Dentro una scuola per stranieri per uscire dal proprio piccolo mondo: "Estranei", di Alessandro Gazzoli



Estranei. Un anno in una scuola per stranieri
di Alessandro Gazzoli
nottetempo, 1 marzo 2024

pp. 180
€ 15,50 (cartaceo)
€ 10,49 (ebook)


Mi dà i brividi essere così dentro, essere considerato una persona cui si possono rivelare tutti questi segreti, degno di una fiducia che ogni volta mi onora e mi stordisce ("Ormai sei della famiglia", dice Zineb asciugandosi con un fazzoletto). A volte essere qui è come stare nel confessionale del mondo, in un'intimità così pura che nemmeno i parenti più stretti conoscono. (pp. 116-117)

Estranei. Un anno in una scuola per stranieri è un reportage che ha molto di autobiografico, benché i nomi degli studenti siano stati ovviamente cambiati per la privacy. E allora anch'io inizio questa recensione ammettendo che mi sono avvicinata a questo libro con timore: da insegnante che da un decennio incontra ogni giorno decine di ragazzi del liceo e da una manciata di anni prova a insegnare italiano ai neo-arrivati in Italia e a chi ha ancora scarse competenze linguistiche, percepivo fin dalle prime pagine il rischio che porta con sé un'opera simile ai tempi del politicamente corretto. Per non dire correttissimo. Perché, diciamocelo, certe forme di prudenza estrema per "non avere problemi" portano a un'autocensura preventiva che imbavaglia il testo. 

Bene, sappiate che Alessandro Gazzoli non fa niente del genere: fin dalle prime pagine percepiamo una schiettezza lontana da qualsiasi volontà di assecondare i pregiudizi del pubblico e i luoghi comuni. Finito a insegnare in un Centro per l'Educazione degli Adulti in provincia di Trento a trentasei anni per puro caso - o per un gioco del destino, che dir si voglia - e non per scelta, Alessandro Gazzoli si è dovuto confrontare con grandi sfide quotidiane. Sfide che, chi non ha mai lavorato con un gruppo eterogeneo di studenti per etnia, cultura, lingua, religione e tradizioni non può nemmeno immaginare. A questo aggiungiamo che anche le motivazioni di chi si iscrive sono le più disparate, e spesso mancano la determinazione e le possibilità (anche economiche) di dedicarsi agli studi fino a conseguire il diploma di terza media. Quindi, ad esempio, dobbiamo cancellare dalle nostre menti l'idea di un anno scolastico tradizionale, perché c'è chi avrà frequenza discontinua, chi arriverà all'improvviso da altri corsi perché ha tempi di apprendimento più rapidi dei compagni di classe, chi abbandonerà l'impresa, anche se questo comporta spesso importanti conseguenze nella propria vita privata e famigliare. 

Alessandro Gazzoli per mostrarci la rivoluzione interiore portata quotidianamente da quella che dovrebbe essere "solo" una professione ci catapulta in classe: lo fa raccontandoci episodi che possono mettere a dura prova la nostra credulità, se non abbiamo mai lavorato con studenti stranieri; a volte si dipanano dilemmi etici in grado di turbare il docente anche a fine giornata, altri che ci faranno arrabbiare, e non sempre hanno a che fare con la didattica. Anzi, quasi mai. Ci si mette in crisi e si prova a decostruire i propri pregiudizi, imputabili alla visione eurocentrica con cui si è cresciuti. È che improvvisamente si entra in contrasto con altre visioni del mondo, che istintivamente reputiamo sbagliate, ma perché? 

Quando ci si mettono le vicende private dei propri studenti, è ancor più difficile restarne fuori: più ancora che in una scuola tradizionale, nelle classi di un Centro per adulti la vita fuori di lì condiziona lo studio, l'applicazione o anche solo la presenza in aula. Più volte un insegnante si chiede cosa possa fare per una ragazza palesemente costretta dai genitori a un matrimonio combinato o come si possa facilitare l'apprendimento di chi ha figli piccoli a casa e l'incubo dei conti a fine mese. E ci si scontra con un'altra visione del mondo, talvolta lesiva di quelli che riteniamo i diritti delle donne, ad esempio. Eppure a volte bisogna anche imparare a rispettare le idee altrui, per quanto questo implichi un enorme sacrificio e imponga di non intervenire, perché non è in nostro diritto farlo. E l'insegnante non è un eroe. Ma può fare del suo meglio per rendere quelle lezioni utili, umanamente e didatticamente.

Tra episodi pieni di ironia e altri che ci spingono a uscire dal nostro egocentrismo per scoprire tanti altri piccoli e grandi mondi, Estranei è una lettura istruttiva, se per istruttivo intendiamo qualcosa che ci arricchisca culturalmente e moralmente.  

GMGhioni