Le sfide morali di un Giappone alternativo: "Parti e omicidi" di Murata Sayaka




Parti e omicidi
di Murata Sayaka
traduzione di Gianluca Coci
e/o, maggio 2024 

pp. 160
€ 17,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook) 

Vedi il libro su Amazon

In un mondo in cui l’amore e il sesso non conducono più alla riproduzione della specie, l’omicidio rappresenta lo stimolo principale alla procreazione. L’intento di sopprimere una vita diventa la chiave di volta per crearne altre. (p. 13)

“Cambiamento di paradigma” è l’espressione usata dal filosofo Thomas Kuhn per descrivere un cambiamento fondamentale all’interno di una teoria scientifica. Per fare un solo esempio, il passaggio dal sistema tolemaico a quello copernicano ha previsto la variazione di un assunto basilare: non sono il Sole e le altre stelle a ruotare intorno alla Terra, bensì sono la Terra e gli altri pianeti a ruotare intorno al Sole.

Il richiamo a uno dei più importanti testi del Novecento, La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), ci è qui utile per descrivere in poche righe l’operazione che Murata Sayaka (di cui abbiamo già parlato in un articolo del maggio 2019) compie nei quattro racconti che compongono la breve raccolta Parti e omicidi. L’autrice giapponese infatti opera, per ciascuno di essi, una variazione basilare all’interno di un mondo che rimane per il resto identico al nostro e ne racconta in poche pagine le conseguenze, soprattutto morali.

Nel primo racconto, che dà il titolo al libro, troviamo un Giappone proiettato qualche anno nel futuro. Il calo della natalità ha portato il governo a una decisione drastica: la creazione di una figura chiamata gestante la quale, dopo aver portato a compimento con successo dieci gravidanze, ha la possibilità di scegliere una persona da uccidere. Le gestanti – che possono essere anche uomini, attraverso un’operazione di impianto di un utero artificiale – trovano nell’omicidio la spinta necessaria alla generazione di nuove vite. Questo metodo così rivoluzionario ha soppiantato in breve il parto naturale al punto che la maggior parte della popolazione considera retrogrado – e in alcuni casi assurdo – il “vecchio” metodo, ossia la riproduzione sessuale all’interno di una famiglia. Chi nasce in un mondo che ha subito un cambiamento radicale, sembra dici Murata Sayaka, considera normale ciò che vede. I cambiamenti storici portano con sé nuove prospettive, le quali impongono alla società civile ciò che è da considerare normale o meno.

Nel secondo racconto, Triade, le nuove generazioni non vivono più in una coppia formata da due persone bensì in una troppia, ossia relazioni amorose a tre. Lo scontro con le famiglie d’origine è immediato: per i giovani le coppie – omo- o eteroromantiche è indifferente – sono qualcosa di vecchio, di stantio, quasi il retaggio di un passato arcaico; allo stesso tempo, i genitori degli adolescenti considerano le troppie come una moda passeggera da guardare con sospetto. Ciò che colpisce in questo racconto però è l’atto sessuale: il sesso a tre viene descritto come un rituale che non prevede la penetrazione classica e sembra non avere niente a che vedere con il sesso in senso stretto che, infatti, viene descritto come un atto ripugnante simile allo stupro. Perché, ci si domanda con la protagonista del racconto, l’atto sessuale a due risulta così sporco, così volgare e animalesco? È curioso notare come, una volta modificata la prospettiva, tutto ciò che resta al di fuori sembri quasi alieno.

Nella terza storia, Un matrimonio pulito, la base del matrimonio – ossia la generazione di figli – è in discussione perché il sesso, ancora una volta, viene messo da parte. L’uomo e la donna protagonisti non vogliono fare sesso fra di loro nonostante il desiderio di un figlio sia forte in entrambi. La soluzione – che appare ridicola dalla nostra prospettiva – è il ricorso a un strumento che simula l’atto sessuale. La procedura è così assurda ai nostri occhi da sembrarci senza senso. E però l’autrice è in grado di trasmetterci tutto il fastidio di un atto portato avanti contro la volontà dei personaggi.

Infine, in Ultimi momenti di vita, al centro di tutto c’è l’eutanasia. Nel Giappone di questa storia i personaggi sono di fatto immortali grazie ai progressi della medicina. Quando arriva il momento, però, possono scegliere come morire. L’atto della morte, che di fatto è quasi sempre una delle poche scelte su cui non abbiamo un ruolo attivo, diviene qui invece qualcosa che è totalmente sotto il nostro controllo.

Parti e omicidi non brilla per intensità narrativa o vibrazioni linguistiche. Ciò che aggancia il lettore è la sfida morale che gli viene posta: venendo di volta in volta calato all'interno della nuova prospettiva, è costretto a seguire delle regole diverse da quelle a cui è abituato al punto da arrivare quasi a interiorizzarle nei due racconti più lunghi, Parti e omicidi e Triade. Il risultato è un gioco straniante e curioso, che porta a porre domande intriganti sul concetto stesso di moralità e normalità.

David Valentini