Esiste una connessione narrativa e umana tra Alexandra Lapierre, Ilaria Rossetti e Guadalupe Nettel, ossia quello di portare su carta il ruolo della donna e la femminilità. Alexandra Lapierre ha il merito di raccontare al grande pubblico la vita delle artiste, concentrandosi sugli aspetti meno noti; Ilaria Rossetti, con il suo libro La Fabbrica delle ragazze, ha rimosso dall’oblio un incidente del 1918, dove morirono cinquantanove giovani donne. E Guadalupe Nettel, autrice messicana, che, fin dalla sua prima pubblicazione, ha raccontato il mondo al femminile, attraversando anche gli aspetti più taciuti dell’essere donna.
Queste autrici sembrano avere un filo che le unisce, una sorta di legame, che si mostra nella ricerca e nell’approfondimento della femminilità e del ruolo della donna; una passione letteraria che è stata confermata (semmai ce ne fosse stato bisogno) dalle loro parole all’ultima edizione del Salone del Libro che si è conclusa da qualche giorno.
Pittrici e donne: l’arte al femminile secondo Alexandra Lapierre
Sabato 11 maggio, ho avuto modo di sentire dialogare Alexandra Lapierre con Melania Mazzucco (nota scrittrice italiana e curatrice della sezione Arte del Salone) sull’ultimo romanzo Fanny Stevenson, edito da E/O. È stato un incontro vivace, colmo di spunti di riflessione e nel quale non sono mancate le sorprese.
Alexandra Lapierre ha incantato il pubblico, raccontando come la narrativa d’arte riesca ad attirare numerosi lettori perché mostra il lato più umano - e quindi anche quello più fragile - degli artisti. Tuttavia, la scrittrice ha voluto precisare che, nel corso della sua carriera, si è interessata prevalentemente alle artiste (tra cui F. Stevenson, Artemisia e molte altre). È qui che l’autrice, supportata anche da Melania Mazzucco, ha aperto un grande spunto di riflessione: «Cosa significava essere artiste nel passato? Quali sacrifici dovevano compiere?».
L’idea alla base dei suoi romanzi è di ricostruire attraverso ricerche d’archivio, non solo la vita delle artiste, ma anche il mondo e l’epoca, nella quale hanno vissuto. I suoi romanzi, come del resto scherza Melania Mazzucco, non sono semplici romanzi storici, ma viaggiano attraverso i generi, toccando la saggistica e incrociando anche la creatività di Lapierre che s’intreccia perfettamente a quella delle sue pittrici.
Le voci di giovani donne con Ilaria Rossetti e la sua La fabbrica delle ragazze
Non solo l’arte al mio Salone del Libro, perché domenica 12 maggio, ho avuto il piacere di ascoltare Ilaria Rossetti sul suo ultimo romanzo, La fabbrica delle ragazze, edito da Bompiani (e recensito qui), la quale ha dialogato con Walter Peirone, consulente del lavoro di Torino. Fin dalle prime battute, è stata evidente l’attualità del romanzo: la morte sul lavoro.
La storia in La fabbrica delle ragazze racconta l’incidente avvenuto durante la Prima Guerra Mondiale in una fabbrica di munizioni nei pressi di Milano. L’attenzione poi si è rivolta alla scelta della protagonista Emilia, realmente caduta vittima sul luogo di lavoro ma che, nella fantasia della scrittrice, è diventata la voce per raccontare una storia negata. Quello che ha raccontato Ilaria Rossetti è un romanzo pieno di ricordi dimenticati e di voci non ascoltate che, dopo più di cento anni, tornano nei cuori dei lettori e, nel caso del Salone, degli ascoltatori.
Infanzia, maternità e origini: Guadalupe Nettel con Ester Viola
Alla mia personale rassegna al femminile, non potevo certo mancare all’incontro tra Guadalupe Nettel (di cui ci siamo occupati più volte sul sito) ed Ester Viola che si è svolto domenica 12 maggio in occasione della presentazione dell’ultimo libro, La vita altrove, edito da La Nuova Frontiera.
La domanda si è posta fin dalle prime battute: chi sono i divagantes (titolo originale dell’opera)? È da qui che Guadalupe Nettel ha mostrato quell’umanità che traspare, in fin dei conti, anche dalle sue opere: dall’infanzia, intesa in una visione più ampia che può apparire anche quando sembra scomparsa del tutto, fino alla maternità (soprattutto in riferimento a La figlia Unica, ispirato alla storia di una sua amica) a quello delle proprie radici, che, per Guadalupe Nettel, sono considerate come quelle di un albero, tanto che nemmeno una tempesta può riuscire a sradicarle (metafora sfruttata in uno dei racconti di La vita altrove) . Insomma, Guadalupe Nettel si è dimostrata un’autrice e una donna sensibile al passato, al presente e al futuro delle donne, confermando soprattutto quella grande sensibilità che, ormai da anni, incanta i lettori di tutto il mondo.
Giada Marzocchi