«Anche se alla fine avessimo deciso di separare le nostre strade, oramai ciascuno di noi apparteneva alla biografia dell'altro». Il nuovo, profondo, romanzo di Alessandro Piperno: "Aria di famiglia"


Aria di famiglia
di Alessandro Piperno
Mondadori, 2024

pp. 408
€ 21,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

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Ora che la mia vita, per una serie di circostanze non tutte dipendenti dalla mia volontà (ma alcune sì), si era ridotta a una tabula rasa, come se d'un tratto fossi tornato diciottenne, ero pronto a inaugurare una nuova stagione. (p. 174)

La vita del professor Sacerdoti sembra proseguire su binari piuttosto saldi e prevedibili: accademico e romanziere di successo, le sue giornate trascorrono tra lezioni universitarie e impegni vari. D'un tratto, la sua esistenza viene stravolta da due importanti notizie: prima di tutto la morte di una sua compagna di scuola, con cui aveva intessuto una relazione romantica, e, dopo, la sua improvvisa convocazione - un fulmine a ciel sereno - di fronte alla Commissione paritetica dell'ateneo presso cui lavora, capitanata da una collega sul piede di guerra, per delle circostanze ancora tutte da accertare. In un attimo, la sua vita è completamente ribaltata: una tempesta, anche mediatica, nata da alcune frasi lette a lezione (motivo della convocazione), lo investe in pieno, costringendolo a rifugiarsi in uno sperduto casale di campagna, in attesa di tempi migliori. Tuttavia, le cose non solo stentano a quietarsi ma, anche dopo il suo allontanamento dall'università, la vita non smette di riservargli imprevisti: 

Così, lontana da Teresa Ghinassi e dal suo braccio armato, sgravata dagli impegni accademici e dall'ansia di pubblicare, la vita riprese il suo corso. Ecco perché quando il mio avvocato mi convocò per parlarmi di una faccenda "tremendamente delicata" mi sentii morire. (p. 154)

La "faccenda tremendamente delicata" ha un nome: Noah Meisner. A causa della tragica e improvvisa morte dei genitori del ragazzo, egli viene affidato al professor Sacerdoti, al quale non resterà di improvvisarsi padre e cercare di cucirsi addosso una vita di non conosce alcunché. Saranno gli anni e le sfide della preadolescenza a mettere il protagonista a dura prova, fino a quando un imprevisto non ribalterà le carte in tavola, rivelandogli un affetto che non credeva fino in fondo di possedere.

Quando mi è giunta notizia che sarebbe uscito un nuovo romanzo di Alessandro Piperno, ho atteso con curiosità e trepidazione che la copia giungesse tra le mie mani. Dopo aver recensito, con convinzione, i due precedenti, Dove la storia finisce (Mondadori, 2016) e Di chi è la colpa (Mondadori, 2021), ero molto curiosa di leggere Aria di famiglia e, devo dire, l'attesa è stata ampiamente ripagata. Infatti, sfogliando le prime pagine subito si entra in quello che è ormai una delle caratteristiche dello stile di Piperno, ovvero una scrittura curata, raffinata, capace di indicare, con grazia e precisione, le sfumature dei sentimenti e di rendere con efficacia, attraverso l'utilizzo di un lessico variegato e di un periodare di ampio respiro, il ritratto di un uomo che scopre, in maniera imprevista e sorprendente, una gamma di emozioni ed esperienze mai provate prima. Curioso ed interessante l'utilizzo della seconda persona singolare, riservata a soli due punti del romanzo, corrispondenti a dei momenti di particolare pathos. L'aggettivazione, ricca e puntuale, rende il dettato sfumato, arricchendo e definendo i sostantivi. Altrettanto felici risultano le digressioni, se così vogliamo chiamarle, dedicate a episodi del passato del protagonista o alla ricostruzione della vita di alcuni personaggi. Senza far perdere il filo della trama, esse riescono a trasportarci al di fuori del filo principale della narrazione, arricchendo la nostra prospettiva sull'intera vicenda.

Entrando nel merito della vicenda, possiamo vedere come Piperno riesca a rappresentare con efficacia la disavventura di un uomo -  come si definisce egli stesso: un misantropo - che incontra una nuova versione di sé e che ad un certo punto scopre, per una serie di eventi complessi che lasciamo alla vostra lettura, non senza un certo stupore, quanto la presenza di Noah sia ormai indispensabile alla sua vita.

Pronto? Non mi ero mai sentito pronto in vita mia. Avevo un bel dirmi che che niente era deciso, che la situazione era in evoluzione, e tutto sommato reversibile. Non era così. Comunque fosse andata, non mi sarei più liberato della zavorra di questo bimbo, né lui della mia. Anche se alla fine avessimo deciso di separare le nostre strade, oramai ciascuno di noi apparteneva alla biografia dell'altro. (p. 198)

Arrivati alla fine del libro, un libro di cui, come per i precedenti, risulta davvero difficile interrompere la lettura, infatti, guidati dalla scrittura ricercata e placida di Piperno, non si può non restare stupiti dalla metamorfosi, graduale e per questo realistica, dell'uomo che abbiamo incontrato all'inizio del libro. Una trasformazione interiore, che verosimilmente non stravolge l'identità del protagonista ma piuttosto elabora, in una direzione maieutica, una parte di sé che finora non aveva avuto modo di conoscere.

Quindi, ancora una volta, Piperno dà alle stampe un romanzo profondo, articolato, capace di illustrare con straordinaria abilità narrativa l'intricato groviglio dei sentimenti umani.

Valentina Zinnà