienza) della settimana bianca è al centro anche di Io e te (Einaudi, 2010), di Niccolò Ammaniti, in cui il ragazzino protagonista finge di essere stato invitato in montagna dalla sua compagna di classe. La madre non sa che il figlio, vestito di tutto punto e con l'attrezzatura pronta per essere usata, una volta sceso dalla macchina ha in mente di rifugiarsi nella cantina di famiglia, nascosto da occhi indiscreti per portare a compimento il suo piano, ovvero far credere alla propria famiglia di essersi integrato a scuola. Egli ancora non sa, però, che il suo progetto verrà stravolto dall'arrivo della sua sorellastra, la quale trasformerà quella cantina in una gabbia claustrofobica di difficile gestione psicoemotiva.
Insomma, non avete che l'imbarazzo della scelta, ora non vi resta che mettere a bollire un po' d'acqua e immergervi nelle pagine (gelide, ovviamente) dei libri che vi abbiamo suggerito!
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