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Ridare voce alle donne e alle dee dell'Iliade: Marilù Oliva torna alla riscrittura fantastico-epica

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L'Iliade cantata dalle dee
di Marilù Oliva
Solferino, gennaio 2024

pp. 192
€ 16,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebookk)


Perché, se in questa guerra siamo state zitte, voi che potete travalicare i fossati del tempo, vi prego: raccontate le nostre verità. Salvate la storia da quella propensione malsana all'oblio che abbiamo noi mortali. (p. 13)

Ci sono storie che non smettono mai di affascinare e di stimolare la nostra immaginazione. I poemi omerici hanno resistito millenni e ancora popolano la nostra fantasia. Lo sa bene Marilù Oliva, che negli ultimi anni ha proposto riscritture rispettose dell'originale (cito, su tutte, L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, Solferino, 2020) e ha fatto un'opera ancor più coraggiosa di parziale reinvenzione narrativa con L'Eneide di Didone (Solferino, 2022), dal poema virgiliano. 

Il nuovo L'Iliade raccontata dalle dee si inserisce nel primo filone e sembra intercettare da un lato la riscrittura odissiaca succitata, dall'altro misurarsi con I divini dell'Olimpo (uscito sempre per Solferino, 2022). Se all'autrice le donne dell'Iliade sono parse sempre "in catene" (come specifica nella postfazione), la sua opera desidera dar voce a coloro che solitamente sono rimaste nei ruoli predefiniti; solo le dee hanno avuto più libertà in questo poema, ma sempre e comunque rimanendo sottomesse al volere di Zeus. 

Dunque, fin dal principio scopriamo un romanzo corale che restituisce alle donne la loro libertà di esprimersi, di agire, di raccontare; purtroppo, se si tratta di donne terrene, quasi mai di intervenire attivamente negli eventi (si pensi all'inascoltata Cassandra). Creusa è la donna che osserva la città di Ilio in fiamme, all'inizio dell'opera; lei prega di eternare il ricordo e la voce femminile grazie al canto e alla scrittura. E dopo di lei ecco sfilare ordinatamente, capitolo per capitolo, come tante io narranti Atena, Teti, Cassandra, Afrodite, Era, Elena, Eris, Teti. Ad alcune di loro è riservato un altro capitolo nella seconda sezione dell'opera; altre hanno una sola possibilità per dire la propria, portando avanti la narrazione. 

E il racconto è essenzialmente quello dell'Iliade, con alcune parziali libertà narrative, mai eccessive, che lavorano soprattutto sull'approfondimento psicologico: troviamo una Elena più pensosa, ad esempio, che riconosce di essere stata un pretesto per la guerra («Ognuno aveva un sogno venendo qui. Io ero solo la scusa per accaparrarsi quel sogno. C'era chi bramava tesori, chi nuove conquiste, chi la gloria», p. 86). O incontriamo una Cassandra fortemente attratta dalla bellezza perfetta di Elena. Le dee, non di rado, si ritrovano a riflettere criticamente sugli uomini, talvolta limitandosi a descrivere il loro agire così prevedibile: 

«Il grande confronto. Impari come spesso avvengono i duelli sulla terra: c'è sempre chi è in vantaggio e di solito è chi attacca, gli uomini hanno affinato nei secoli le gerarchie dell'aggressione. Quelle velate e quelle plateali» (p. 147)

Talaltra, misurano le importanti differenze tra il destino di un uomo e quello di una donna (e si noti anche quanto spazio è rivolto all'uno e all'altra): 

«Se gli uomini muoiono in guerra nell'arco di pochi istanti, le donne conquistate si consumano lentamente, giorno dopo giorno spariscono i loro capelli assieme alle speranze, le mani diventano nodose e rattrappite per i duri lavori, vedono sfilare addosso alle mogli dei vincitori quelli che erano stati i loro gioielli e le loro vesti, il loro ventre e la loro bocca divengono un diversivo a disposizione del padrone» (pp. 157-158).

Come specifica Marilù Oliva nell'utile postfazione all'opera, la maggior parte dei fatti narrati è tratta dall'Iliade, ma l'autrice si è riservata di lasciare alle donne e alle dee la possibilità di fare alcune anticipazioni di eventi mai narrati nell'opera omerica (ma presenti in altri testi della tradizione iliadica). Inoltre, nuovo e personale è il punto di vista femminile, marca distintiva delle opere di Oliva, che sa calarsi con grande semplicità nelle vesti dell'una e dell'altra, senza che si avvertano forzature. Lo stile, sempre essenziale e paratattico, lavora soprattutto sull'immediatezza, dando anche ai lettori meno avveduti un assaggio dell'opera omerica che potrebbe portare a far crescere la fame di misurarsi con l'opera originale. 

GMGhioni