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Echi cinematografici e simbolismi nei racconti di Franco Santucci: "Bestiario del sogno" è un esperimento lucido di letteratura fantastica

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Bestiario del sogno
di Franco Santucci
Wojtek, gennaio 2024

pp. 100
€ 16 (cartaceo)


Entrò nei miei sogni lo stesso giorno in cui la conobbi e le presentai subito mia madre, defunta da anni. Un messaggio al cellulare ruppe il suo imbarazzo: ci comunicò di dover andare via subito da un amico, in un altro paese. Ci sono persone che nella loro esistenza fisica convogliano spazi, città di altre epoche e idee di un tempo che qualcun altro ha vissuto al posto nostro: lei era tutto ciò che non era e la sua presenza sapeva di terra, erba bruciata, sole negli altipiani attraversati dagli armenti. (p. 25) 
Bestiario del sogno è una raccolta all'apparenza figlia della letteratura fantastica di Borges e Cortázar, composta da sedici racconti brevi slegati nelle trame ma accomunati dalla tematica della contaminazione. Santucci, all'esordio con Wojtek, casa editrice di coraggiose sperimentazioni, scrive di corpi che si fondono e sogni in connessione perpetua, di esseri umani e animali spinti e traditi dalle pulsioni e avvolti dal pericolo - concepisce angoscianti futuri all'orizzonte. L'esplorazione delle connessioni tra umani e bestie - uomini e belve duellanti in antitesi posti sullo stesso rilievo esistenziale - dà il via a una interessante riflessione su una contaminazione più ampia tra carne e oggetti, idee e piani temporali instabili. 
La scena è così veloce e intensa da contenere per forza un'allegoria. (p. 20) 

La mia pelle iniziò a chiedere la sua di continuo, entrambi rassegnati a una nudità che desse riposo, entrambi persi nel gioco di segni e linee, tradotte nel rosso rappreso delle lenzuola: erano i nostri simboli di trasformazione. (p. 66)

La raccolta spazia dalla letteratura fantastica a più chiari riferimenti cinematografici, sprofonda in scenari onirici, abbraccia l'immaginario cyberpunk. Ogni storia è storia di sangue e simbolismi e un senso di morte incombente spaventa le righe. Nel primo racconto, una tecnologia alla portata di tutti lascia invadere i sogni degli sconosciuti e in questa lucida, torbida distopia abbondano gli echi cinematografici: la fusione tra elementi eterogenei richiama le intuizioni di David Cronenberg e l'universo della serie Black Mirror. Non si tratta dell'unico racconto di individui a caccia di esperienze di esistenza altrui, mentre altri brani sfiorano il new weird: il secondo testo ad esempio esplora il legame insidioso tra un uomo e un avvoltoio uniti dal bisogno di sangue; altri invece riflettono sul tempo e le sue trappole, sui tranelli dei legami amorosi e l'incertezza che generano in chi tenta di governarne le dinamiche. Ogni racconto riesce a generare morbose forme di inquietudine.

Uccidere uno di loro equivaleva a vivere la sua vita in pochi secondi, una specie di orgasmo esteso e concentrato, un maelstrom interiore in caduta libera. (p.54)
Santucci sembra a proprio agio con la sperimentazione stilistica e sa come andare oltre il citazionismo colto tenendo a bada eccessi di manierismo - e propone una propria consapevole forma di letteratura fantastica, utilizzando un linguaggio simbolico spalancato a più significati e piani interpretativi; sceglie con precauzione ogni parola e  segno di punteggiatura, lascia che a prevalere siano i non detti, le pause, i silenzi tra i personaggiBestiario del sogno avanza tra metafore e messaggi in codice, visioni notturne e apparizioni risolutorie, ammiccando a un lettore amante di una letteratura di forma, oltre che di sostanza, una letteratura che non vuole porre certezze ma sgretolarne. 

Mi chiedo sempre chi sono le persone prima di incontrarle e quanto siamo noi a influire su di loro. (p. 76) 

Daniele Scalese