Quando finisce un amore? "Il nostro grande niente", l'imprevedibile romanzo d'esordio di Emanuele Aldrovandi


Il nostro grande niente
di Emanuele Aldrovandi
Einaudi, 2024

pp. 200 
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Quando finisce esattamente una relazione? Con la morte di uno dei due? Potremmo rispondere con una delle espressioni preferite dal protagonista di Il nostro grande niente: "Non necessariamente". Nel romanzo d'esordio di Emanuele Aldrovandi, infatti, l'io narrante ha avuto un terribile incidente a pochi giorni dalle nozze, eppure può ancora vedere e sentire ciò che gli accade intorno. Come in un Ghost molto più letterario, assiste a come la sua compagna attraversi le diverse fasi del lutto, tenendo conto dei giorni che passano a partire dall'incidente, considerato il giorno zero. Senza grandi tentennamenti legge dentro la sua compagna, sa a cosa sta pensando, perché sono stati tanti gli anni di relazione e prima ancora di amicizia, perché la loro storia è cominciata parecchi anni dopo la loro frequentazione della stessa compagnia. Dunque è normale capire i pensieri dell'altro, prevedere le reazioni, quasi leggere nella sua mente. E così all'io narrante viene spontaneo rivolgersi a un "tu", immaginando che di tanto in tanto la sua compagna possa replicare. 

Fin qui niente di particolarmente nuovo, direte. E invece bisogna considerare la levità con cui Aldrovandi scava nel lutto e presenta le carte di una storia che non può più essere: senza patetismo, i tuffi nel passato sono vivaci tessere di romanticismo, ironia, litigi, incomprensioni, incoraggiamenti reciproci, passione, desiderio di stare insieme,... In ogni caso, Aldrovandi va oltre: racconta anche quando questa donna si risolleva e inizia a farsi una nuova vita. Certo, non per questo dimentica ciò che ha vissuto, ma lentamente la memoria si rarefà e questo provoca nell'io narrante, rimasto come un'anima sospesa, una gelosia più o meno latente, a seconda delle pagine. Che sia semplice senso di possesso o l'annichilente consapevolezza di non poter più partecipare alle giornate della compagna è difficile a dirsi; resta il fatto che la reazione dei lettori sarà certamente contrastante. 

E poi, bisogna precisarlo, più si avvicendano i flashback al presente e più ci rendiamo conto che la grande storia interrotta dall'incidente è in realtà una relazione di coppia imperfetta come tante altre, in cui il compromesso ha condotto a decisioni che forse i due, individualmente, non avrebbero preso, a cominciare dall'affitto della casa a Reggio Emilia. Eppure, pur con le sue imperfezioni, questa era una storia degna di essere vissuta fino in fondo, non di essere interrotta così brutalmente dalla sorte. E ormai invece l'io narrante assiste a tutto, a una nuova relazione, alla vita matrimoniale della sua compagna, alla maternità, all'età adulta fino alla sua vecchiaia... 

Ma cosa accadrebbe, se ai due venisse data una seconda possibilità? Non posso dirvi come questo possa avvenire, perché l'escamotage narrativo funziona, ed è bene scoprirlo arrivando alla seconda sezione del romanzo, senza colpevoli anticipazioni. Vi basti dire in questa seconda parte del romanzo che non è tutto così scontato: le relazioni cambiano, specialmente se sono interrotte da esperienze fortissime, che portano a riflettere su tutta la propria vita e sulla morte incombente in modo quasi ossessivo. 

Giocoso a livello di scelte narrative, incentrato su un monologare spesso teatrale (Aldrovandi è anche autore e regista per il teatro e per il cinema), interagendo con un "tu" che di rado può rispondere, Il nostro grande niente sorprende e lascia talvolta sgomenti. È uno di quei romanzi che riescono ad arrivare con grande incisività e portano a riflettere anche sulle nostre vite e sulle relazioni, incidendo un confine labile tra le convinzioni che abbiamo e lo sterminato numero di ipotesi che ci pone davanti la sorte. 

GMGhioni