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Il multiforme mondo de "La foresta del Nord". La magistrale prova di scrittura di Daniel Mason

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La foresta del Nord
di Daniel Mason
Neri Pozza, 2024

Traduzione di Massimo Ortelio

pp. 378
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Secondo il New York Times, quello di Daniel Mason è uno dei migliori libri del 2023. Di certo, La foresta del Nord, pubblicato in Italia da Neri Pozza, nella traduzione di Massimo Ortelio, è un'opera che conferma il talento narrativo di Daniel Mason. 

Un'opera non solo elegante, quasi "classica" per la sua scrittura, ma anche originale nell'intreccio, nella focalizzazione, per il tempo della storia e per la protagonista che non è una persona o una famiglia, ma una casa del New England, che costituisce l'unico filo conduttore di una singolare epopea lunga cinque secoli.

Dire che è l'unico filo conduttore significa che davvero l'opera, se non ci fosse questo luogo ad accomunare le ben dodici storie narrate, potrebbe sembrare una raccolta di racconti, dalla precisione nitida di una miniatura. Anche lo stile si diversifica in ogni capitolo, afferendo perfino a un genere letterario  differente. Si va dall'atmosfera favolistico-onirica del primo capitolo (la fuga romantica di due giovani amanti da una colonia puritana, vero e proprio incipit della macrostoria) agli elementi gotici del quinto capitolo, per immergersi in capitoli di introspezione psicologica e perfino alle divertenti pagine comiche del capitolo sei.

La multiformità, il cangiante, ma anche il refrain, echi sopiti che torniamo ad ascoltare sono la cifra stilistica di un romanzo in cui incontriamo veramente di tutto: un soldato inglese, due gemelle nubili, un cronista di nera, una sedicente maga, un carcerato e delle dame di carità. Ma La foresta del Nord rende protagonisti anche i boschi maestosi, i prati, gli uccellini e un puma, che trova addirittura la gloria della copertina. 

Erano arrivati lì nello splendore di giugno, braccati dagli uomini del villaggio, battendo le piste dei cervi attraverso valli e foreste, distese di felci  e torbiere. Correvano veloci! La bruma si levava da campi e paludi. I rovi avevano lacerato i loro vestiti facendoli a brandelli. Erano penetrati nella boscaglia nascondendosi in tronchi cavi e tane d'orso. Scappavano come se fosse un gioco di fanciulli, come ladri fuggiti con la refurtiva. Ecco  la mia refurtiva, sussurrava lui, sfiorandole le labbra. (p. 11)

Questo è l'incipit di un romanzo che alterna alla prosa anche qualche poesia, fotografie e disegni e di certo dà prova di un virtuosismo autoriale che, come tutti i virtuosismi, in alcuni momenti appare anche fine a se stesso e non tocca le corde emotive del lettore, ma che nella maggior parte delle numerose pagine sorprende e incanta.

Deborah Donato