Traduzione di Federica Aceto
In un incrocio di vite, tra passanti che segnano le lancette dell'orologio di un tempo sbiadito e insanità mentali che invece scandiscono l'intervallo dell'esistere qui ed ora, c'è Bob, e il suo amore sconfinato per i libri, e per Connie. In un surreale intreccio di vite Patrick Dewitt consegna al lettore una moltitudine di personaggi, ambigui, alterati, monumentali e perfettamente realistici, tanto da rendere L'uomo che amava i libri - pubblicato da Neri Pozza e tradotto da Federica Aceto - non una semplice storia, ma una storia di storie che inevitabilmente devono corrispondersi.
Bob Comet è un uomo solo e vecchio, responsabile del suo scorrere inesorabile come topo da biblioteca, perché è proprio in una biblioteca che lavora da tutta una vita. I bibliotecari saranno probabilmente infastiditi da L'uomo che amava i libri, il cui personaggio è conforme a ogni stereotipo della razza: metodico, riservato, serioso. Ma è solo lì che Bob capisce come funziona la vita, come vanno i rapporti umani, quali libri è giusto leggere e quali tenere per sé, e sempre lì, all'ingresso del suo tempio, incontra Connie, suo amore per sempre, sua curiosità, sua terribile tristezza. Bob ha come unico amico Ethan, un ragazzo con nessuna qualità in particolare, se non quella di piacere a tutte le donne che incrociano la sua strada, è furbo, armato di velocità e caparbia, e lontano dal mondo assuefatto dalle spiegazioni morali. Bob invece non ha hobby particolari, se non quello di fare lunghe passeggiate senza meta. Così com'è un ragazzo qualunque, e prima ancora un bambino qualunque, si considera come un vecchio qualunque, né buono né cattivo, né felice né infelice. Il suo unico elemento eccentrico è il colore menta della casa in cui ha sempre vissuto, acquistata dalla madre e successivamente ereditata da lui, in una zona residenziale di Portland, nell'Oregon. Bob Comet è l'archetipo dell'uomo che ha sempre vissuto immergendosi nelle storie di finzione invece che nella vita reale ed è convinto che niente e nessuno possa smuoverlo dallo stesso lento ritmo delle sue giornate. Almeno fino a quando non incontra Chip durante una passeggiata.
Chip è vestita come un'adolescente ma ha i capelli bianchi e a Bob sembra che sia un po' lontana dal suo mondo. In realtà scappa per l'ennesima volta dalla casa di riposo in cui vive e Bob la riporta indietro senza immaginare che quel luogo è destinato a cambiargli la vita. Dopo averne conosciuto i più strani pazienti, l'anziano propone alla direttrice Maria di assumerlo come volontario, e dopo svariati approcci letterari infruttuosi con Edgar Allan Poe e autori russi, decide di seguire la più naturale delle vie: adattarsi a una condizione di anormalità e stupore. È così che, settimana dopo settimana, Bob fa la conoscenza un po' di tutti, scavando nei dettagli del loro passato mescolato al presente che non necessariamente giustifica la loro condizione attuale. Ma questo non ha importanza perché Bob si sente finalmente parte di una realtà che può sorprenderlo, dove può dimostrare di essere utile e interessante, cercando di arginare una tristezza che porta ancora nel cuore di un amore ormai perduto. La sua disinvoltura ormai ha preso l'abitudine a dirottare da personaggi che sono solo di passaggio, ciascuno con la propria storia da raccontare e l'effetto, alla fine, è simile a quello di un bar in cui farsi abbordare da una serie di eccentrici clienti abituali.
La trama che ci propone L'uomo che amava i libri è dolce e amara, affonda le sue radici nella complessità umana, esplorando il bisogno di connessione e affrontando i fantasmi del passato. Dewitt presenta un ritratto profondamente intimo di un uomo circondato dalla solitudine, ma che trova speranza e la luce della scoperta di sé attraverso l'incontro di Chip ma, più di tutto, attraverso l'incontro con l'altro. La narrazione dell'autore è commovente perchè affronta temi quali la nostalgia e l'asprezza con grazia e umorismo. Attraverso la storia di Bob Comet, Dewitt trasmette il messaggio ispiratore che anche nelle circostanze più banali nascono bellezza e potenziale di rinnovamento.
«Lei disse: «Ti piace stare da solo».«Stare da soli è la normalità».«Ah sì?»«Per me lo è».«Non ti piacciono le altre persone?»«Non conosco altre persone».«Bella risposta» disse lei alzando un dito.«Mi piace l'idea delle persone» disse Bob. E poi: «A te piacciono le persone?»«In realtà sì». Ci pensò su qualche secondo. «Mi piacciono quando le vedo sull'autobus, quando guardano fuori dal finestrino tutte sole. Mi piacciono quando si contano le monete sul palmo della mano mentre l'autobus accosta alla fermata. Sono convinta che la maggior parte della gente faccia del suo meglio nella vita». (p. 123)
Bob Comet però non il tipo di persona che frequenta i bar e la sua vita sociale consiste in gran parte nello intravedere la vita degli altri attraverso finestre nella speranza di qualche evento emozionante come un incendio in casa. Bob ha da tempo rinunciato all'idea di conoscere qualcuno, o di essere conosciuto. Comunica col mondo in parte attraversandolo, ma soprattutto leggendolo. Eppure L'uomo che amava i libri non è un libro sui libri o sulle belle qualità delle persone che li amano. I libri raramente compaiono nel romanzo e, quando lo fanno, sono generalmente inadeguati ai bisogni id Bob.