Il futuro futuro
di Adam Thirlwell
Feltrinelli, aprile 2024
Traduzione di Andrea Buzzi
€ 19 (cartaceo)
Si rifiutava di svilirli facendosene stupire. Ovviamente, non era né un'ingenua né un'innocente. Capiva i sistemi colossali a cui doveva sottostare e che generavano una violenza immensa ed efferata nell'aria, avvelenata e color confetto, ma continuava a non vedere motivo per stupirsi se provava tenerezza e senso di libertà con un'altra donna. Sorprendersi era come dire che si trattava di una cosa rara. Laddove invece nel corso della storia c'erano molti momenti, pensò Celine, o quanto meno dovevano esserci stati, in cui si intravedeva un lampo di utopia. (p. 179)
Questo è un libro strano. Strano in senso positivo, strano come un frutto fuori stagione, che c'è ma non dovrebbe. Non lo definirei un romanzo di stampo classico perché, sebbene ci sia una trama ballerina, che sta in equilibrio su una linea temporale altrettanto ballerina, appare più come un testo filosofico camuffato da romanzo. Qui, la protagonista Celine parla di massimi sistemi, incastrati in una società pseudo-distopica (a un certo punto il testo dice che corre l'anno 2251), in cui il potere assoluto è tutto in mano a chi scrive. La letteratura: tutti ne sembrano ossessionati. Celine, invece, è ossessionata dal linguaggio, il vero e proprio protagonista del testo.
Scrosciò una specie di sollievo sull'atmosfera. Si poteva immaginare un mondo senza linguaggio, o che il linguaggio diventasse una cosa intima e diversa. Era come se nelle conversazioni vere arrivasse sempre il momento in cui emergeva una voce che non era quella di nessuna delle persone che stavano parlando, ma era la voce della conversazione stessa, e quando accadeva era come se si accendesse una piccola lampada, inondando di luce calda un angolino. Altri se lo immaginavano come un dio che si manifestava o parlava attraverso un'altra persona, ma Celine la vedeva diversamente. Era la voce della conversazione, pensava lei, che apparteneva a tutti e a nessuno [...] (p. 67-8)
Dunque siamo in una società sconosciuta, probabilmente in qualche Paese dell'Europa, e al potere c'è una sorta di accentramento che sa di regime: Celine (e le sue amiche, Marta e Julia) viene presa di mira da alcuni scrittori anonimi che cominciano a pubblicare dei pamplhet di carattere erotico volti a screditare la sua figura pubblica. Sposata a un fascista di nome Sasha, Celine si allea alle sue amiche per cercare di conquistare un peso, politico e sociale, e una voce. Vuole insomma reagire.
Riuscirà nell'intento, ma nel frattempo resterà incinta di un altro uomo, e la bambina prenderà il nome di Saratoga. In un mondo in cui il rapporto tra uomini e donne è fortemente sbilanciato, Celine comincia a preoccuparsi per il futuro della figlia. E per il suo.
Ecco un altro tema centrale del testo: il futuro.
Ogni volta che si incontravano, gli scrittori non facevano che discutere ossessivamente del futuro, chi avrebbe avuto ancora un pubblico di lettori o come sarebbe stato il futuro - ma non si rendevano conto di quanto fosse limitato il loro modo di pensarlo, il futuro. II vero futuro, diceva Saratoga, non era ciò che sarebbe accaduto di lì a un mese o a un anno, ma il futuro futuro: alieno e incomunicabile. Ma loro non lo vedevano, perché non erano capaci di scatenare il pensiero. (p. 150)
Il futuro futuro, il titolo del libro: una bolla di tempo indefinibile che raccoglie dentro di sé la storia di Celine, di Marta, di Julia, degli uomini, di Saratoga, della Terra stessa e persino della Luna. Già, perché all'improvviso il testo diventa fantastico, e Celine si troverà in foreste che parlano, sulla superficie della Luna, in compagnia di veri e propri alieni che la faranno sentire un'eletta.
Compaiono anche Napoleone e Maria Antonietta, nonché George Washington.
Disseminate poi nel corpo del testo, mini lezioni di filosofia, di linguistica, di geopolitica. Non in forma di saggio, ma rese narrative dal racconto di Celine.
Di che parla insomma questo romanzo, se di romanzo si tratta? Di sopravvivenza, di comunicazione, di uomini che non capiscono le donne, di amicizia femminile, e di lingua, intesa come modo di venirsi incontro in un posto, la Terra, che pare mettere tutti in condizione di non comprendere.
Come dicevo in apertura Il futuro futuro è un libro strano, ma apre la mente e si sottolinea moltissimo, perché pare quasi che i personaggi parlino per massime o aforismi. Al lettore stabilire quali di questi siano veri o meno. Non vi lasciate ingannare dalla copertina: non è un testo che parla di feste frivole in stile Versailles; non c'è nulla di frivolo qui.
Deborah D'Addetta
Social Network