di Virginie Grimaldi
Edizioni e/o, 28 febbraio 2024
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
Quando la settantenne Jeanne resta senza il suo Pierre, morto all'improvviso, la sua vita le sembra ormai finita e destinata a essere una lunga sequela di giornate uguali. Poi, l'idea: svuota la stanza dove si dedicava alla sua passione, il cucito, e decide di affittare la camera. Ciò che ancora non sa è che non solo una persona ma ben due risponderanno subito al suo annuncio: la prima è Iris, una donna di trentatré anni che è arrivata a Parigi in modo rocambolesco (ma non sappiamo perché) e fa di tutto perché nessuno sappia il suo nuovo recapito (e non sappiamo perché); lavora come badante, pur avendo sempre esercitato l'attività di chinesiterapista (e non sappiamo perché). Insomma, come avrete capito, ci sono segreti che questa giovane coprotagonista porta con sé e se li tiene ben stretti, ma fin da subito Jeanne pare comprendere che quella sconosciuta ha bisogno di lei. D'altra parte, quella stanza serve anche a Théo, un aspirante pasticcere diciottenne che, con qualche ritrosia, ammette che in quel periodo dormiva in metropolitana, non potendosi permettere un appartamento in affitto. Di lui sappiamo anche che è cresciuto in casa famiglia, ma ne ignoriamo le ragioni.
Nella difficoltà estrema di scegliere a chi affittare la stanza, a Jeanne viene in mente la soluzione perfetta: liberare anche la camera degli ospiti e accontentare così entrambi! Eppure, quel che sulla carta pare ideale nella realtà è un po' più complesso: condividere gli spazi significa in parte accettare che degli sconosciuti maneggino le stoviglie, usino il bagno, vedano angoli di intimità domestica che Jeanne prima aveva sempre tenuto gelosamente per sé, a cominciare dalle foto con Pierre.
Dunque, è all'insegna di una convivenza coatta che si apre questa strana relazione tra tre persone decisamente diverse per età, esperienze e carattere, ma unite dall'ironia (più tagliente quella di Théo) e dal fatto di aver vissuto dei traumi particolarmente forti. Se quello di Jeanne è noto fin dalla prima pagina, tuttavia la pervasività del suo senso di lutto emerge strada facendo: ad esempio, ogni giorno la donna si reca al cimitero per parlare al marito come se fosse ancora in vita. Per scoprire i traumi di Iris e Théo, invece, occorre aspettare, perché solo dei flashback faranno chiarezza più in là nella narrazione. Noi lettori intuiamo soltanto che qualcosa fa paura a Iris, mentre la solitudine di Théo è palese fin dalle prime pagine in cui facciamo la sua conoscenza.
Col tempo e con le esperienze condivise qualcosa scatta: è la magia dell'incontro con le persone giuste, un tema molto caro a Virginie Grimaldi, che già in La vita bella riesce a farci comprendere come persino gli argomenti più difficili (quali il lutto, la morte, la violenza domestica, la manipolazione psicologica, l'abbandono,...) possono essere trattati con levità, senza cadere per questo nella banalizzazione o nella caricatura. Viceversa, è attraverso la vitalità dei personaggi che impariamo quanto il tempo possa aiutare a fare i conti con le sofferenze, dissipare dubbi, rivelare se certe scelte siano state giuste o meno.
La focalizzazione variabile (ogni capitolo è narrato dal punto di vista di uno solo dei tre protagonisti) garantisce un approccio poliprospettico alla realtà e, così facendo, sperimentiamo un altro grande tema presente nei romanzi di Grimaldi: la comunicazione verbale quanto può essere lontana dai pensieri del singolo! Ciò che si vorrebbe dire e fare spesso è frenato dall'educazione o dalla paura di essere respinti, ma sta agli altri comprendere con la loro empatia il non detto. Ed effettivamente Iris, Jeanne e Théo spesso riescono a entrare in una dimensione rispettosa di ascolto dei loro coinquilini, con la generosità di chi si ricorda che anche le pene più difficili possono essere alleviate, almeno in parte, da un'amicizia autentica.
GMGhioni
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