Disfacimento
di Linnea Sterte
Add Editore, 2022
Traduzione di Claudia Durastanti
pp. 176
Particolarmente importante, quindi, è che a far fronte a questa rarefazione sia stata chiamata proprio una delle traduttrici più importanti e talentose del panorama italiano, Claudia Durastanti. Sarebbe sbagliato pensare che l'assenza della parola sia un'ammissione della loro scarsa importanza. Durastanti, esperta della parola, l'ha capito subito; e infatti nella sua postfazione dice che “le tavole di Disfacimento contengono poche parole ma appartengono a una lingua segreta, falsamente semplice, geneticamente aliena e inattingibile”. Poche parole ma significative, dunque, corpose come il mondo immaginato da Sterte. Un mondo alieno ma fatto di una flora e fauna riconoscibile, che però si estraniano tramite il loro divenire; piante e animali si mescolano con i corpi umani in modi inediti, e i paesaggi germinano come semi, come embrioni.
Ma Disfacimento non è una semplice ode alla vita, non ci descrive un processo di germinazione fine a se stesso;
è un libro pieno di vita, sì, ma che colpisce proprio grazie alla sua
consapevole combinazione con tutto ciò che alla vita si oppone – almeno secondo
il nostro punto di vista umano, che si rivela come estremamente limitato. Perché
la vita non sarebbe niente se non tenesse conto della sua fine, del suo opposto:
la morte, il processo biologico della marcescenza, del disfarsi, appunto,
diventano il contrappeso ideale di un vero e proprio inno al "fare", al cambiamento
continuo, di cui il disfare non è negazione ma ideale compimento, in un
processo circolare e mai lineare. In natura, la morte non è mai tragica, e il
disfacimento biologico è il terreno fertile della ciclicità della rinascita; sono
gli umani, con le loro armi, il loro fuoco inorganico e metallico, che invece
distruggono senza mai creare, interrompendo la ciclicità che è la legge non
scritta del mondo. Una riflessione molto miyazakiana, che suona estremamente
attuale in un momento come il nostro, in cui il legame filosofico tra la distruzione
ambientale e il dilagare bellico non può più essere ignorato.
Marta Olivi