di Gianrico Carofiglio
Einaudi, febbraio 2024
pp. 288
€ 18,5 (cartaceo)
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La vendetta è da sempre oggetto di dibattiti filosofici e tema delle più grandi opere letterarie: è in fin dei conti la forma primitiva di giustizia, esercitata oggi attraverso l'applicazione di leggi e pene legittimate dalle istituzioni.
Sembrerebbe proprio un caso di giustizia primordiale quello che si trova a dover affrontare l'avvocato Guido Guerrieri. La cliente Elvira Castell, che gli è stata presentata dall'amico Ottavio, proprietario dell'Osteria del caffelatte, la libreria di Bari aperta solo di notte, ha subito ammesso di fronte a Guerrieri di aver ucciso l'uomo secondo lei colpevole di aver spinto la sorella gemella al suicidio avvenuto qualche mese prima, dopo anni di abusi fisici e psicologici.
Elvira però non si è subito consegnata alla polizia: non ricorda la dinamica con cui ha sparato al cuore di Giovanni Petacci, l'uomo con precedenti penali di cui sopra, che aveva esercitato violenza anche verso le precedenti compagne. Quello che ricorda è che lo ha fatto per difendersi da un'aggressione.
Quale strategia difensiva dovrebbe adottare la difesa per dimostrare la legittima difesa di fronte a un apparente banale caso di omicidio premeditato con l'aggravante che il colpevole non si è da subito costituito?
A supportare l'avvocato nella definizione della linea da tenere interviene l'investigatore privato Carmelo Tancredi, ex sostituto commissario in pensione: è lui che osservando le foto scattate sulla scena del crimine noterà un particolare che potrebbe aiutare Castell a ricordare e a rendere reversibile l'amnesia dissociativa di cui è vittima.
L'orizzonte della notte è il settimo capitolo della saga dell'avvocato Guerrieri (una sorta di sua biografia, com'è solito definirla Carofiglio), che si è rivelato fin da subito un antieroe caratterizzato da un evidente contrasto tra sicurezza professionale e fragilità personale: è avido lettore, ama la musica e la filosofia; non manca di comunicare al lettore i suoi dubbi esistenziali e le sue insicurezze.
Quello che distingue quest'ultimo romanzo dalle opere precedenti è che Guerrieri, alla soglia dei sessant'anni, si trova ad affrontare una crisi emotiva a seguito delle sue ultime vicende sentimentali a cui si aggiungono il travaglio interiore e il dilemma etico scatenati dai dubbi sulla reale innocenza della sua cliente. L'io narrante infatti non riesce più a sfogarsi con Mr. Sacco, il pungiball con cui si allena sia fisicamente che verbalmente («certo che gli parlo ad alta voce, dove sarebbe la stranezza altrimenti?») nel suo soggiorno, ma è in psicoanalisi dal dottor Carnelutti, professionista di scuola junghiana.
Si apre così un secondo filo narrativo, che vede l'alternarsi delle sedute nello studio dello psicologo alle fasi processuali nell'aula di tribunale: Guerrieri deve trovare un nuovo orizzonte, «accettare l’idea che sbagliare non è una catastrofe», ma «un passaggio fondamentale dell’evoluzione» di ogni individuo verso ricerca della felicità.
«Volevo solo diventare invisibile e smettere di essere triste. Tutto era ancora buio. Pensai che non si distingueva l'orizzonte. Di notte l'orizzonte non si vede. Quindi non esiste? Oppure dovremmo essere capaci di immaginarlo, di vederlo, anche di notte, quando è buio?».
Le definizioni di genere sono sempre parziali e inadeguate: riduttivo sarebbe ancora di più definire legal thriller L'orizzonte della notte proprio per la capacità di Carofiglio di affrontare temi quali la legittima difesa e la violenza sulle donne, ma anche di aprire nel lettore riflessioni sulle conseguenze di ogni scelta, sullo scorrere del tempo che porta inevitabilmente a bilanci, su quanto ogni individuo sia disposto a sacrificare la propria felicità per perseguire la giustizia.
Carofiglio è un ex magistrato che si è sempre occupato di criminalità organizzata; nei sui romanzi scrive di quello che sa: la sua scrittura asciutta e priva di fronzoli consente di scorrere veloce là dove gli aspetti tecnici delle fasi processuali potrebbero risultare ostici ai non addetti ai lavori e riesce a caratterizzare con precisione e ironia tutti i personaggi rendendoli affascinanti e mai banali.
Attraverso poche e misurate parole, Carofiglio riesce a colpire e restare: ha il dono della scrittura, che gli consente di esplorare l'animo umano.
Carofiglio ha inoltre il "dono della lettura", che rende piacevole anche l'ascolto dei suoi romanzi: è quella dello stesso scrittore la voce negli audiolibri delle sue opere prodotti da Emons Libri & Audiolibri.
Non resta che sperare che l'avvocato Guerrieri, che per me non può che non avere la voce dell'autore, torni a condividere con noi lettori/ascoltatori un nuovo caso e a raccontarci ancora di sé, come ogni caro amico che si rispetti, per farci riflettere su noi stessi.
Elisa Pardi
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