Il professore e la ballerina del carillon
Dicono che l’amore renda ciechi. Nel caso del professor Q sarebbe stato più corretto dire che l’amore aveva modificato la sua percezione della realtà. (p. 7)
In una città chiamata Never vive un placido e anonimo professore universitario, il professor Q, cinquantenne e sposato noiosamente con Maria. L’uomo è un agalmatofilo, in quanto colleziona preziose bambole che tiene nascoste agli occhi della moglie «in un armadietto di un colore che non dava nell’occhio in mezzo al resto del mobilio» (p. 38) e con esse spesso si trastulla di nascosto: le sveste, lava i loro vestitini di tulle, i merletti, le scarpine… si diverte a riempire i loro corpi con liquore per poi sorseggiarlo dall’orifizio che qualcuna di loro ha nella parte inferiore del busto, leccando fino all’ultima goccia, senza curarsi di tagliarsi la lingua con la porcellana. La meticolosità e la sollecitudine con cui si prende cura di queste bambole sono qualcosa di straordinario, ma il lettore capirà subito che non si tratta di puro collezionismo, perché il professore proietta sulle bambole i suoi desideri erotici.
Nelle prime pagine il lettore fa la conoscenza della collezione del protagonista: si tratta di bambole di diverso materiale e fattura, ma tutte con atteggiamenti o pose ammiccanti. Della collezione fa parte una bambola che imita la posa di Marilyn Monroe quando si tiene la gonna svolazzante per il vento: sbirciando nelle parti intime è possibile scoprire che vi è un tappo, poiché il corpo della bambola è un contenitore di salse! Ancora: vi è una bambola che il professor Q chiama “donna papaia”, perché quando scatta la molla dietro al piedistallo su cui è poggiata, lei sbatte le palpebre e provocatoriamente solleva la sua maglietta mostrando due seni grossi come papaie. Prima che la moglie possa rincasare dal lavoro, il professore è già a letto nel suo mondo fittissimo di sogni e le bambole sono sparite nell’armadietto. Un giorno, in uno strano negozio di antiquariato dell’isola di Vitria vede per la prima volta la bambola fatale, Eilis, un giocattolo posto sopra un carillon: è amore a prima vista, il sogno comincia a prendere vita e a mescolarsi con la realtà. Il primo incontro tra la bambola ballerina e il professor Q è costruita ad arte: vengono descritti ambienti che sembrano provenire da un sogno allucinato e straniante, ipnotico che ricordano certe scene di Notti al circo di Angela Carter o addirittura di Alice nel paese delle meraviglie. Il nostro collezionista di bambole, dopo aver percorso un lunghissimo corridoio buio, al piano interrato del negozio abbandonato, viene sorpreso da uno spettacolo irreale, con luci e palcoscenico:
In fondo al corridoio l’acqua scendeva a cascata formando un ruscello su cui galleggiava una barchetta a molla con a bordo un musicista alto un dito che faceva avanti e indietro suonando un violino. Il professore si ritrovò in una stanza vuota con il pavimento a scacchi bianchi e neri. In un angolo c’era un pianoforte nero a coda, con i tasti che si alzavano e si abbassavano da soli in accompagnamento al violino. […] Ben presto nella mischia scorse una ragazza dalla pelle di cera: Eilis. Notò prima la schiena, le vertebre che si inerpicavano come un millepiedi dal coccige sino al collo. In una posizione da ballerina classica, si abbracciava le gambe graziosamente piegate ad angolo, la testa sprofondata tra le ginocchia. (pp. 64-65)
Eilis sarà sua senza spendere un soldo, in seguito a una surreale asta tenuta da un mago che comprende anche una formula di consenso matrimoniale, ove il professore accetta nel mondo degli umani un’altra specie vivente e promette di prendersene cura.
Eilis aveva tante bocche. In faccia ne aveva due con una pupilla cangiante incastonata dentro e una terza con i denti. Gli spalancò le braccia mentre tutte le sue bocche lo invitavano al silenzio: «Su, entra». Lui si infilò eccitato nel carillon e chiuse la porta. Con il suo corpo rigido da cinquantenne con problemi di ossa e circolazione sperimentò la morbidezza dell’amore. L’oscurità li travolse come un’onda. (p. 79)
Il professore e la ballerina del carillon è il primo romanzo, dopo diverse raccolte di racconti - in Italia non ancora tradotte -, di Dorothy Tse, una delle voci più interessanti della letteratura cinese contemporanea e vincitrice di diversi premi letterari asiatici.
Dietro la favola dell’amore clandestino di un professore per la sua bambola preferita, si cela la storia travagliata di Hong Kong, di una città che si sente diversa dalla Cina continentale, sospesa tra il sogno e la realtà, tra gli ideali di libertà e la castrante dittatura comunista. Alla fine del romanzo la scrittrice stessa chiarisce i motivi che stanno alla base della narrazione e spiega che aveva in mente la storia già da molti anni. Ex colonia britannica e, per breve tempo, sotto l’occupazione americana, Hong Kong è una realtà territoriale particolarmente calda dal punto di vista geopolitico e culturale che stenta a sopportare la pesante cappa cinese e lo testimoniano le proteste, per la verità abbastanza pacifiche, del 2014 e del 2019, terminate con violente repressioni da parte del governo centrale di Pechino.
Ma in lui riaffioravano i ricordi della fuga dal Nord e del suo viaggio clandestino alla volta di Greenfern. Ripensava ai brontolii dello stomaco vuoto, a quando rimanevano acquattati nell’erba per sfuggire ai poliziotti e ai loro segugi, a quando la notte tremavano come foglie sui prati umidi, in allerta a ogni minimo rumore: poteva essere un grosso pitone come un timido muntjac rosso, una specie in via di estinzione. Di giorno la nebbia era così fitta che si tagliava col coltello e gli faceva perdere l’orientamento: qualcuno di loro era persino precipitato in un burrone o in qualche strapiombo. Per molti l’avventura si era conclusa tragicamente nella piccola insenatura a nordest di Greenfern, sul confine tra Never e la Repubblica avanguardista, dove erano morti annegati. […] Il professore rivedeva i corpi degli annegati, i loro capelli che fluttuavano come alghe, gli occhi chiusi e le orecchie tese in ascolto del rumore del mare. (pp. 42-43)
Tra le pagine del libro, frammezzati al presente, vi sono i ricordi di gioventù del professor Q e dell’inizio della storia d’amore con Maria. Passato e presente si intrecciano così come la realtà di Never-Hong Kong si intreccia col sogno d’amore del protagonista e della sua Eilis. In questa fiaba la bambola è generosa, compiacente: lui le fa mille regali, tra cui intimo sexy, la sistema in posizioni diverse, sia fuori sia dentro il carillon. Pernottano in alberghi di lusso, prova finanche a mostrarsi in pubblico con lei. Il professor Q abbandona il mondo della realtà per andare completamente alla deriva dentro a un sogno che è per lui sempre più desiderabile e generoso rispetto alla sua squallida quotidianità.
Prima di spegnere la luce aveva dato un’ultima occhiata al marito, a pancia in su sotto le coperte. Aveva l’impressione che di colpo si fosse rimpicciolito e il letto fosse una nave che lo portava lontano. Quando aveva premuto l’interruttore, le era parso che il letto andasse alla deriva. Con un filo di paura aveva pensato che doveva sbrigarsi a saltare a bordo, altrimenti la nave sarebbe salpata per sempre, inghiottita dai sogni del professore. (p. 40)